Nella vita può capitare di trovarsi coinvolti o di assistere ad un incidente o ad un evento traumatico. Prima che capitasse l’incidente, probabilmente si credeva in un mondo più prevedibile e chiaro. Dopo, improvvisamente, si avverte il sospetto di non avere più il controllo della nostra vita e di ciò che accade attorno a noi. Il mondo non è più il luogo sicuro e prevedibile che si  pensava ed è difficile dare un senso a quello che è accaduto.

Incidenti stradali, calamità naturali e sciagure sono parte inevitabile della condizione umana e non c’è quindi da stupirsi di ritrovarsi testimoni o protagonisti di uno di questi eventi che però, in taluni casi, possono stamparsi così forte nella nostra mente da faticare ad abbandonarla anche dopo mesi dall’accaduto. Siamo allora probabilmente di fronte ad un disagio psicologico chiamato disturbo post-traumatico da stress. In particolare, alcune figure professionali, ad esempio, militari, membri delle forze dell’ordine, personale sanitario o vigili del fuoco, hanno maggiori probabilità di essere esposti a episodi o dettagli particolarmente violenti e sconvolgenti. La maggior parte delle persone riesce a superare lo shock iniziale senza necessità di supporto aggiuntivo; se però la sofferenza della vittima si prolunga per oltre un mese dall’esposizione al trauma e interferisce significativamente con la vita lavorativa, sociale o scolastica dell’individuo,va allora considerata l’ipotesi di un intervento psicoterapeutico.

Il disturbo post traumatico da stress è caratterizzato da ansia e senso di allerta che spesso, attraverso continue immagini e pensieri dell’esperienza traumatica, interferiscono nella vita quotidiana della persona rendendola così prigioniera del trauma subito. Se infatti ciascuno di noi è attrezzato per natura a reagire a momenti di stress più intenso, con reazioni di spavento, stordimento o aumento dello sforzo, la persona interessata da questo disagio è spesso perennemente tormentata dal ricordo dell’incidente vissuto, da un passato che continua a invadere il presente con dolore, paura o rabbia che gli impediscono di lasciarsi alle spalle il passato e proseguire il proprio cammino. L’evento traumatico viene vissuto da molte vittime come uno spartiacque tra il “prima” e il “dopo”, tra la “salute” e la “malattia”. La persona può sviluppare convinzioni o aspettative negative su se stessa (“sono cattiva”, “sono responsabile di quanto mi è accaduto”), gli altri (“non ci si può fidare di nessuno”, “gli altri vogliono sfruttarmi o abusarmi”) o il mondo (“il mondo è un posto pericoloso”, “non c’è speranza per il futuro”). Anche la memoria può essere significativamente alterata, ad esempio la persona può non ricordare particolari anche estesi del trauma, un fenomeno noto come amnesia post-traumatica

E’ facile capire allora come il tutto possa arrivare ad impedire a chi ha vissuto l’evento, di tornare al volante, uscire di casa o entrare in auto, anche solo come semplice passeggero. Per chi ha provocato il sinistro poi, spesso una delle conseguenze è il senso di colpa: quel pensiero di non aver fatto tutto il possibile per evitare l’impatto. Pensiero che, per via del senso di responsabilità, può associarsi ad angoscia o malinconia anche a distanza di tempo dall’evento. Emozioni e complicazioni che, in taluni casi, la persona, da sola o con un piccolo aiuto di chi gli sta attorno, può riuscire a superare ma anche campanelli dall’allarme che, qualora nel corso delle settimane il problema non accennasse ad attenuarsi, potrebbero suggerire l’utilità di rivolgersi ad un professionista.

La prima cosa che si può far da sè, nei momenti dopo l’incidente, è raccogliere i pensieri positivi o dedicarsi ad attività piacevoli, da soli e in compagnia. Quando però, da soli non ce la facciamo, è consigliabile non rinunciare, magari per timidezza o vergogna, all’aiuto di uno specialista, il quale, attraverso il racconto di quanto accaduto potrebbe aiutarci ad affrontare il disagio, facendo gradualmente prevalere le emozioni positive su quelle negative. Compito del professionista è infatti quello di aiutare la persona a far riemergere le risorse sopite a causa del trauma, per riprendere in mano le redini della propria vita e proseguire il cammino verso un futuro diverso.