Brusa ea vecia, panevin, pignarul, foghera, briolo, sono solo alcuni nomi con i quali è conosciuta nel Veneto Orientale, la tradizione dei grandi falò di inizio anno  e che sono una irrinunciabile tradizione popolare dell’Italia nord-orientale e dell’Emilia occidentale (non solo Veneta dunque) e consistente nel bruciare delle grandi cataste di legno e frasche nei primi giorni di gennaio, solitamente la vigilia dell’Epifania.

 Data la sua larga diffusione, ne esistono moltissime versioni e denominazioni. In Riviera del Brenta si è soliti bruciare anche un fantoccio raffigurante una “vecchia” (appunto Brusemo ea vecia) e che simboleggia l’anno appena passato che brucia e che se ne va.

 

 

Pare che questa usanza derivi da riti purificativi e propiziatori diffusi in epoca pre-cristiana. Addirittura i Celti, per esempio, accendevano dei fuochi per ingraziarsi la divinità relativa e bruciavano un fantoccio rappresentante il passato. Mentre il falò ardeva, i contadini in cerchio gridavano e cantavano varie formule augurali. Una forma di condivisione ed aggregazione sociale quasi come a significare che l’unione tra tutti è sicuramente un forte antidoto contro la “scarogna”.

Rimasta intatta come rituale da svolgersi nella vigilia dell’Epifania, ancor oggi la fiamma simboleggia la speranza e la forza di bruciare il vecchio (non a caso si può bruciare la “vecchia” posta sopra la pira di legna).

 

 

Il rogo è talvolta benedetto dal parroco e lo scoppiettare dell’acqua santa nel fuoco viene identificato con il demonio infuriato che fuggiva.

La direzione del fumo e delle faville (talvolta alzate di proposito dai contadini usando una forca) viene letta come presagio per il futuro. I vecchi contadini poi, interpretavano il futuro attraverso la direzione che le faville prendevano. Una sorta dunque di sabba che però era ben accetto dalla chiesa. Riporto il detto popolare più vicino a noi, vediamo che sa interpretarlo:

 

«Fuive verso sera
poenta pien caliera.
Fuive verso matina
poenta molesina.
Fuive a meodì
poenta tre olte al dì.
Fun a bassa
poenta pien cassa»

Dai va, vi aiuto…

«Faville verso ovest
calderone pieno di polenta.
Faville verso est
polenta molliccia.
Faville verso sud
polenta tre volte al giorno.
Fumo verso sud
cassa piena di polenta»

Dunque se le faville vanno verso est…anno poco propizio. Per il resto, ci si accontenta di ogni altra direzione esse prendano.

E quest’anno? Dove andranno? Non ci resta che scoprirlo la notte magica dell’Epifania, col naso all’insù, tutti a guardare il grande falò stretti l’uno all’altro e con un bel bicchiere di vin brullé in mano.