Ciao a tutti cari amici. Spero che tutto stia andando per il verso giusto e che questo periodo, il più atteso dell’anno, sia per tutti voi, motivo di riunioni familiari, affetti riscoperti, amicizie che si rafforzano e che vi porti tanta, tantissima serenità.
Il Natale a Venezia e nell’immediato entroterra si celebra, ormai, come da tutte le altre parti del mondo. Non è sempre stato così. Nella tradizione veneziana il 25 dicembre i bambini non aspettavano l’arrivo di Babbo Natale che scendeva dal Polo Nord con la slitta carica di doni, assolutamente no! L’attesa era per una figura femminile, la Maràntega, parola dialettale che sta per Befana e che riempiva le calze dei bambini con mandarini, arachidi, qualche dolcetto, caramelle e pezzettini di carbone.
Questo perché?
Beh, narra una leggenda che i tre Re Magi, alla ricerca del Bambin Gesù, si fermarono per chiedere la strada ad una buona vecchina (che però nulla sapeva del Bambinello e non seppe quindi indicare la via da seguirsi); Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, i tre Re Magi, se ne ripartirono subito di lì in gran fretta, troppo velocemente per la povera vecchina che avrebbe voluto seguirli e portare anche lei i suoi regalini al Bambin Gesù; ma i Magi erano già partiti e da quel momento la povera befana, che non giunse mai nella capanna della Nascita (o Presèpio), continua a cercare per tutto il mondo il Bambinello lasciando sempre a tutti bimbi buoni i doni che porta sempre con sé (nella speranza che fra di loro si trovi anche il Bambino Gesù).
Inoltre non si usava addobbare l’albero di Natale con luci e palline colorate, ma in ogni casa, ricca o povera, nei giorni precedenti il Natale si faceva il Presèpio, assolutamente con l’aiuto dei bambini: il laghetto fatto con un frammento di specchio con sopra le ochette, la carta crespata per la grotta, la stella ritagliata da un cartoncino argentato, un po’ di fior di farina per la neve…quanti ricordi? E voi, lo ricordate?
A questo proposito ancora oggi vi sono esposti in alcune chiese, durante questo periodo, dei bellissimi presepi: Chiesa di San Trovaso, chiesa dei Frari, Basilica di San Marco.
Fin dal XII secolo e fin dal dogado di Ordelaffo Falier, a Venezia i festeggiamenti per il Natale duravano fino al 26 dicembre, giorno di Santo Stefano: dopo aver ascoltato la messa serale del 25 dicembre nella Basilica di San Marco, il Doge con tutto il suo seguito attraversava il bacino di San Marco per raggiungere la vicina isola di San Giorgio Maggiore.
Nei secoli scorsi era tradizione invitare a cena, per la Vigilia di Natale, molti ospiti e tra loro un forestiero o qualcuno di conoscenza che avesse la famiglia lontana ai quali si offriva una lauta e sontuosa cena con cibi arrosti o allo spiedo, solitamente pesce e soprattutto anguille insaporite con alloro e cannella. Quindi si assaporava il mandorlato e la mostarda, in onore del ricco commercio veneziano fondato sulle spezie. Si usciva di casa poi per andare alla tradizionale Messa di mezzanotte che oggi come ieri viene celebrata nella Basilica di San Marco. Tradizione rispettata anche adesso. Si cena la vigilia con pesce, invitando familiari e amici e, per coloro che praticano, la messa a mezzanotte è d’obbligo. Altrimenti si resta a casa e vai di tombola!
Altra piacevole tradizione vuole che ogni bàcaro, ogni osteria di Venezia, ma anche lungo la riviera del Brenta nelle varie feste di piazza, vengano preparati dolci, mandorlato, mandarini e non può mancare spritz e vin brulé. Praticamente girando per Venezia, il profumo del vino con le spezie è talmente buono ed inebriante che, per quanto freddo faccia, la sensazione del calore che si percepisce è molto forte. Ed è il calore non tanto del vino ma è quello del Natale, delle cose buone, dei sorrisi, delle strette di mano. Insieme agli amici, ai parenti o anche in compagnia di qualche “forestiero”, fuori nelle calli si sorseggia il vin brulé, si mangia qualche spicchio di mandarino e si “ciaccola” (si parla). Altro che smartphone!
Scopriamo com’è la ricetta veneta del vin brulé.
Il vin brulè è una bevanda calda e profumatissima che ha origini molto antiche: già nel Medioevo infatti i frati lo utilizzavano, viste le sue proprietà benefiche, proprio per combattere i malanni tipici della stagione fredda. Prepararlo è semplicissimo e la ricetta veneta da seguire è questa:
Ingredienti:
– 1 litro e mezzo di vino rosso
– 250 grammi di zucchero
– un pizzico di noce moscata
– 3 stecche di cannella
– 10 chiodi di garofano
– 2 arance biologiche e non trattate
– 1 limone
– 1 mela
Preparazione:
1. Lavate le arance e il limone e poi tagliatene la scorza; successivamente, lavate la mela e tagliatela a rondelle sottili.
2. Dopo aver versato tutto il vino in una pentola, aggiungetevi le stecche di cannella, lo zucchero, i chiodi di garofano, la mela, le scorze tagliate in precedenza e un pizzico di noce moscata.
3. A questo punto, mescolate il composto e poi portatelo ad ebollizione per cinque minuti, affinché lo zucchero si sciolga.
4. Ora non resta che versare la bevanda nei bicchiere e servirla ben calda.
Nel caso si desiderasse eliminare ancora un po’ di alcol, si può avvicinare una fiamma alla superficie del vino: compariranno delle fiamme blu che nel giro di pochissimo tempo scompariranno.
5. Una volta spento il fuoco, servite la bevanda bollente.
Buone feste!