Spesso, soprattutto quando ci troviamo ad affrontare un trasloco o a sistemare un angolo di casa specifico, ci accorgiamo che sarebbero molte le cose da buttare, infatti ci troviamo sempre di fronte alla stessa domanda: “perché ho tenuto tutti questi oggetti?”.

Tendiamo ad accumulare e facciamo una grande fatica a liberarci di oggetti inutili e a volte anche non funzionanti.

Perché accade questo? I motivi sono molteplici.

 

  • Perché ci è o ci sarà utile.Pensiamo che ogni cosa che abbiamo ce l’abbiamo perché ci serve e se non ci serve subito ci servirà. Ogni oggetto potrà tornirci utile. Di sicuro ci è successo di buttare una cosa e successivamente di cercarla perché ci serviva. Ecco quella è stata un’esperienza che ci ha fatto pensare: “non si deve buttare nulla perché prima o dopo mi potrà servire”.

 

  • Perché siamo sentimentali.Ci affezioniamo ad oggetti che acquistiamo o  che ci regalano. Carichiamo gli oggetti di un significato affettivo, fin quasi ad arrivare ad amarli. Ogni oggetto ha una propria storia e ci ricorda qualcosa. Buttarlo vorrebbe dire buttare una parte della nostra memoria storica.

 

  • Gli oggetti che abbiamo ci rappresentano.Anche se il consumismo di massa ha portato a fabbricare milioni di oggetti identici, il nostro oggetto ci rappresenta, che sia un paio di scarpe o un gioco da spiaggia quell’oggetto è un’estensione del nostro IO. Quando l’ho usato o quando lo userò mi realizzerò. Ecco cosa ci diciamo prima di riporlo e dimenticarci della sua esistenza, prima di riprenderlo in mano per spostarlo quando ci serve altro spazio per nuovi oggetti.

 

  • I genitori ti hanno insegnato a non sprecare.Anche se siamo figli del benessere, i nostri genitori in molti casi non lo sono stati. Anche i genitori più giovani insegnano ai propri figli a non sprecare cibo ed oggetti in generale. Questo retaggio culturale – dopo le vacche grasse arriveranno le vacche magre – ci viene insegnato in famiglia e a scuola: benessere ed abbondanza non sono eterni. Allora perché non buttare dei pantaloni che non mi andranno più bene? Perchè sono un uomo penso che lo potrò usare come straccio quando pulirò la moto e se sono una donna penso che li trasformerò in una bella borsa come quella che ho visto in quel negozio vintage. Ecco i pantaloni rimangano e siamo anche felici di sapere che sono ancora lì.

 

  • Per controllo.Il controllo è la prima forma di sicurezza che mettiamo in atto da quando nasciamo. Sapere dove sono i nostri genitori ci rassicura. Se tengo tutto ho il controllo delle cose; se le butto non so più dove sono. Sapere che quella cosa è in garage è sempre una forma di controllo. Ci fa sentire bene sapere che i nostri oggetti sono con noi e non sono in un cassonetto che verrà svuotato ed il contenuto trasportato chissà dove.

 

  • Semplicemente perché siamo dei bambini cresciuti. I bambini piccoli spesso litigano tra di loro per il possesso dei giochi, ripetendo in modo ossessivo: “è mio!, è mio!, è mio!. Ebbene sì! L’essere umano è geneticamente predisposto al possesso, chi più, chi meno, tendiamo a non separarci da ciò che è nostro, seppur vecchio. Potrà sembrarti strano ma è molto facile uscire da tutto questo, basta pensare al futuro e non essere attaccati al nostro passato. Se sei proiettato nel futuro non ti terrai un vecchio maglione nell’armadio. Per uscirne bisogna imparare a non attaccarsi: l’attaccamento alle cose ma anche ai sentimenti, agli stati d’animo, alle esperienze può portare solo sofferenza. Liberati dall’attaccamento per vivere leggero e felice. Questo è il primo insegnamento della filosofia orientale chiamata: buddhismo.