C’è un momento dell’anno in cui la primavera arriva a New York. Il più delle volte, purtroppo, non coincide con un tempo mite e assolato perchè ad aprile, a New York, ci sono ancora temperature a una sola cifra e, non sono rari, gli ultimi spruzzi di neve.
Per questo la primavera, qui, arriva con un evento che resta, da sempre, uno dei miei preferiti: il Tribeca Film Festival, che parte proprio oggi con la prima mondiale di “Love, Gilda”, il documentario dedicato alla vita di Gilda Reiner, icona culturale e protagonista del primo episodio del Saturday Night Live. A dirigere il documentario, un’altra donna, Lisa D’Apolito, che ha voluto fortemente portare a termine questo progetto per onorare la vita di una pioniera nel campo della satira televisiva, che diventò anche un simbolo di forza e determinazione nella sua lotta contro il cancro, che le fu diagnosticato proprio nel momento di massima felicità, grazie alla storia d’amore con Gene Wilder.
Nell’anno del #metoo e #Timesup non poteva esserci inizio più appropriato per un Festival che da 18 anni racconta la società che ci circonda, partendo da New York, certo, ma allungando lo sguardo altrove, tutto intorno a noi.
Il Festival, infatti, nato 18 anni fa, con lo scopo preciso di rivitalizzare una delle zone più colpite dall’attacco dell’11 settembre, ha sempre prediletto quella naturale vocazione all’attivismo che, poi, in qualche modo, è parte essenziale dell’arte, in generale, e del cinema, in maniera specifica.
Tanto che nell’introduzione di quest’anno, Jane Rosenthal, fondatrice del Festival con Robert De Niro, ribadisce in maniera categorica la necessità di essere attivisti in un paese la cui cultura è fortemente minacciata dalle “fake news” che diventano megafono per la diffusione dell’odio e dell’intolleranza.
Non a caso la Rosenthal cita una delle frasi più importanti di Martin Luther King, “il buio non può scacciare il buio, solo la luce può farlo. L’odio non può scacciare l’odio, solo l’amore può farlo”, per fare appello alla necessità da parte di tutti di essere vigili e di essere attivi, partecipando al processo democratico, quotidianamente.
Grazie a “I segreti di Matilde” seguirò i lavori del TriBeCa e ve lo racconterò’, perchè sia primavera di attivismo per tutti in ogni parte del mondo.