Prendo tra le mani il libro “Faremo foresta” di Ilaria Bernardini.
Mi colpisce la copertina punteggiata di alberi e di verde. Il disegno è, appunto, una foresta. Ci sono due donne. Una stringe un bimbo tra le braccia, l’altra tiene un cestino da cui fanno capolino rami fioriti. Nella mia testa è questa la prima immagine del libro e la trovo rassicurante. Una prima impressione che mi invita a leggere.
Il racconto inizia con la fine del matrimonio di Anna che resta con un figlio piccolo. Una giornata impregnata di afa e calore estivi a cui si appiccica anche il malore della sua amica, Maria, colpita da un aneurisma cerebrale. E’ il giorno del disastro. E’ il giorno della decadenza del corpo e dell’anima. E’ il giorno in cui tutto crolla e tutto riparte. Il linguaggio puro e severo esprime bene quella melanconica ironia che porta, invece, leggerezza e speranza. Ilaria Bernardini scrive:
“Andrà tutto bene”. Interrompo la lettura e libero un respiro di sollievo che sgonfia i polmoni. Mi sento meglio. Voglio sapere di più di Ilaria Bernardini. Milanese, classe 1977, classe e basta. Scrive da sempre. I suoi romanzi vivono la felice metamorfosi di trasformarsi in sceneggiature e le sue storie si stendono comode sulla pellicola. Diventano film. Questo perché la creatività tutto unisce. Il titolo del suo libro “Faremo foresta” contiene in sé l’idea di questo movimento che ramifica e intreccia più vite, più anime. Uniti come le piante del terrazzo di Anna che profuma di menta e si tinge dell’ocre intenso dei girasoli, mentre le braccia erbose degli alberi di limone e di fico si lasciano toccare dalle stagioni.
“Passata la folata- scrive l’autrice – il futuro è scomparso ed è ancora autunno. E’ arrivato il presente ma era un presente nuovo”.
Il terrazzo è la metafora della rinascita per le due donne che fanno nuovi incontri e si aprono al mondo. Il senso della fioritura sta nelle mani che sanno di terra e di più terre.
La siccità viene spazzata dall’acqua che fa germogliare nuove emozioni. La paura si scioglie nella pioggia che cade sui palmi aperti e fa il solletico alla lingua in fuori. Tutto questo – spiega la scrittrice – per tornare a essere felici. Il libro con il suo abbecedario botanico dà l’ idea del viaggio e della conoscenza di sé. Mi sono fermata di nuovo e sempre più curiosa. Leggo che Ilaria Bernardini si laurea in Filosofia della Scienza con una lunga intervista alla poetessa Alda Merini. Nella sua scrittura l’accurata ricerca delle parole trascrive una metrica tutta poetica sul senso della vita. Continuo a cercare su internet e viene fuori che l’autrice è anche una delle voci di Mtv. Scopro una voce calda e rassicurante come la sua scrittura, garbata e gentile.
Torno al romanzo “Faremo foresta” e ripeto il titolo piu’ volte. Avverto subito una certa musicalità nelle parole. La stessa Bernardini in un’intervista sottolinea quanto il titolo del libro nasconda un suono preciso, che produce un movimento, una rivoluzione interiori. Mi sembra di vederlo il terrazzo di Anna, osservo con quanta cura Maria, esperta giardiniera, taglia i rami secchi, pota le piante e rinvasa la terra. I polpastrelli sporchi di terriccio bagnato sono la prima regola per essere felici. Toccare più cose, crescere e vivere.
Proprio quello che Anna insegna al suo bambino, Nico. Proprio quello, che ognuno di noi non dovrebbe mai smettere di fare: toccare più cose e imparare.