E’ passato un mese dal primo caso accertato e ancora non si capisce quale sarà lo sviluppo del contagio in Bangladesh. Nove dei sessantaquattro distretti in cui è suddiviso il Bangladesh sono interessati al contagio. Il numero maggiore di casi positivi si riscontra nel distretto di Dhaka. Ad oggi le persone colpite dal virus sono salite a 70, 8 i deceduti. Sono state messe in quarantena 64.236 persone, isolate 387.

Sono stati fatti solamente 2113 test e solamente alle seguenti categorie: persone che ritornavano da paesi già contagiati, persone sintomatiche con altre patologie, persone colpite da polmonite atipica, persone sintomatiche già in ospedale, personale medico o chi è entrato in contatto con persone già contagiate.
Scuole, università sono state chiuse il 18 marzo dopo che gli studenti dell’università di Dhaka avevano iniziato uno sciopero della fame per evitare che nelle case dello studente affollatissime potesse scoppiare una pandemia. Il 17 marzo avevamo già avuto la prima vittima. Da lì la paura ha preso il sopravvento e sempre più persone hanno cominciato a lasciare Dhaka in massa, prendendo d’assalto autobus, treni e traghetti. Il 25 marzo il governo ha imposto il blocco delle comunicazioni interdistrettuali, portuali e aeree. Nessun aereo arriva o parte dal Bangladesh. Gli stranieri e il personale diplomatico hanno avuto la garanzie che saranno curati nelle strutture messe a disposizioni dal governo nei migliori dei modi, pagando ovviamente, e per coloro che intendono lasciare il paese ci sono accordi con il paese d’origine per l’organizzazione di voli charter. Un paio di giorni fa è partito un aereo di cittadini americani, ieri uno di giapponesi.
E’ sempre una brutta cosa quando gli americani cominciano ad andarsene. Con la loro rete di informazioni quasi sempre perfetta, sicuramente sanno qualcosa che noi non sappiamo. Forse hanno previsto un’esplosione di casi incontrollabile e viste le condizioni sanitarie e organizzative di questo paese hanno pensato bene di andarsene prima che sia troppo tardi. In realtà la situazione non è ancora chiara a nessuno qui. E’ già passato un mese ma la crescita esponenziale che abbiamo visto succedere nei vari paesi europei e ora in America, qui non si sta verificando. Se ogni giorno l’Italia ha Conte, New York ha Cuomo, ecc. ecc; noi qui abbiamo l’impassibile signora Flora (nome completo Merjabin Sabrina Flora) che con quel suo tono monotono ci aggiorna sulla situazione che è nel bene o nel male sempre uguale. Oggi abbiamo avuto tre nuovi casi, uno è un maschio di trent’anni, uno un maschio di sessanta, uno un maschio di novanta. Il primo era ritornato in Bangladesh dall’Arabia Saudita, il secondo è entrato in contatto con il primo perchè, nonostante gli fosse stato detto di rimanere in quarantena, ha invitato il secondo a pranzo, e così via ogni giorno. I casi non superano mai i cinque al giorno, alcuni giorni sono addirittura zero.

A parte i supermercati, le banche, le farmacie e i mercati all’aperto, qui non ci è stato detto di rimanere in quarantena ma solo di evitare di uscire, se non per le cose essenziali. Che poi le cose essenziali sono diverse per ognuno di noi e cosi c’è chi va in moschea il venerdì anche se il governo ha vietato gli assembramenti di qualsiasi natura, compresi quelli religiosi e chi deve avere sempre le uova fresche per colazione. Insomma c’è sempre troppa gente per strada. Senza contare gli assembramenti dei poveri che aspettano il camion di aiuti del governo e l’assembramento degli operai delle fabbriche tessili, il vero motore dell’economia del Bangladesh, che sono ancora aperte a cui si aggiungono i rickshawallah che girano senza meta e senza passeggeri e che sostano davanti a casa aspettando che qualcuno gli dia qualcosa. Le iniziative a loro favore sono tante. Mentre il governo sta ancora perdendo tempo per compilare una lista ufficiale di chi ha bisogno di aiuto, le organizzazioni private di volontariato si danno da fare per distribuire cibo, pasti o anche solo soldi a chi si presenta loro davanti, senza bisogno di liste, preoccupandosi solamente che mantengano una giusta distanza. E’ rincuorante sapere che nel momento del bisogno qui i privati donano e donano tanto ad organizzazioni di volontariato. Il crowdfunding è un concetto che qui si è viluppato e funziona da decenni, molto prima che nascesse Google.
Anche senza avere un numero sufficiente di dati attendibili, c’è chi come l’organizzazione mondiale della sanità ha previsto due milioni di morti qui in Bangladesh. Come siano arrivati a una stima così non si sa, forse dando per scontato che ci sono molte persone povere, malnutrite, debilitate, senza accesso a strutture sanitarie decenti, ecc. ecc. Fatto sta che il progredire del contagio è molto lento.

Ci sono studi, non confermati, che dicono che i virus rallentano a determinate alte temperature. Ecco io spero che sia vero e prego, come chi adesso si attacca alla sua fede, qualunche essa sia, che in queste bellissime giornate di sole, la temperatura da un mese a questa parte si aggira ogni giorno intorno ai 35 gradi, questo maledetto virus si stanchi, come ci stanchiamo noi umani ad andare in giro e invito i piu’ grandi virologi, data scientist e ricercatori a venire qui, studiare questo mostriciattolo da vicino per sapere finalmente cosa ne sarà di noi, se moriremo veramente così in tanti o se invece, grazie al sole e all’umidità, ci salveremo.



