La vita che verra’ sara’ meravigliosa gia’ solo per il fatto che non l’abbiamo ancora vissuta e potra’ sorprenderci, stupirci, incantarci con la bellezza che ci portera’, fatta di lacrime e sorrisi, respiri e singhiozzi, silenzi e urla di rabbia.

 

La vita che verra’ sara’ meravigliosa perché avra’ in se’ la vita che abbiamo gia’ vissuto a costruirne l’impalcatura, ma sara’ nuova, avra’ piu’ strati e piu’ piani e un terrazzo dal quale scrutare l’orizzonte.

 

A New York, capita spesso di trovarsi in alto, sulla cima di grattacieli che si confondono con il cielo, con lo sguardo che non trova ostacolo, correndo verso l’infinito. Vivere qui mi ricorda spesso cio’ che provai a Recanati, sedendo, umile ed emozionata, sullo stesso “ermo colle” che ispiro’ “L’infinito” a un giovanissimo Leopardi. Quella potenza visionaria che solo il sogno racchiude, il sogno attivo, quello che si concretizza da svegli, con le maniche rimboccate e il sudore che cola dalla fronte. Io lo “vidi” li’ per la prima volta il mio infinito, come il fragile, solo nel fisico,  Giacomo i cui versi amai in maniera appassionata e ancora ricordo a memoria. E, dopo Recanati, continuai a vedere il mio infinito nel mare di Salerno prima e Napoli dopo. E poi su, in quel cielo che tante volte ho attraversato, in aereo, fra un lato e l’altro della mia anima.

 

Eppure, mai come a New York, l’infinito mi e’ diventato amico. Mi ha accarezzato il volto come faceva mia nonna Angela, con la sua mano tremante di Parkinson, e mi ha insegnato a non aver paura del vuoto di sotto. Non aver paura di cadere. E mi ha insegnato che, spesso, lo puoi trovare a un centimetro dalla punta delle scarpe, nella zampa di un cane che e’ il tuo amico per la vita o di un’altra punta di scarpe, vicina alla tua, preludio di un bacio. Ho imparato che l’infinito richiede un momento solitudine. Un attimo di solitudine assoluta, in cui si puo’ guardare e vedere e sentire senza distrazioni, senza parole, odori, note ne’ battiti di altri cuori.

 

Verso la fine dell’anno, appena trascorsa, mi sono seduta in solitudine a guardare l’infinito. A cercarlo ancora. Perche’ spesso lo smarrisco. Sola e in silenzio, mi sono sentita piccola con questa citta’ gigante alle mie spalle, in un paese gigante, in un mondo infinito esso stesso. Piccola e fragile. Eppure, nel silenzio, ho respirato profondamente e ho ritrovato tutto cio’ di cui avevo bisogno, “davanti” a me e non alle mie spalle. L’infinito e’ davanti. E non ha forme, non ha volti, non ha contorni. E’ cio’ che deve accadere e noi faremo accadere. E se non sara’ esattamente cio’ che avevamo sognato, sara’ abbastanza perche’ avremo avuto il coraggio di sognarlo.

 

La vita che verra’ sara’ mia. Saro’ io. Sara’ la mia voce, i miei chili di troppo, i miei balli per strada, le pedalate, un nuovo amico peloso, un bacio in punta di piedi, un conto in rosso, un treno, un aereo, un film. Sara’ tutto cio’ che conosco e amo. E sara’ tutto cio’ che ancora non ho. E non vedo l’ora.