Ogni giorno abbiamo occasioni per renderci conto che parlarsi e, soprattutto, comprendersi è diventato un esercizio davvero complicato.
Oltre alle difficoltà di dialogo tra generazioni, per non parlare di quelle esistenti tra popoli di paesi diversi, anche il parlarsi tra coetanei è diventato più difficile perchè la variabile che sempre più spesso condiziona tutto è l’interesse personale, il tornaconto, il “Mi conviene? Che vantaggio ne ho?”.
Questo modo di pensare influisce pesantemente nel nostro progressivo distacco dagli altri, viene meno la solidarietà, la condivisione dei problemi, il voler dare una mano in maniera disinteressata (appunto!) e, in definitiva, si registra un forte peggioramento dei rapporti umani e delle nostre relazioni sociali.
Ora, la solidarietà non la si può imporre con un decreto, o è qualcosa che si sente dentro e che smuove la nostra coscienza oppure tutto può restare come prima; dunque, se desideriamo che qualcosa cominci a cambiare nel nostro rapporto con gli altri, a mio modo di vedere la soluzione è che qualcuno faccia il primo passo; e se fossimo noi a farlo, senza aspettare che si muova l’altro?
Dobbiamo tornare ad essere maggiormente capaci di ascoltarci, cioè dobbiamo ricominciare a prestare maggiore attenzione agli altri, questo è chiaro ma, dal mio punto di vista, è necessario che miglioriamo anche la nostra capacità di ascoltare noi stessi, nelle cose che diciamo e nelle cose che pensiamo; credo che se tutti noi – ciascuno a proprio modo – dedicassimo un pò più di tempo a questo “esercizio”, contribuiremmo anche a migliorare la qualità dei nostri rapporti umani e saremmo tutti un pò più felici.