A volte ripenso a quell’incontro di diversi anni fa, quegli occhi azzurri che mi fissavano e a quelle due parole : “Sto male!”… poi le tue lacrime.
Era una mattinata tranquilla. Stavamo andando sul Mar Rosso.
Partenza all’alba. Fra i tanti passeggeri insonnoliti ed eccitati per l’inizio della loro vacanza, mi aveva colpito quella bambina che tenevi sulle spalle. Appena vista mi aveva fatto pensare alla mia. Il suo sguardo incantava.
Quante vite mi passavano davanti… passati e presenti sconosciuti.

L’aereo era pieno, l’imbarco era stato un po’ lento, noi dell’equipaggio sapevamo che quel volo sarebbe stato impegnativo.
Dopo circa un’ora dal decollo mi chiamavi per chiedere dell’acqua, ancora una seconda e una terza volta…
Poi ti affacciavi nel galley in cerca di aiuto.
In quel momento ero sola e ti ho osservato con attenzione…ti chiedevo se avevi bisogno di qualcosa, se volevi cercassi un medico. Rispondevi che avresti voluto solo un po’ d’aria.
Sdrammatizzai dicendoti che ti saresti dovuto accontentare di una bocchetta dell’aereo per qualche ora, ma che potevi restare lì. Intravidi un mezzo sorriso.
Così ci siamo ritrovati circa quindici minuti in silenzio…poi sei scoppiato a piangere e continuavi a ripetere: ”Sto male!” …” Ho un tumore, lo so da poco, non mi resta molto. Mia moglie non ne conosce la gravità … stiamo andando in vacanza. Quella è la mia bambina…è tutta la mia vita. Ho paura.”
Ancora una volta mi ritrovavo ad ascoltare qualcuno che, forse, aveva bisogno di me…

Intorno a noi c’era tanto rumore, persone che ridevano, parlavano, chi dormiva, chi leggeva, chi mangiava…poca luce, poca aria.
Fuori dal finestrino tanto azzurro, come i tuoi occhi.
Sotto di noi tante nuvole…eravamo lassù, così tanto separati dalla terra eppure così maledettamente vicini, con tutta la nostra parte “terrestre”, che non smette mai di rammentarci la fragilità di noi piccoli esseri umani.
In quel momento pensavo di essere vicino a Dio e il tempo si era fermato.
E proprio allora mi hai regalato una grande testimonianza d’Amore e hai accettato le mie parole di speranza. Hai pianto e poi ti è tornato il sorriso.
Tornasti al tuo posto, dalla tua famiglia.
All’arrivo ci siamo salutati e mi hai lasciato quella preghiera.
Quante riflessioni ancora mi girano in testa e quante domande.

Volando, viaggiando, allontanandosi dalla propria casa, dalle proprie certezze e dai propri affetti guardi il mondo con altri occhi. A volte attraverso quelli di un bambino, altre di un anziano, di un malato, rifletti… Capita di sentirsi soli, ma alla fine, non lo si è mai.
Ritrovi la tua vita in quella di chi incontri una sola volta, per caso.
Ti riconosci persino nello sguardo di un altro, che non rivedrai mai più.

Caro passeggero, ancora oggi, dopo tanto tempo mi ritorni in mente.
Sono certa che la vita ti ha riservato grandi cose. Magari quel giorno per te sono stata una piccola consolazione, sono stata quella persona sconosciuta con cui hai potuto parlare e liberarti. Capita a tutti, almeno una volta nella vita di sfogarsi con un estraneo, di raccontargli in poco tempo tutto di te, come se fosse un tuo vecchio amico.
Oggi voglio lasciare queste parole a chi sta leggendo questa lettera, a chi mi conosce, a chi ha paura di non farcela, a chi vede il bicchiere mezzo vuoto.
Oggi ripeto ciò che tu mi hai detto quel giorno, prima di scendere dall’aereo:
“Buona fortuna! E non smettere mai di sperare e di volare in alto…”
Fiducia e Amore oltre le nuvole.
Grazie, Laura