Da quando non ho più i miei amati genitori, tutto in me si è assopito, tutto è più incerto, i momenti malinconici sono sempre più presenti. Amo perciò, sfogliare vecchi album fotografici di famiglia, oppure ascoltare racconti dalle persone care. Nonostante questa enorme tristezza che mi accompagnerà per sempre, vi confesso che ricevo tantissimo affetto, da amici e parenti tutti. Un grazie particolare va dato ai miei due zii, Titti e Franco.

Loro, unitissimi da sempre pur essendo tanto diversi… loro, indissolubili e innamorati come due adolescenti. La zia, una donna molto bella di aspetto e nell’animo, da ragazza, la Titti, fece perdere la testa a quel giovanotto alto, longilineo un gran bel pezzo di ragazzo targato Puglia. Si trasferì a Milano per andare a lavorare in banca. Si conobbero a una fermata del tram e da lì, scattò il grandissimo amore. Per amore la zia, ha subìto pazientemente il Jazz, tanto amato da zio.

Mille, le loro presenze ai concerti, incontri di musica, per la musica stessa. E anche quando erano in viaggio per qualche città, al centro di tutto, oltre alle visite culturali, c’era sempre. La zia Titti, accettò poi il trasferimento dalla sua Milano, prima in altre città, poi definitivamente a Bari. Città che l’ha accolta con il suo caldo, i taralli, le focacce e tanto altro. Da allora, non è più tornata nella bella Milano, ma si inserì da subito con tanta gioia nella nuova famiglia.

I miei nonni la amarono come una figlia e lei si sentì accolta da tutti loro. Mia mamma poi adorava quella cognatina. Tante sono state le festività e le vacanze trascorse insieme agli zii. Sin da piccola era per me una gioia incontrarli e fare chiacchiere con la dolce Titti, la zia più giovane che avevo. Con lei potevo parlare e fare preziose confidenze. Ricordo ancora quando ricevetti i suoi complimenti perché mi ero truccata gli occhi molto bene. Erano le mie prime pennellate che tentavo sul viso, e lei mi seguiva con amore.

Con la sua voce e i suoi lineamenti delicati, mi riempie di coccole e insieme a zio Franco, ancora oggi al telefono, mi domandano: “Ci vu bena?”. Nel nostro gergo pazzo significa: “Se voglio bene…”. Sì, nella mia famiglia materna abbiamo sempre inventato strane parole. Siamo sempre stati bizzarri! “È certo che ci vu bena, anche tanto, tanto!”. Grazie per tutte le attenzioni e coccole sincere che mi fate, zii, la vostra amata Chicca