Oggi voglio parlare di cani. E di quella loro innata qualità che tutti noi dovremmo sforzarci di coltivare: la saggezza di chi è felice nel presente. Uno stato d’animo sconosciuto a molti, impossibile per altri, ( e in questa categoria ci sono anch’io), persino dopo anni di estenuante psicoanalisi. Doveva averlo intuito lo stesso Freud che usò la sua Chow Chow Jofi per migliorare l’umore dei suoi pazienti e soprattutto il suo. Jofi era una perfetta assistente alla poltrona e una vera pioniera della pet therapy.

I cani sono tutti eroi, muse e guru. Ma 50 di loro sono stati raccolti in un libro, “The History of the World in Fifty Dogs”, dell’autrice americana Mackenzi Lee. Ognuno di loro ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’uomo.

Come il Rhodesian Ridgeback di Nelson Mandela. Il leader contro l’apartheid, contro la segregazione razziale in Sudafrica, condivideva la sua casa di Johannesburg con Gompo. Uno di quei cani color fulvo, con una striscia di pelo che cresce al contrario lungo il dorso. Esemplari che i colonizzatori in Africa usavano per stanare i leoni, durante le battute di caccia. Mandela e il suo Gompo si somigliavano nel coraggio.

E se vi dicessi poi che la canzone “Martha My Dear” dei Beatles si ispira alla Bobtail di Paul McCartney?. “Non ti ho mai visto così con nessuna”, diceva John Lennon prendendo in giro il suo amico Paul, innamorato della sua cagnolona Martha, che, anche se non è mai apparsa nello show del gruppo, era per tutti la 5 Beatle.

Non fece invece la tragica fine dei suoi padroni,( i Romanov), Joy, il Cocker Spaniel di Alexei l’erede maschio. Quando fu sterminata l’intera famiglia reale, lui non era nella casa perchè, da buon curioso, si era allontanato nei campi. Fu trovato da un soldato zarista e fu adottato da Giorgio V, continuando la sua vita regale, alla corte inglese. Nei Windsor Gardens c’è una lapide che recita:” Qui giace Joy”. A Isaac Newton, il suo fedele Pomeranian, Diamond fece invece un brutto scherzo. Mentre lo scienziato inglese lavorava, a lume di candela, alla legge di gravitazione universale, il suo fedele amico a quattro zampe, con un colpo di coda, fece cadere la candela sui fogli e gli scritti in latino. E il tomo di così tanto ingegno andò in fumo. Newton ci mise un anno a rifare tutto. Qui c’è tutto il genio e la sregolatezza del padrone e del cane!

Aggiungerei alla lista il bassotto Archie di Andy Warhol. Il maestro della Pop Art lo consultava spesso nelle interviste specie quando non gradiva le domande che gli venivano rivolte.

E parlando di questi animali, piccoli e focosi, usati dalle guardie forestali come cani da caccia, mi viene in mente anche il bellissimo libro fotografico di Marco Leonardi, cinofilo per passione e che di recente ho avuto il piacere di conoscere. Scatta più di 300 foto per immortalare la bellezza dei nostri amici a quattro zampe e in questo caso l’inquadratura è tutta per il Dachshund ossia il “cacciatore di tassi”. E’ questo il nome originale del Bassotto tedesco.

Questi esemplari, dal corpo allungato e con le zampe corte, che suscitano molta simpatia, sono intraprendenti e coraggiosi. Non hanno timore di nulla. Con una forte personalità, il Bassotto è un bravo guardiano. Insomma un generale a quattro zampe che non esita a prendere il comando per salvare il suo branco, cioè la famiglia che lo adotta. Sfogliando il libro di Marco Leonardi, penso subito che non è impresa facile fotografare un cane. Non gli si può chiedere di mettersi in posa e stare fermo il tempo dello scatto. Allora il fotografo deve essere molto bravo. Quando alla tecnica si aggiunge la passione e l’amore per i cani, come nel caso di Leonardi, il risultato è davvero sorprendente!