Il centro dove vado a curarmi i denti e’ per persone con un basso reddito e si trova ad Harlem. 

Premesso che:
– onestamente non ho mai trovato uno studio dentistico cosi asettico e attento alla pulizia come questo
– che ogni volta che vado, a qualsiasi orario, la sala d’attesa e’ piena come Zabar’s il giorno prima di Rosh Hashanah
– che io sono terrorizzata dal dentista, anche se deve solo passarmi il filo interdentale

Detto questo, ora vi racconto una storia:

Stamattina c’era particolare folla cosi la mia prenotazione delle 10.30 e’ slittata. 
L’attesa fa crescere la mia paura a livelli incontrollabili.

Ero l’unica donna bianca. 


Intorno a me – fra le altre – tre signore che sembravano uscite da un film di Spike Lee e che parlavano in spagnolo. Notando il mio malcelato nervosismo, una di loro mi ha chiesto se, per caso, fossi annoiata per le loro chiacchiere. Mi sono scusata e ho spiegato che me la stavo solo facendo sotto e che in piu’ dovevo tornare al lavoro. 
Abbiamo cominciato a chiacchierare. Mezzo inglese e mezzo spagnolo. 
Quando la dottoressa e’ uscita e ha urlato “Angela” (quando il cognome e’ impronunciabile come il mio scelgono il nome) e hanno visto che prendevo la borsa, hanno cominciato ad applaudire e dire “Angelina go go be strong”. 
La dottoressa sorrideva.
Sono tornata nella sala d’aspetto un’ora dopo: bocca gonfia di anestesia e un po’ imbambolata. E loro erano li’ e mi hanno accolta con le braccia alzate e un applauso. E mi hanno detto “Mio amor, it’s over”.

 

 

Ecco. Questa e’ casa mia
Sono arrivata come ospite, perche il mio paese mi aveva preso a calci in faccia.

Sono arrivata piena di pregiudizi, stereotipi, limiti e una mente chiusa come un cartoccio di paste la domenica.

E loro – questa gente – la mia gente, mi sta salvando

Ogni giorno.

E io sono grata.
Sono grata
Infinitamente grata

E sento un dolore cupo e devastante per quello che siamo capaci di fare a chi arriva dalla “morte” e, come me, ha solo bisogno di aiuto.