E’ la storia vera di una donna che viveva nel pieno centro di Parigi e di cui l’ unico ritratto é conservato al museo del Louvre. Si chiamava Marie-Madeleine Dreux d’ Aubray, marchesa di Brinvilliers (famosa in Francia con il nome la Brinvilliers) nata nel 1630 e decapitata nel 1676. E’ uno dei casi più famosi di cui si parla ancora oggi ( e non solo quando si fanno le visite guidate a Parigi), il soprannome che le é stato dato é « l’empoisonneuse », « l’avvelenatrice », solo perché alla fine del 1600 non si usava più il termine « strega ».
Quando nasce perde subito la madre e il padre si risposa rapidamente e mette al mondo almeno altri 4 figli. Abitavano in quello che oggi é il pieno centro di Parigi (a due passi dalla cattedrale di Notre Dame). La nostra Marie pero’ non ha proprio quella che si può’ definire un’infanzia felice, orfana di mamma, viene violentata all’età di 7 anni da un « domestico » e all’età di 10 anni avrà relazioni con due dei fratellastri (tratto dagli atti del processo agli archivi di Parigi).

A poco più di 20 anni (con una bella dote) sposa il marchese di Brinvilliers e diventa cosi’ marchesa e prende il cognome con il quale rimarrà nella storia. Come amante avrà un certo Godin de Sainte-Croix con il quale vive nel lusso sfrenato (anche il marito ovviamente ha la sua amante). Il padre di Marie trova il modo di fare arrestare il bel Godin che finisce proprio alla Bastiglia e come compagno di cella gli capita un italiano, un certo Nicolo Egidi (o Eggidio) che spiega come somministrare veleni per eliminare persone senza lasciare tracce. Insomma quando esce di prigione é un vero esperto nell’arte dei « veleni » e Marie sarà un’allieva brillante. Ma come fare ad allenarsi nel somministrare l’arsenico? Come fare a dosare in base al peso della persona e in base alle varianti del caso? Fu cosi’ che la nostra Marie diventa « volontaria » per dare assistenza agli anziani e ai malati dell’ospedale che si trovava proprio di fronte Notre Dame. Chi avrebbe sospettato che dietro la morte di quei poveri derelitti, abbandonati dalla società, c’era lo zampino della caritatevole Marie?

Una volta esperta avvelena nell’ordine : la sua cameriera, suo padre, i suoi due fratelli (che avevano abusato di lei da bambina), sorella, figlia e ovviamente il marito. Nessuno l’ha mai sospettata, una vera serial killer perfetta! Ma l’amante, temendo di fare la stessa fine, lascio’ delle lettere nelle quali spiegava tutto e quando mori’ (in un incidente) Marie fu arrestata e accusata di tutti gli omicidi, anche quello dell’amante per il quale non c’entrava nulla. Poi, c’é chi l’ha definita santa.

Ma perché santa? Ebbene, i contemporanei sapendo che aveva subito una delle torture peggiori durante la prigionia ( sdraiata senza potersi muovere con un imbuto l’obbligavano ad ingurgitare litri d’acqua fino a fare scoppiare lo stomaco) cominciarono ad averne pietà. Poi ci sarà la testimonianza del prete confessore, l’abate Pirot che dirà essere stato impressionato dalla calma e dalla fede della donna che le chiese « Ci sono peccati irreparabili agli occhi di Dio? » , lui rispose : « No, la misericordia di Dio é infinita ». Fino al giorno dell’esecuzione mostro’ una grande fede e il « popolo » ne ebbe pietà, al punto che per evitare che la folla s’appropriasse del corpo la donna fu bruciata e le ceneri buttate.

Sappiamo oggi che i suoi veleni arrivarono fino a Versailles, dove donne « per bene » li amministravano a chi reputavano di dovere, ma Marie anche sotto tortura non farà mai nomi….ancora oggi il dubbio rimane addirittura su una favorita del famoso re sole che avrebbe eliminato cosi’ le « rivali ». Ma lei, protetta dal suo potente amante non fu mai indagata.

« Nulla é di per sé veleno, tutto é di per sé veleno, é la dose che fa il veleno » Paracelo (alchimista svizzero 1493-1541)