“Una tipica casa iraniana del periodo Qajar. Venne costruita per l’amore di un giovane mercante verso una ragazza di Kashanese”. Con queste parole la nostra guida descriveva la casa che andavamo a visitare a Kashan.
La casa di Borujerdi si trova a Kashan. La costruizione di questa casa nasconde una dolce stora d’amore. Un mercante di tappeti si innamora di una ragazza Kashanese, molto bella e molto affascinante.

 

Il padre, il padrone della casa Tabatabaei (l’altra casa famosa di Kashan), impone delle condizioni per dare il suo consenso: costruire una casa simile alla sua, degna di quella da cui proveniva. Ci sono voluti 18 anni per costruirla e il lavoro di 150 artigiani. Il risultato è impressionante.

La casa è costruita secondo lo stile dell’arte qajara, ovvero l’arte introversa: dall’esterno non si vede niente. Ecco perché c’è un corridoio prima di arrivare al cortile e l’edificio è costruito ad un livello inferiore rispetto alla porta. La struttura si compone di un bel cortile rettangolare e di tre torri del vento, alte 40 metri, che svolgono un’efficace funzione di raffreddamento. All’epoca queste torri erano molto diffuse nelle desertiche case iraniane; quando il vento del Nord entrava attraverso queste torri, la casa si rinfrescava perché le pareti erano costruite di fango e paglia. Così l’aria, ormai fresca, veniva indirizzata nella cantina. D’estate le famiglie non vivevano al caldo piano superiore, ma nella cantina e nei piani inferiori, che grazie alle torre erano luoghi molto freschi.

La casa dispone di 3 ingressi, e ha tutte le caratteristiche classiche dell’architettura residenziale tradizionale persiana. Ci sono due spazi: uno per la famiglia (andarun-interno) e l’altro dedicato agli ospiti (biruni-esterno); entrambi gli spazi hanno elementi in comune come la corte biruni (cortile esterno) e il giardino daruni (cortile interno). Nel cortile è presente una vasca con fontana. D’estate, quando il pericolo degli scorpioni aumentava, per dormire si mettevano i letti con le gambe lunghe in questa vasca per evitarlo. In fondo del cortile c’è un iwan (tipo balcone al piano terra) con la sala di ricevimenti decorata con elementi a specchi e vetrate.

Le decorazioni murali furono eseguite dal pittore reale Sani ol Molk. Dentro le sale, nella parte degli ospiti, c’è una cupola, molto affascinante. E’ fatta con i mattoni cotti rivestiti di fango e paglia, decorati e poi dipinti. I disegni sulla cupola raccontano diverse storie di “Shah-Nameh” e del “Corano”. Infine, le colonne finiscono sulla schiena piegata delle statue con la forma dei diavoli, questo perché i qajari erano molto presuntuosi, e con questo volevano dire di aver messo a sottomissione anche i diavoli.

 

Ho notato che la parte andaruni (occupata dalla famiglia) è molto semplice rispetto alla parte biruni (per i visitatori), penso che sia derivato al rispetto verso gli ospiti. Nella mia cultura, sempre gli ospiti hanno la priorità. La mia visita a questa casa mi ha fatto conoscere un’altro lato delle mia tradizione che non conoscevo prima.

La casa di Borujerdi mi è sembrata assai accogliente: sarebbe stato bello viverci, considerando il comfort avanzato rispetto all’epoca: siamo nel 1800.