Capita a volte di essere invitata a pranzo o a cena in casa di bengalesi. A prescindere dallo stato sociale, basso, medio alto, livello di istruzione piu’ o meno elevato, c’è sempre nelle loro case un numero variabile di domestiche. Le più coraggiose sbucano dalla cucina con una scusa qualsiasi per ‘vedere’ la straniera, altre le vedo spiare dalla porta socchiusa. Le saluto, facendo loro capire che le ho viste e loro, imbarazzate, spariscono veloci come topi. A volte sono signore, difficile da stabilirne l’età reale, ma credo intorno ai quarant’anni. La padrona me le presenta orgogliosa dicendo, Rumi, un nome a caso, è con la mia famiglia da sempre.
Quando ero piccola mi ha fatto da bambinaia e adesso mi aiuta in cucina. A volte sono vere e proprie bambine, età nove/dieci anni, anche in questo caso è difficile stabilirlo. Sicuramente Rumi è stata presa in casa da bambina con la scusa di togliere una bocca da sfamare alla sua famiglia e molto spesso con la promessa di pagarle il matrimonio quando sarà ora. Rimangono in famiglia per sempre, incapaci di prendere un strada diversa e avere una vita propria perchè sanno benissimo di non avere altra scelta e questo è il male minore. Non vengono pagate in moneta. La padrona compra loro vestiti oltre al vitto e all’alloggio e le piccole spese mediche, se ce ne fosse il bisogno. Non mangiano mai al tavolo con i padroni, ma accovacciate per terra in cucina; non mangiano tutto quello che mangiano i padroni, sul loro piatto c’è più riso che altro; un pezzo di pollo non di più o uno di carne magari quello con l’osso o del grasso.
Non bevono dal bicchiere di vetro, né mangiano sul piatto di ceramica, per loro bicchieri e piatti sono di melamina o acciaio, giusto per non confonderli con gli altri. Una volta ascoltavo una mamma a scuola di mia figlia parlare con le altre di quanto lavoro c’era da fare in cucina, tagliare le verdure, pulire il pesce, tagliare il pollo a pezzettini, pestare insieme aglio, ginger e cipolla sulla pietra, come se lo facesse lei, pensavo, per finire esausta col dire che doveva cucinare due pentole di riso: quello per loro e quello meno costoso per la domestica. Non possono uscire se non per andare al negozio all’angolo quando manca qualche cosa o sul tetto a stendere e a ritirare la biancheria.
Quando la padrona esce vengono chiuse dentro, le vedi guardare senza espressione aggrappate alle griglie delle finestre quando passi per strada. Non di rado queste persone vengono tramandate da mamma a figlia come corredo nuzionale quando questa si sposa e va a vivere da sola. Si alzano prima di tutti la mattina per preparare la colazione, scaldano l’acqua d’inverno per chi deve fare la doccia e uscire, preparano la merenda per i figli che devono andare a scuola; quando tutti se ne sono andati, cominciano a pulire la casa, le grate alle finestre, il pavimento, poi fanno il bucato. a mano, la lavatrice non si trova in tutte le case, a volte l’acquisto non viene proprio contemplato proprio perchè a casa c’è una domestica apposta che fa solo quello; ‘la lavatrice’ non fa parte della nostra cultura, mi disse una volta una signora che sapevo si poteva benissimo permetterne una.
Sono bambinaie per i figli piccoli, li portano a fare la pipì o li portano in braccio per infinite ore, sono bambine che accudiscono bambine della loro stessa età, compagne di giochi cui puoi dire vai a prendermi un bicchiere d’acqua, preparami la merenda, pulisci la mia camera sapendo che non possono non farlo altrimenti lo dico alla mamma quando torna, serve a disposizione dei figli più grandi.
A volte vengono maltrattate, abusate verbalmente dalla padrona, picchiate con il mattarello, bruciate con il ferro da stiro per aver sbagliato qualcosa, abusate fisicamente dal marito di lei, o dall’autista o dal portinaio. A volte scappano perchè non ce la fanno più a sopportare i soprusi. A volte vengono riempite di botte fino a morire in un ospedale dove vengono portate con una scusa qualsiasi quando è già troppo tardi. A volte lui o lei vengono arrestati, dice l’articolo sul quotidiano, per poi essere liberati corrompendo la polizia, anche se questa notizia non arriva mai ai giornali.
Questa è la fine che fanno le bambine; ai bambini spetta un lavoro, quando va bene sottopagato, in un garage, in un ristorante, nelle fabbriche di mattoni, a fare smistatori di rifiuti nelle discariche.
Capita di essere invitata a pranzo o a cena in qualche casa di bengalesi. E’ normale e auspicabile in qualsiasi cultura apprezzare il cibo sulla tavola e complimentarsi per le dote culinarie della padrona di casa; mio marito non manca mai di farlo, anche in modo esagerato a volte che tradisce una malcelata bugia e poi mi dà una gomitata o un calcio sugli stinchi. E’ il segnale che devo fare lo stesso anche se non ne ho proprio voglia, perche’ so, che tutto il lavoro che è stato fatto e che faranno, quando ce ne saremo andati, è di quelle due bambine che ho appena intravisto sbirciare dalla porta socchiusa della cucina.
Questo per ricordarvi che il 12 giugno è stata la Giornata contro il lavoro minorile.
Vorrei che guardaste anche questo video tratto dalla pagina facebook di GMB Akash, una sorta di Humans of New York locale, che usa le sue fotografie per raccontare o denunciare storie.



