“ C’era una volta un grande lago dalla terra rossa e dalla cima ghiacciata.
Ogni sera la piccola Nena guardava fuori dalla finestra per vedere quel gioco di luci che, puntuale, si ripeteva e ricordava l’aurora boreale. Quelle nuvole colorate tingevano il cielo di oro e di blu, di rosa e d’arancio… “
La mamma la stringeva a sé e sentiva il calore di quel piccolo corpo che un po’ alla volta si rilassava. Il visino tondo rivolto a lei, incorniciava occhi curiosi e attenti.
Tutto il suo mondo era lì. Il suo universo finiva in quella camera da letto con il soffitto azzurro come il cielo e le grandi finestre, tra le braccia della mamma.
Che mistero la vita di ogni essere umano!
Siamo stati tutti piccoli uomini, assetati di sapere, bisognosi di sognare e desiderosi di sentirci raccontare novelle prima di andare a dormire.
Nena si addormentava immaginando di essere là ed inventando ogni sera un’avventura diversa.
Giungeva prima dell’alba sulla cima di quella montagna, volando su una nuvola, oppure trasportata lì da qualche sua amica fairy, ricoperta di polvere magica.
“ Era appena atterrata, quando scorse tra la nebbia di quella vasta vallata un lago perfettamente rotondo.
Le sue acque erano di un azzurro intenso, come gli occhi del bambino che ne era il custode, Buck.
Questo era il suo nome. Lui era frutto di quella terra e di quelle acque. Era l’essenza della purezza e dell’armonia. Era il custode del lago e aveva il dono di saper comunicare con tutti gli essere viventi, di qualsiasi specie e provenienza.
In quel luogo incantato si avvertì subito la presenza di Nena.
Quella bambina emanava un’aurea di protezione, che la faceva sembrare oltremodo bella e rassicurante, quasi angelica.
Su quella spiaggia c’era una fitta vegetazione che si spingeva fin dentro l’acqua e tanti alberi dalle chiome generose, che cedevano il passo ad una fitta foresta.
Ogni albero sembrava vivo, gli mancava solo la parola ed inquilini bizzarri affollavano le sue fronde.
Nena aveva appena scorto meravigliosi pappagalli, intrisi di mille colori.
I grandi occhi scuri della bimba brillavano estasiati alla vista di quello spettacolo.
Sembrava una magia.
Stormi di pappagalli staccavano dai rami e volavano veloci in formazione puntando in alto verso il cielo, erano di un verde brillante, sembravano di velluto.
Ed eccoli virare sull’acqua blu, per dare il buongiorno ai pesci che guizzavano dall’acqua, rispondendo al loro saluto.
Comparivano altri uccelli, più grandi e maestosi, che osservavano immobili sui rami .
Avevano il piumaggio variopinto di rosso e viola, blu, verde e giallo, celeste, indaco.
Code e ali coloratissime indossate dalle originali sentinelle di quel luogo…”
La piccola bambina si era addormentata e la mamma, chissà, avrebbe tanto voluto essere in viaggio con lei, immersa in quella favola…
Sentiva che la purezza, l’ingenuità e l’incanto esistevano ancora in lei grazie a sua figlia.
La vita che ti insegna e a volte ti piega, non può privarci dei sogni e delle favole.
Espressione malinconica e distorta della realtà, perversa ricerca di pace e di evasione, struggente desiderio di qualcosa di diverso, tutto questo non è forse la favola che cerchiamo noi “grandi uomini”?!
Pensava ai suoi racconti, al quel piacere che provava nell’inventarli insieme alla sua piccola donna. Non era forse anche quello un vortice d’amore? Comunicavano tra di loro in un altro linguaggio esclusivo, ma universale.
Voce, suoni, immagini, creazioni….e poi la matita, quella sera un po’ spuntata, i fogli posati sul comodino…
Nena voleva dar vita alle sue fatine, ai suoi animali, al suo lago blu…
Lavì si mise comoda, seduta sul letto, affondò la schiena nel cuscino, raccolse le ginocchia verso il petto, vi pose il blocco e cominciò a disegnare…
Ed eccoli …
Fish
La tecnica usata è quella degli acquerelli, mista ad acrilico.
Le tonalità si presentano brillanti ed eccessive in alcuni punti.
Il grande occhio giallo richiama una rappresentazione elementare, come fa il bambino quando disegna, che cerca rassicurazione ed empatia nelle immagini.
Vuole rimandare ad un mondo fantastico, regalando leggerezza ed armonia.
C’è il costante utilizzo di linee curve irregolari che si intersecano e danno movimento alla figura.
L’inchiostro nero ne evidenzia i contorni, separandone evidentemente i colori.
Cocorito
Il disegno è un astratto, da cui si estrapola l’idea di un pappagallo colorato.
Ha un pronunciato becco nero che si intreccia con le linee curve della cresta colorata.
La scelta delle tonalità in acquerello è abbastanza tenue, ma efficace e ne richiama i colori orginali.
Stacca sul foglio solo il muso, evidenziato dalla marcatura in inchiostro nero.
Il soggetto poggia sulle sue stesse curve, che si fondono in modo imperfetto sullo sfondo di un leggero color arancio.
L’occhio grande e vivace dona all’immagine l’idea di un cartoon






