Vincono la 65esima edizione dell’Eurovision Song Contest i Maneskin. La loro è una storia da copertina: dai concerti sulle strade del centro di Roma fino alla scoperta al grande pubblico, con la vittoria del programma X- Factor, poi il trionfo al recente Festival di Sanremo ed ora il palco di Rotterdam, nei Paesi Bassi. Il brano del successo è “Zitti e buoni”. Ma a stare zitti e buoni i Maneskin non ci stanno proprio e quando tornano, da vincitori, sul palco dell’Ahoy Arena cantano la versione originale della loro canzone con un testo non proprio socially correct e che era stato censurato dal regolamento.

Questo basterà ad accendere le polemiche al vetriolo accusando Damiano, il frontman del gruppo, di aver sniffato cocaina dietro le quinte. L’equivoco pretestuoso è una foto in cui il cantante è chino per raccogliere un bicchiere andato in frantumi e il gesto viene fatto passare per altro. La band romana finisce sul giornale Paris Match mentre i francesi, secondi sul podio dell’Eurovision, ne chiedono la squalifica. E’ subito smentita da parte dei Maneskin che, indignati, replicano di non far uso di droghe e si dicono disposti a qualsiasi verifica. Vittoria meritatissima è invece il giudizio da tutto il mondo. Persino Simon Le Bon dei Duran Duran twitta: “Amiamo quello che è arrivato dall’Italia”.

Intutile negare che la loro performance è stata travolgente, per la loro presenza scenica, per quel modo di stare sul palco che sembra divorarlo, per quell’energia che è un riaffacciarsi alla vita dopo mesi di isolamento e per quel suono rock che è anche un po’ gipsy e un po’ funcky. Si resta impressionati dai Maneskin per quel talento irriverente che s’impone e fa venire la pelle d’oca. Per quell’impudenza che ognuno di noi vorrebbe avere e per quella libertà di cui si finisce per essere spaventati e invidiosi.
E’ di nuovo rock’n’ roll con i Maneskin che portano l’Italia a vincere, dopo 31 anni, l’Eurovision Song Contest. E l’Europa riparte dalla musica alla presenza di quei 3500 spettatori” tutti tamponati”, che rappresentano il bisogno irrinunciabile di un ritorno alla normalità.