Spesso con l’aggettivo “schizofrenico” si definisce, in maniera inappropriata per definire qualcuno che cambia idea, o umore, repentinamente. Ma nella clinica chi è davvero il soggetto affetto da schizofrenia?
E. Bleuler raggruppa sotto questo termine una vasta gamma di psicosi il cui elemento comune è una disgregazione della personalità psichica che avviene in età giovanile. Bleuler evidenzia come tratto caratteristico della schizofrenia il disturbo della strutturazione del pensiero, della sfera affettiva e dei rapporti tra Io e mondo esterno.
Nella schizofrenia si assiste ad un pensiero apparentemente illogico, con associazioni che sfuggono la consueta logica, cariche di simboli che acquistano un significato nuovo e spesso minaccioso. Una macchina che passa per la strada non è più una semplice macchina, ma un messaggio di morte imminente, una persona vestita di nero non è una persona che ama il colore nero, ma un potenziale assassino che vuole uccidere la persona schizofrenica. Tutto acquista un significato rivolto alla persona e non c’è più un confine tra “dentro” e “fuori”: è come se lo schizofrenico fosse senza pelle, se il mondo gli entrasse dentro e lui non riuscisse a tenerlo fuori. Allo stesso modo lo schizofrenico soffre per la cosiddetta “fuga di pensieri”, cioè sente e crede fermamente che gli altri possano rubargli i pensieri ed immettere in lui i loro pensieri. Questo per la già citata mancanza di confine tra sé e il mondo.
Ci sono vari sintomi che permettono di diagnosticare la schizofrenia e varie forme della malattia, da quella cosiddetta “simplex” alla “paranoide’, passando per la forma “ebefrenica” e quella “catatonica”.
Aspetto principale della forma semplice è l’impoverimento della sfera affettiva, intellettiva e della volontà. Nella schizofrenia paranoide invece caratteristici sono i deliri e le allucinazioni, a sfondo persecutorio. La forma ebefrenica è caratterizzata da una grande aridità affettiva, da un comportamento regressivo e primitivo, con forti disturbi del linguaggio. Nella catatonia infine sono seriamente compromesse le funzioni psicomotorie.
Le varie forme possono succedersi nel decorso della malattia, alternando periodi di catatonia ad altri di paranoia, oppure una persona può mantenersi stabile in una delle possibilità sopra elencate. Allo stesso modo possono esserci periodi in cui la malattia si fa più presente ed altri in cui sembra in fase di remissione.
Ci sono varie ipotesi sulle cause della schizofrenia. Si nota sicuramente una familiarità della malattia: è stato infatti individuato un gene a carattere dominante che espone maggiormente al rischio di ammalarsi ma ci sono poi fattori ambientali che ne influenzano il decorso.
Sono stati fatti molteplici esami cerebrali ed è stato evidenziato che i pazienti che soffrono di schizofrenia hanno delle anomalie di carattere strutturale. Tali anomalie, tuttavia, spesso sono presenti anche in soggetti sani e questo avvalora l’ipotesi che in una situazione potenzialmente morbosa ciò che fa la differenza tra la malattia e la salute è il contesto psicoaffettivo.
Nel contesto socio culturale attuale la terapia maggiormente usata è quella farmacologica, a base di neurolettici maggiori che sospendono allucinazioni e deliri.
Sarebbe però utile considerare il delirio non necessariamente come un errore, una valutazione sbagliata del mondo. È un altro modo di vedere il mondo, diverso da quello della maggior parte delle persone ma non per questo meno legittimo. Il sintomo, il delirio in questo caso, è un messaggio, una comunicazione che non può essere fatta altrimenti. Se lo guardiamo come un errore, come un sintomo negativo che va eliminato perdiamo ogni possibilità di incontro con l’altro.
A mio avviso il delirio è l’unico modo che la persona ha trovato per stare al mondo. Ha costruito un mondo ‘altro’ in cui tutto ha un significato, solo che è un significato difficilmente comprensibile se si utilizza la logica che conosciamo. Ma per fare un intervento terapeutico, nell’accezione di cura (prendersi cura) è necessario comprendere tali significati, per quanto strani e distanti da noi possano essere.