



Già nel Medioevo nella cittadina abruzzese di Castelli, fuoco e legna ardevano nelle grandi fornaci dei monaci benedettini che usavano l’argilla per produrre bellissime ceramiche. Una materia prima di cui il territorio abbonda e che nei secoli è diventata arte. E a riprova di quanto la ceramica, con la sua lavorazione e la sua storia di lavoro indefesso, siano parte di questo borgo da sempre, è che persino Carlo Levi, impressionato dal soffitto interamente maiolicato della Chiesa di San Donato, la ribattezzò “la Cappella Sistina della maiolica”. Da questo piccolo borgo montano, appoggiato su uno sperone roccioso tra dirupi, boschi e crepe di torrenti, alle falde del Gran Sasso, giunge il presepe che oggi campeggia in Piazza San Pietro.
I ceramisti sono stati gli allievi e i professori dell’istituto d’arte “F. A. Grue”, che nel decennio 1965-1975, seppero creare un complesso scultoreo di 54 statue sul tema della Natività. Le opere contengono anche espliciti riferimenti ai grandi fatti che hanno segnato la storia umana. E’ per questo che nell’allestimento selezionato per Piazza San Pietro c’è anche un insolito angelo cosmonauta per ricordare l’allunaggio del 1969. Trovo che questo presepe sia rivoluzionario, innovativo nello sforzo creativo, ma anche fortemente radicato nella tradizione, nello slancio genuino verso l’essenza delle cose. Più che mai, in questo 2020 surreale e grottesco, la riscoperta dei veri valori passa attraverso la semplicità che è anche grandezza.
Nelle forme arrotondate delle statue del presepe di Castelli ci vedo questa plenitudine di amore per la vita. Ritrovo la nostra contemporaneità che si misura con le grandi sfide della storia. L’esistere dopo ogni guerra, dopo ogni sconvolgimento. L’esistere anche dopo questa pandemia. Che si chiami Buona Novella per i cristiani o semplicemente l’alba di un giorno più lungo dopo il solstizio d’inverno per i non credenti, il Natale ci fa sperare che rinascere sia sempre possibile. E la speranza è di tutti. Quest’anno il messaggio di rinascita è la luce e il colore della ceramica di Castelli, come ci spiega Giulio Marcone, Responsabile dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Teramo.
Riprese e montaggio a cura di Simone Chiappetta e Giulio Marcone.



