C’e’ un luogo a NY, in nomen omen, dove, sin dai primi mesi in cui mi sono trasferita in questa citta’, mi sono sentita “a casa” ed e’ la Casa Zerilli-Marimo’, il cui direttore, Stefano Albertini Mussini, ospita sempre degli eventi interessanti e di altissimo livello.

Per questo non mi sono particolarmente sorpresa quando ho ricevuto l’invito per la presentazione della nuova traduzione in inglese de “Il barone rampante” di Italo Calvino. Presente all’evento anche la figlia dello scrittore, Giovanna Calvino che, grazie anche ai suoi ricordi personali, ha contribuito a una migliore comprensione e contestualizzazione del testo narrativo.

La cosa che, invece, mi ha veramente incuriosita, e’ stato scoprire che l’altro ospite della serata sarebbe stato Richard Gere, pronto a prestare la sua voce per leggere brani di uno degli autori piu’ amati del ventesimo secolo, sempre presente nelle librerie americane e conosciutissimo anche qui, oltreoceano. L’attore ha spiegato le origini della sua passione per Calvino e ha confessato anche il suo sogno di realizzare, un giorno, un film tratto proprio da “Il Barone rampante”. Sogno che, finora, e’ rimasto tale perche’ la vedova dello scrittore, Chichita, rifiuta di vendere i diritti dell’opera. “Ogni volta che torno alla carica – ha raccontato Gere – lei sembra essere sul punto di cedere, e poi qualcosa le fa cambiare idea”.

C’e’ stato un momento, durante la conversazione, in cui l’attore ha fatto riferimento a un passaggio del libro in cui e’ citata la parola “vuoto”, di cui ha sottolineato l’importanza nella filosofia buddista, spiegando che il concetto di vacuita’ e’ anche la chiave per un mondo piu’ inclusivo.

Personalmente ho molto amato quel momento. Soprattutto in considerazione dei tempi in cui viviamo. Cosi’ quando c’e’ stata la possibilita’ di rivolgere domande agli ospiti, non mi sono meravigliata piu’ di tanto che nessuno rivolgesse un quesito a Gere: la sua profondita’ di analisi e la sua cultura, forse un po’ “inaspettate”, avevano profondamente colpito il pubblico. Tuttavia, sebbene con il cuore impazzito e la voce fioca, ho deciso di chiedere una cosa a cui tenevo molto: “In un’epoca cosi conflittuale e piena di rabbia, come possiamo abbracciare il vuoto?”.

La reazione di Gere – che si puo’ vedere nel video al minuto 51.15 – e’ stata tutto cio’ che potevo desiderare. Le sue parole sono state come un balsamo curativo e me le portero’ nel cuore per molto tempo. Il primo riferimento, pur senza mai pronunciarne il nome, e’ stato a Donald Trump. Gere ha definito il nostro “un periodo pazzo”, talmente strano che noi tutti speriamo di svegliarci e scoprire che si sia trattato di un brutto sogno. “Ad un livello generale – ha detto l’attore – dobbiamo lavorare per far si’ che quest’uomo non venga rieletto. Dobbiamo assumerci questa responsabilita’.

Ad un livello piu ampio, se non siamo in grado di sentire la nostra “vastita’’, dentro noi stessi, non saremo mai in grado di vederla all’esterno. Questa e’ la regola. Dal punto di vista del Buddismo, dobbiamo lavorare su noi stessi per spezzare tutti i legami – liberarci dal pensiero egoista” “Tanto piu’ ampia possiamo rendere la nostra mente, tanto piu’ potremo vedere la vastita’ dell’amore, della compassione, del perdono, dell’inclusione e rendere quello il mondo in cui viviamo”

AV 😉
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