

Antonella Ruggiero, con il gruppo Matia Bazar, sul palco dell’Ariston nel 1983 cantava: “Roma dove sei? Eri con me. Oggi prigione tu, prigioniera io. Roma antica città, ora vecchia realtà. Non ti accorgi di me e non sai che pena mi fai”.
Mentre alla radio ascolto “Vacanze Romane”, la canzone vincitrice morale di quel Festival, avverto il lamento di Roma. Lei, divina, rilucente di grazia e decadente, in quest’estate di pandemia. Roma è la mia città. E quando scrivo “mia”, alludo a quel senso di appartenenza che è sopravvissuto a otto generazioni. La mia nonna paterna mi raccontava che un mio trisavolo, un po’ brigante, vendeva cavalli, appena fuori le mura cittadine. Mio padre è nato nel quartiere popolare di San Lorenzo, mentre la mia mamma è cresciuta a Borgo Pio, a pochi passi da via della Conciliazione, all’ombra di Piazza San Pietro. Fiera di questa romanità, percepisco la fatica di questa città oggi a resistere.
E allora la domanda è quasi scontata: come sono queste vacanze romane 2020? Quasi tutti i romani sono rimasti a casa, ma i più danarosi, hanno spostato la villeggiature nelle seconde case. Va di moda, quest’estate, scambiarsi le case. Amici che ospitano altri amici. E’ il Monopoli da Covid. E in valigia guai a dimenticare la mascherina e il gel igienizzante. Sì perchè i romani, indolenti e poco disciplinati, sanno dare prova di inaspettata responsabilità nelle emergenze. E così è stato anche durante i mesi di chiusura.
Dopo la versione leggiadra e goldoniana delle vacanze dei romani, passiamo a quella più cupa che coinvolge quasi 7000 famiglie. Nuclei familiari messi a dura prova da mesi di pandemia e costretti a rivolgersi agli sportelli Caritas e della Comunità di S.Egidio, per avere sussidi e pacchi alimentari. Sono loro le vittime di partite iva volatili, di contratti non rinnovati, di cassa integrazione insufficiente. Sono in tanti a non riuscire a pagare affitto e bollette. I senza dimora sono poi ormai 20mila. Sono anziani, ma anche giovani. Dormono agli angoli delle strade deserte, sotto il sole impietoso, ma che cosa succederà quando il freddo sarà di nuovo il signore delle albe romane?
A settembre torneranno i turisti? A settembre saranno prorogate le misure di contenimento dell’epidemia? Ce lo chiediamo tutti. Se nel 2019 ci sono stati quasi 20 milioni di arrivi nella capitale, nel 2020, a causa del virus, si registra un minimo storico di presenze. Non ci sono gli stranieri a Roma. Solo 150 alberghi su 1200 hanno riaperto. I taxi sono fermi ai posteggi. “In tempi pre Covid si riusciva a fare sette-otto corse al giorno. Oggi se si arriva a tre siamo fortunati”, mi ha detto, giorni fa, il tassista che mi portava alla stazione.
Il turismo non c’è e la gente lavora da casa. Nessuno pranza fuori. Nessuna pausa caffè al bar dietro l’angolo. Gli uffici, a causa del virus, sono chiaramente chiusi. Ho letto che si parla di 500 milioni di euro di fatturato perso per i ristoranti. Il 93% dei ristoratori ha riaperto ma oltre 3000 imprese potrebbero chiudere a settembre. Gli esperti di conti e tabelle annunciano che la ripresa sarà in primavera 2021, ma le perdite saranno riassorbite solo nel 2023.
Ma questo pronostico non tiene conto di come si comporterà il virus. A Roma ieri ci sono stati 131 nuovi positivi. Un record al negativo, mai raggiunto neanche in piena chiusura. E il 60% è un contagio di rientro, che è sbarcato nella capitale, soprattutto con quei giovani vacanzieri di ritorno dalle mete balneari in cui sono state riaperte discoteche, in cui il distanziamento sociale si è sciolto al sole.
Intanto Roma, silente, si concede a chi ha deciso di non lasciarla sola quest’estate. E il Comune le ha dato una mano, mettendo a disposizione della comunità i monopattini elettrici. Sono disseminati un po’ ovunque. Spuntano qua e là come le margherite, sui marciapiedi, nelle piazze, sul sagrato delle chiese e chiaramente anche dove non dovrebbero stare. Sono di colore bianco e verde, (forse a compensazione cromatica dell’ormai estinto verde pubblico). Costano al momento dello sblocco un euro e 25 centesimi al minuto per l’uso. E sono tanti i romani, che si concedono un giro open air nella capitale, in una Roma in questo tempo di pandemia sicuramente meno inquinata. Sono romani temerari che fanno lo slalom tra i crateri che si aprono nell’asfalto, cercando di evitare le famosissime buche romane. Loro sono sempre là, pericolose e insidiose. Candidate forse all’immortalità insieme alla città eterna.
Chissà cosa pensa della viabilità romana il regista Nanni Moretti, che ha voluto replicare a Ferragosto, con la sua vespa, il giro della capitale, esattamente 27 anni dopo l’uscita del suo film “Caro Diario”. Un lungo piano sequenza, non più alla Garbatella, ma questa volta alla scoperta del quartiere Prati, avvolto da uno strano silenzio che – credetemi – parla! E non c’è peggior sordo di chi non voglia intendere!





