Cari amici, ci siamo anche noi alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022.
Cercherò di raccontarvi quello che sto vivendo.
Sono arrivata domenica con un volo della Air China diretto da Milano. 11 ore in buona compagnia con gli atleti della Nazionale italiana di sci nordico e il curling canadese.
Il primo impatto è stato – confesso- un”Deep Impact”
L’intero equipaggio indossa tute bianche coprenti, guanti e mascherine isolanti. Occhi gentili dietro le spesse lenti degli occhialoni anticontagio. Assomigliano molto alle maschere subacquee. E’ solo possibile immaginare il sorriso di chi le indossa e intuire se appartiene a una donna o a un uomo. Il primo controllo è chiaramente la temperatura. L’assistente di volo indirizza il termometro digitale sul mio polso: 36.3. Passo il primo controllo e faccio il mio ingresso nel velivolo. Occupo da sola una fila da tre, nel rispetto del distanziamento. E’ così anche per gli altri passeggeri. Nella tasca del mio sedile trovo una busta trasparente contenente alcuni snack per il viaggio: carne essiccata, un mini wurstel sottovuoto, del pane imbustato, arachidi, patatatine, una confezione di latte a lunga conservazione, un micro plumcake e dei biscottini. Dimenticavo: 2 bottigliette d’acqua. Niente di caldo. Zero caffè, tè. Inizia la traversata. Il personale di bordo si muove a piccoli passi ma veloci. Ogni tre ore si misura la temperatura. La mia, segna 37.3.
“Your temperature is high!”, commenta la hostess. Capisco che è motivo di apprensione.
Provo a spiegarle che mi ero addormentata avvolta nel giaccone. Le chiedo di ripassare più tardi. Prendo l’amuchina e raffreddo il polso. La temperatura torna nei paramentri consentiti: 36,3. Ma non è così per tutti. Il capo cabina annota tutto meticolosamente su un foglio.
Sgranocchio i crackers che mi sono portata da casa. Sono allergica all’aglio e a ogni forma di spezia. Non mi fido di provare i viveri cinesi della busta. Sulle confezioni sono riportati gli ingredienti ma sono scritti in mandarino. Durante la tratta riesco a vedere anche un paio di film. Non c’è molta scelta per me: sono quasi tutte pellicole cinesi e senza sottotitoli. Le 11 ore di volo scorrono comunque velocemente. Non ho mai dormito forse per l’adrenalina. Ed arriviamo finalmente all’aereoporto di Pechino in orario. Mi separano da casa 8.120 km di cielo.
Ed ecco il secondo impatto:lo sbarco
Dal finestrino dell’aeroplano intravedo un’intera squadra di omini in tuta bianca. Si muovono come in un film di fantascienza. L’accoglienza ricorda Wuhan, la città dove è scoppiata la pandemia.
E’ il momento di sbarcare. Il capocabina inizia a chiamare dei numeri che corrispondono ai posti. Non capiamo se sono i passeggeri idonei allo sbarco oppure quelli che non hanno passato lo screening della temperatura. Dal fondo dell’apparecchio, alcuni di noi, scavalcano gli altri, già in fila nel corridoio con i trolley e guadagnano l’uscita dell’aereo ma non sono i passeggeri giusti. Non sono quelli dell’appello che riecheggia all’altoparlante. Il risultato è che ci si inizia ad accalcare nel corridoio. Si crea un vero e proprio assembramento. L’assistente di volo mascherato richiama i numeri. Traspare un certo nervosismo. “Sembra quasi il gioco della tombola”, qualcuno dice. Il capo cabina trascrive dei numeri sul guanto di lattice. Un promemoria poco efficace. Arrivano altri passeggeri ma anche questi non vanno bene. Inizia a serpeggiare un po’ di tensione e confusione. La situazione è fuori controllo. Qualcuno si lamenta ad alta voce. Un viaggiatore, il più intraprendente, fa notare che il farci sostare in tanti, in uno spazio così ridotto, non è certo garanzia di sicurezza. Il capocabina tradisce ora un certo nervosismo. L’ operazione di sbarco sembra non funziona. Alla fine si esce tutti alla solita e vecchia maniera. Tutti fuori così come capita.
Terzo impatto: lo smistamento e il controllo della dogana
La verifica del passaporto è invece veloce. Si poggia il documento su un lettore e le istruzioni sono anche in italiano. Riesco a farlo anch’io e vi assicuro che sono negata in queste procedure tecnologiche. La macchina sputa un codice a barre che è un lasciapassare per i controlli successivi. Si continua a camminare in percorsi costellati da personale in tute bianche fino allo sportello dell’ufficio immigrazione. Una bella fotografia per il lettore digitale e due chiacchiere con il doganiere che mi saluta con un ciao divertito ma inscatolato in una gabbia di plexiglass. Mi prende il passaporto e l’accredito stampa, non prima di aver immerso le mani guantate nel disinfettante che impregna anche i miei documenti.
Si crea un divertente siparietto. Accanto a me per il passeggero proveniente da San Marino.
“Where do you came from?”, chiede la guardia.
“From San Marino!”, risponde l’altro.
“From Italy?”, incalza l’uomo dello sportello.
“From San Marino!”, ripete il mio vicino. E’ complicato spiegare alla guardia cinese che la Serenissima Repubbica di San Marino è un micro Stato indipendente nel cuore dell’Emilia Romagna. Ma non conosco l’esito della storia perché è tempo per me di fare il tampone.
E’ la volta del quarto impatto con tampone molecolare
Ecco un altro plotoncino, questa volta sanitario, schierato per i test molecolari.
Ci sono tante postazioni in piccole tendopoli.
Mi accoglie una dottoressa che mi fa accomodare e poi infila il primo bastoncino in gola e poi il secondo nel naso. Gentile ma risoluta anche dal modo deciso e incisivo nel maneggiare il lungo cotton fioc nelle mie cavità orali.
Quinto impatto. Press
Procedo per la verifica dell’accredito stampa e la consegna del cordoncino ufficiale delle Olimpiadi a cui attaccherò il mio tesserino, per muovermi liberamente durante le Olimpiadi, nella cosiddetta bolla, una sorta di zona franca che comprende il Centro Stampa, gli impianti agonistici e il villaggio che ospita gli atleti.
Sesto impatto. Recupero bagagli
Continuo fino all’ultimo posto di blocco che prevede lo smistamento in base agli alberghi assegnati. Il mio si trova a Pechino. E’ nella bolla ma non fisicamente nel Villaggio Olimpico.
Le Olimpiadi si svolgono a Pechino, a Yanqin e Zhangjiakou per ospitare 2586 persone, tra atleti, addetti ai lavori, giornalisti. Eccomi finalmente davanti al rullo su cui scorrono i bagagli tra cui anche le mie valigie.
Settimo impatto e sistemazione in albergo
Ultimo sforzo è quello di salire su una navetta che mi porterà al mio alloggio. Il bus del comitato olimpico ha percorsi dedicati e corsie preferenziali. Dal finestrino mi arrivano le immagini della Pechino 2022. La città vincente nella strategia Covid zero, per il tempo dei giochi olimpici, con la sua seconda muraglia, fatta oggi di reticolati, transenne e barriere stradali che la mette al riparo dagli arrivi stranieri. All’accettazione dell’albergo mi ricordano che sono in isolamento fiduciario nella mia stanza. Non posso uscire fino al responso del tampone che mi arriva dopo circa due ore con esito negativo. Non oso chiedere cosa succederebbe in caso di esito positivo.
Mi spiegano che dovrò ripetere il test ogni sera per essere operativa il giorno successivo. Inizia così l’avventura de isegretidimatilde nella città del Dragone che, oggi 1 febbraio, festeggia il capodanno cinese. Siamo nell’anno della Tigre che torna dopo 60 anni nel calendario. Il segno, che è simbolo di coraggio, passione e sicurezza in se stessi, incoronerà Xi Jinping a nuovo timoniere della Cina per il suo terzo mandato?
Penso che il sicuro svolgimento delle Olimpiadi e la loro riuscita sarà sicuramente la gara determinante per il Presidente che ambisce di nuovo al podio.