La tormenta “Filomena” lascia oggi in quasi tutta la penisola Iberica temperature che arrivano a – 20 gradi ed un panorama soleggiato e bianco da fiaba.
Madrid, prima forte nevicata dal 1971. Si vede gente sciando nel centro della Plaza Mayor, bambini trascinando slittini, ed anche una motoslitta, mi piacerebbe sapere qualcosa di più della persona che la teneva pronta e aspettava questo momento per poterla usare. Tutto si ferma. La M30 e la M40, che sono le arterie principali della città, ferme, bianche e piene di macchine abbandonate. L’aereoporto di Barajas, bloccato, le lezioni a scuola sospese, di nuovo.
Un uomo si addormenta in macchina è al risveglio si è vede sotterrato dalla neve e per la paura di restare intrappolato, ha un infarto, e muore. Tutto a metà tra racconto di favole e del terrore.
La nevicata del sabato mi ha sorpreso in macchina, in una strada di montagna, tornando da un viaggio di lavoro. La tormenta iniziava con una forte grandinata per poi trasformarsi in una soffice e bianca neve, che con caduta lenta e ordinata accarezzava la mia macchina. Nel giro di pochi minuti tutto iniziava ad imbiancarsi, il ciglio della strada, i tergicristalli, la strada alle mie spalle, gli alberi al mio passo, tutto in pochissimo tempo. Io sono nata al sud, per me la neve è sempre una novità sconosciuta e poco praticata; l’ultima nevicata che ricordo è avvenuta a Reggio Calabria, quando avevo circa 13 anni, e si sciolse prima di allaciare gli scarponi da neve.
Mi ritrovavo a guidare tra fiocchi di neve enormi che sembraba mi schivassero per effetto della velocità della macchina. La prima reazione fu quella di stupore e piacere nel potere avere la fortuna di osservare quel panorama che mi stava regalando questo breve viaggio.

Purtoppo il piacere durò molto poco. Esattamente fino a quando iniziai a vedere i camion fermarsi perchè non potevano avanzare per la scarsa visibilità e per le placche di ghiaccio che la neve stava lasciando al suo passo, la corsia di sorpasso totalmente bianca e le macchine davanti a me rallentare fino ad procedere a passo d’uomo. Fu in quell’istante che mi resi conto che di piacere ce ne sarebbe stato poco. La macchina dietro di me, impaziente di uscire da quella trappola, e confondendo la velocità con la sicurezza decise di superare la nostra colonna di macchine, stampandosi contro un muro di ghiaccio che lui stesso aveva sollevato, con il parafanghi basso, trascinando davanti a sé la neve della corsia di sorpasso, per poi uscire dalla macchina e prendersela con tutto meno che con la sua incoscienza.
Dopo molta tensione e con tutto il sangue freddo che si puó offrire in queste situazioni, piano piano, senza mai toccare il freno, procedendo in seconda e terza, prendendo le curve quasi senza toccare il volante e seguendo il 4×4 che mi precedeva e che mi apriva il passo, arrivai all’uscita dell’autostrada che mi appartava dal pericolo del ghiaccio, della nebbia e della neve.
Dieci minuti dopo arrivò l’annuncio alla radio della chiusura della strada che avevo appena abbandonato, ed il blocco di tutti i veicoli in transito.
Gli ultimi kilometri fino a casa pensavo a quando mi manca il mediterraneo.

Eliana Pirrello ( ironicamente il mio primo nome è proprio Filomena )