
E’ difficile fare delle medie in Bangladesh e anche quando vengono fatte, non hanno molto senso.
Il paese è molto polarizzato, si va da un estremo all’altro e la via di mezzo non rispecchia la realtà.
Vi faccio un paio di esempi.
Ci sono i super ricchi ovvero gli imprenditori, gli industriali nel settore delle telecomunicazioni e dei grandi gruppi industriali che accumulano ricchezze enormi anche per gli standard occidentali e sono spesso in grado di manipolare legislazioni a loro favore. Hanno proprietà a Dubai, Singapore per non parlare poi del Canada. C’ è una zona di Toronto che viene chiamata ‘Begum Bari’ ovvero la città delle donne. E’ composta di case di proprietà di industriali ma soprattutto politici o membri dell’amministrazione pubblica bengalesi, acquistate non si sa con quali mezzi, ma lo si puo’ ben immaginare, abitate dalle loro mogli e dai loro figli con la scusa che frequentano li’ l’universita’ mentre loro fanno avanti e indietro, per stabilirsi li’ definitivamente se, a casa, il loro partito va all’opposizione.
Dall’altra parte ci sono i super poveri, quelli che vivono con meno di un dollaro e novanta al giorno, considerato il valore internazionale che definisce la soglia di povertà, che non hanno un conto in banca ma che in banca non verrebbero neanche fatti entrare, vivono sui marciapiedi, non hanno accesso a nulla e vivono di donazioni.
Fare una media fra queste due categorie di persone è ovviamente sbagliato perche’ la media che ne esce non rappresenterebbe la realtà. Se uno possiede 100 e un altro 0 la media fa 50, ma questo 50 non esiste.
Lo stesso succede se consideriamo la scolarizzazione.
Accedere alle migliori università pubbliche avviene solo ed esclusivamente attraverso un esame di ammissione. Uno su dieci ce la fa, gli altri dirottano verso le università private, ce ne sono più di quaranta solo qui a Dhaka, anche se quelle che hanno un’apparenza di universita’ sono solo 4 o 5, oppure sono delle specie di università statali, non so neanche io come bene definirle, che non sono altro che istituti superiori trasformati dal giorno alla notte in università, senza valore nè per reputazione nè per la qualità di insegnamento, valutate meno di zero sul mercato del lavoro che sfornano ogni anno migliaia e migliaia di persone senza ambizioni e qualità applicabili.
C’ è chi puo’ recarsi all’estero a studiare e chi non ha accesso nemmeno alla scuola del paese; chi si laurea e chi non riesce a terminare le elementari perchè deve andare a lavorare per aiutare la famiglia.
Chi va a fare il dottorato nelle piu’ famose università americane per poi venire assunto da Google, Amazon o Apple e chi, anche se laureato, si deve accontentare di lavoretti mal pagati.
Se facciamo una media fra queste due categorie di studenti ne esce un Bangladesh con un tasso di istruzione competitivo. Non e’ vero. C’è chi sa troppo, e che molto spesso anzi quasi sempre, non mette il suo sapere a disposizione del paese dove lo ha acquisito, e chi non sa nulla, ne’ leggere ne’ scrivere.
C’ è chi dice che il Bangladesh non sia un paese per donne. Non è vero neanche questo. Lo si dice spesso dell’India e per vicinanza si pensa che sia la stessa cosa anche qui in Bangladesh. Li’ il 99% dei matrimoni è combinato, per non correre il rischio di andare fuori casta, esiste il rogo delle streghe, e la religione induista impone che la vedova segua il marito sulla pira funeraria, tradizione vietata per legge ma non di fatto, e gli incidenti domestici che in realtà nascondono uxoricidi per risposarsi e ottenere una nuova dote. Tutto questo non succede in Bangladesh anche se la religione musulmana a tutti gli effetti difende il patriarcato anche attraverso le leggi come quella per esempio sull’eredità.
Anche qui la società è molto divisa e si va da un estremo all’altro: chi difende il femminismo e chi addirittura lo addita quale causa della violenza sulle donne.
Il pretesto per parlare di questo viene purtroppo dai fatti di cronaca che hanno visto negli ultimi mesi un aumento dei casi di stupro e di violenza domestica mai conosciuti prima o forse soltanto nascosti o non denunciati. Vedo donne, ma soprattutto tantissime ragazze, che saranno donne domani, che stanno fortunatamente prendendo coscienza dei propri diritti, di come vogliono essere trattate, sia a casa che a scuola o sul lavoro, e che denunciano quello che non va loro piu’ bene. Siamo arrivati a questo punto grazie all’immenso lavoro delle organizzazioni non governative, sia locali che internazionali, che operano qui in Bangladesh e che stanno educando, partendo proprio anche dal basso, una nuova classe di donne attente, coscienti e agguerrite che conoscono i propri diritti e li vogliono difendere, a prescindere dal ceto sociale a cui appartengono.
Sono quarant’anni che al governo del Bangladesh si avvicendono un primo ministro donna, prima una, la figlia del padre del Bangladesh indipendente, poi assassinato, e poi l’altra, moglie del primo presidente del Bangladesh indipendente. Ma non si puo’ dire che siano state ne’ l’una ne’ l’altra paladine dei diritti delle donne anche perchè non si sono fatte strada nella politica per meriti ma perche’ appartenenti a famiglia politiche, dove il potere si tramanda di padre in figlio o da marito a moglie.
Il fatto che anche la questione femminile sia polarizzata lo dimostra un recente intervento di un parlamentare proprio all’interno della discussione in parlamento sulla decisione di applicare la pena di morte a chi e’ colpevole di stupro, poi alla fine passata, il quale appunto indicava il femminismo come la causa per cui le donne vengono violentate. Piu’ ti opponi e piu’ ti stuprano, la morale di fondo; piu’ difendi le tue libertà e piu’ ti rendi preda di uomini che fraintendono il tuo concetto di libertà.
Un concetto questo non nuovo perchè proprio di un certo partito fondamentalista islamico, a cui il parlamentare si riferiva, che anche in passato aveva paragonato le donne a un frutto esotico particolarmente succulento da non poterne fare a meno, che pretende che le donne rimangano dentro casa per non tentare l’uomo della strada e se escono devono coprirsi da capo a piedi sempre per non indurlo in tentazione, meglio se rimangono comunque a casa a fare figli e accudirli e saper far di conto giusto quel tanto per aiutare il marito a fare i conti della spesa. Se da una parte abbiamo l’ignorante che usa la religione per giustificare i suoi comportamenti, dall’altra abbiamo voci femminili molto forti e agguerrite che occupano sempre piu’ posti di prestigio, per non dimenticare che l’80% della forza lavoro delle industrie del tessile è donna.
Moltissima strada rimane ancora da fare soprattutto per impedire i matrimoni delle spose-bambine. Il matrimonio con una minorenne è vietato in Bangladesh per legge ma la stessa legge lo giustifica se il marito la sposa per compiere un atto di bene nei confronti della sposa e della sua famiglia. In altre parole se la sposa –bambina appartiene a una famiglia poverissima, il matrimonio è giustificato.
Confido nel lavoro delle organizzazioni non governative che aiutano le donne che non sarebbero in grado da sole di protestare; confido nei movimenti delle donne, nelle associazioni per la difesa dei diritti delle donne, nei blog delle femministe che insegnano e sono fonte di ispirazione per chi poi dovrà insegnare a quelle donne che non sanno ne’ leggere ne’ scrivere.
Ecco, come c’e’ il super ricco e l’ultra povero, l’analfabeta e l’istruito, ci sono donne molto deboli e donne molto, ma molto forti e combattive che nulla hanno da invidiare alle donne del Me Too e che stanno passo dopo passo cambiando questo paese e apportando importanti modifiche alle leggi e all’opinione pubblica anche qui in Bangladesh.





