Le proteste iraniane vanno oltre la legge sull’obbligo del velo in vigore dal 1981. Qualcuno parla di una rivoluzione culturale che è una forma di rinascimento iraniano.
A Natale voglio parlare delle donne iraniane che si ribellano e lo fanno per tutti quanti. A tre mesi dall’inizio delle proteste, in Iran, le donne stanno giocando un ruolo cruciale perchè combattono il regime e i suoi valori patriarcali. Danno forza e coraggio al movimento civile più moderno del nostro secolo che è fatto di giovani. La maggior parte delle persone arrestate ha meno di 20 anni. Non guardano al passato: alla rivoluzione del 1979 o al movimento dell’Onda Verde del 2009. Si stanno concentrando su quello che non vogliono più. E’ la generazione della tecnologia e dei social media, che la censura non riesce ad imbavagliare. Stanno reclamando la vita. Lo slogan del resto è “Donna e vita, quindi libertà “. E la protesta si allarga con gli scioperi dei negozianti che chiudono la saracinesca delle loro botteghe. Con loro si fermano gli avvocati, i medici, i lavoratori delle varie industrie iraniane. Il dissenso è capillare. I manifestanti lottano contro il sistema e le sue ingiustizie, come anche quelle di classe, contro i migranti irregolari e le minoranze etniche.
Sì, a Natale voglio parlare delle donne iraniane che anche il Time ha scelto come eroine dell’anno, dedicando loro la copertina della rivista. La battaglia che portano avanti non è solo contro il velo ma contro il regime, gli arresti arbitrari della polizia morale, la violenza sulle donne. Arrivano le notizie di almeno 700 persone morte nelle rivolte e 30 mila persone arrestate ma potrebbero essere di più. L’8 dicembre viene impiccato Mohsen Shekari e il 12 dicembre tocca al giovane Majidreza Rahnavard. Sono accusati, secondo la corte islamica, di essere “moharebeh”, cioè di essere riconosciuti come “nemici di Allah” per aver partecipato ad attività sovversive contro lo Stato Islamico.
“Siate gioiosi. Suonate musica allegra”,dice Majidreza prima di essere impiccato.
A Natale le sue parole sono più che mai potenti.
La protesta in Iran continua, scandita dalle pene capitali emesse dalla magistratura contro chi scende in strada per manifestare.
Mentre le donne girano per le strade senza velo, molti ragazzi prendono di mira il clero sciita che indossa il turbante, facendogli saltare il copricapo, filmando con il cellulare per poi farlo diventare virale. Il velo e il turbante del regime degli ayatollah.
Nelle strade ricompaiono i simboli che si rifanno all’antica tradizione persiana, come la bandiera nazionale (con il sole e il leone) o il richiamo alle glorie di Ciro il Grande, che sottolineano un patriottismo pluralista e inclusivo delle varie realtà del Paese.
A Natale proprio non posso non parlare di quel popolo, di donne e uomini iraniani, che lottano per la libertà e ricordano la morte di Masha Amini, avvenuta lo scorso 16 settembre dopo essere stata picchiata brutalmente dalla polizia morale.
Nel video che state per vedere proprio lei, Masha Amini, recita dei versi del poeta Rumi. La sua voce è un canto alla gentilezza e all’amore.
A Natale il nostro cuore è per quelle donne e uomini iraniani che sperano in un Iran diverso.
Sulla lapide di Masha Amini si legge “Name-to-ramz mishavad, letteralmente “il tuo nome diventerà chiave”, per la tanto invocata Azadi cioè Libertà in farsi che, anche noi de isegretidimatilde, ci auguriamo possa togliere presto il velo dell’oscurità e dell’oppressione!
#mashamini