In Bangladesh un marzo 2021 tra luci e ombre: al 50esimo anniversario dell’indipendenza del Paese, si contrappone la triste ricorrenza della chiusura delle scuole un anno fa, a causa della pandemia.
Il 26 marzo scorso il Bangladesh ha compiuto 50 anni. Era il 26 marzo 1971 quando iniziò la guerra di liberazione dal Pakistan occidentale che durò fino al 16 dicembre dello stesso anno. Dopo nove mesi di guerra e 3 milioni di morti, il Bangladesh divenne uno stato indipendente. Il fautore del Bangladesh indipendente, la persona che spinse il popolo Bengalese ad unirsi a combattere contro il nemico comune fu Sheikh Mujibur Rahman, padre dell’attuale primo ministro Sheikh Hasina.
Le celebrazioni sono iniziate già dieci giorni fa con la visita dei vari capi di stato dei paesi vicini, uno al giorno. Ultimo ad arrivare e il più importante, Narendra Modi, il primo ministro indiano, che per l’occasione ha addirittura indossato il tipico gilet nero che portava Sheikh Mujibur Rahman, ora diventato quasi una divisa di chi fa parte del partito politico di Sheikh Hasina. Modi, un Babbo Natale, anche nell’aspetto, un pò fuori stagione visto che ha portato con sè un altro milione di vaccini e 109 ambulanze. Grazie infinite.
Penso che fra quel milione ci sarà anche il mio che dovrei ricevere a giorni grazie alla benevolenza della primo ministro che su richiesta delle varie comunità di stranieri residenti qui in Bangladesh, ha fatto in modo che anche noi potessimo prenotarci online per riceverlo gratis. La ringrazierei veramente di cuore se non fosse che in questi giorni si celebra anche un altro anniversario. Era proprio fine marzo quando le scuole, primarie, secondarie e le università furono chiuse sine die, chiuse e dimenticate mentre tutto il resto, dopo i primi tre mesi di quasi lockdown, veniva riaperto, senza restrizioni se non il buon senso di chi ne è provvisto.
In città si viaggia senza restrizioni su autobus, sempre stracolmi, minivan, Uber, CNG e rickshaw; ci si può spostare ovunque anche fra i vari distretti, equivalenti pressappoco alle nostre regioni, con pulman, treni e aerei. I ristoranti non hanno alcuna restrizione nè per numero di tavoli neè per distanziamento, tutti i negozi sono aperti, dai supermercati ai centri commerciali. Non c’è distanziamento neanche fra chi è in coda per il tampone!
Il sistema scolastico del Bangladesh credo non abbia riscontri in nessun altro paese: è fortemente settario, categorizzante e per niente democratico, tutti fattori che contribuiscono a creare forti divisioni all’interno della società e fra i giovani stessi. Se vogliamo includere anche le scuole coraniche, qui quattro sistemi totalmente diversi convivono simultaneamente.
A parte le madrasah, che per me potrebbero anche essere chiuse perchè non formano nè dal punto di vista intellettuale nè da quello religioso, si può scegliere tra il sistema locale, che segue il curriculum in lingua Bengalese con inglese obbligatorio dalle elementari fino alla maturità, il sistema locale ma in lingua inglese, in cui il programma di studi Bengalese e’ stato tradotto pari pari in inglese e quello inglese, anche qui lo studio del Bengali è obbligatario ma fino alla classe decima, poi facoltativo. Quest’ultimo tipo di scuole seguono il curriculum inglese e gli esami sono gestiti da due società: Pearson e Cambridge University attraverso il British Council.
Ovviamente le scuole con curriculum inglese si trovano quasi esclusivamente a Dhaka; ce ne sono di ottime altre sono solo una truffa. Sono private con rette che vanno dai mille a un minimo di 100 Euro al mese; le scuole in lingua Bengali sono invece quasi esclusivamente statali con rette minime, anche di 5 Euro al mese. C’è il detto fra i ragazzi qui che chi sopravvive alle scuole bengalesi, sopravvive poi a qualsiasi altra cosa capiti nella vita. Seguono infatti una disciplina ferrea, sono spartane, il modo di insegnare non ha nulla di creativo, attraente, che invogli allo studio. I libri sono noiosissimi, scritti in caratteri piccoli, senza figure.
Chiuse le scuole, sono partiti anche qui con la DAD. Già abituati a metodi didattici militareschi, a non praticare sport e a concentrarsi solo ed esclusivamento sullo studio soprattutto in vista degli esami, gli studenti hanno reagito all’inizio senza grandi sconvolgimenti, anzi apprezzandone tutti i vantaggi, come per esempio evitare di perdere tempo nel traffico per andare e tornare da scuola. Nel frattempo il governo emanava scadenze e nuove date di aperture, proroghe alle scadenze e proroghe alle nuove date di apertura. Si è continuato con la Dad, è stato ridotto il curriculum, sono state tolte le materie poco importanti o che non si potevano fare online come disegno, ginnastica, religione, musica, ecc. Sono stati fatti gli esami di fine anno, con programma ridotto, ma non gli esami di stato alla fine della classe decima e dodicesima.
Questo nonostante i numeri COVID fossero irrisori e gestibili anche per gli ospedali locali. La DAD ha funzionato a Dhaka ma non fuori Dhaka dove ben il 70% dei ragazzi non poteva connettersi per mancanza del computer, di internet stabile o per mancanza di soldi.
Tutto questo mentre per gli studenti del sistema inglese gli esami si sono svolti regolarmente. A giugno 2020 e’ stata data la possibilità di accettare il giudizio degli insegnanti dato sulla base dei test mensili oppure di fare gli esami in presenza la sessione successiva, come del resto veniva fatto in Inghilterra o negli altri paesi del Commonwealth. Fatto sta che mia figlia grande è riuscita a dare la maturità mentre i suoi coetanei del sistema Bengalese stanno ancora aspettando le decisioni del governo e questo prova, come ho già detto, come il sistema scolastico sia poco democratico e divisivo.
Stanchi, affranti, delusi, preoccupati gli studenti hanno cominciato a ribellarsi. Sostenuti dagli studenti più grandi delle università verso Natale sono scesi in strada per chiedere lo svolgimento degli esami e la riapertura sia delle scuole che delle università.
Dalla scadenza a gennaio, si è passati a quella di febbraio, da febbraio a quella di marzo. Il 30 marzo dovevano in teoria riaprire le scuole. Purtroppo da circa dieci giorni il numero dei contagi ha ripreso a salire. Da poche centinaia al giorno siamo passati a 3500, quasi esclusivamente tutti qui a Dhaka. Sono cifre gestibilissime se gli ospedali nel frattempo si fossero attrezzati e avessero aumentato i posti in rianimazione. Il governo non ha mai esteso e rafforzato il sistema di analisi e tracciamento; ha avviato il programma di vaccinazioni alle categorie prioritarie per poi estenderlo a tutti perchè l’entusiamo iniziale si stava esaurendo.
Ecco, io vorrei tanto ringraziarla per il vaccino che mi darà a gratis, però ora, basta con i festeggiamenti in onore del padre, mandi tutti a casa, la finisca con gli assembramenti con la scusa delle celebrazioni e avvii un piano serio di contenimento delle infezioni e di assistenza negli ospedali, che le scuole devono riaprire in presenza al più presto possibile, questa volta senza ulteriori rimandi a date da definirsi.





