Nena si era addormentata, ma Lavì era talmente appassionata a quel racconto che continuò la narrazione. Si immaginava tutto ciò che le sue parole descrivevano, perché prima ancora di diventare lettere scritte e disegni erano già idea e visualizzazioni nella sua mente.
Così prese la penna e iniziò a scrivere tutto, non voleva dimenticare. Non voleva perderlo.
In quel racconto fantastico confluivano memorie di vita vera e di una persona a lei molto cara.
Temeva che il tempo sporcasse il racconto di Sandy, per questo decise di trascriverlo.
Le parole correvano velocissime sul foglio.
Continuò a creare quella storia, che in realtà, conosceva benissimo. Aggiungeva dettagli e colori, ma la penna andava da sola. Più tardi ne avrebbe riportato anche la parte iniziale.
Ora voleva solo proseguire :

“ Era inequivocabile quale sarebbe stato il destino della chiave sorella.
La maggiore aveva aperto il casolare, rimasto chiuso da tempo e la minore avrebbe aperto il lucchetto, guardiano della misteriosa scatola di legno.
Ancora una volta, come in tante altre occasioni, Sandy aveva avuto un’ottima intuizione e aveva fatto la scelta giusta, prendendo quelle chiavi.

L’amica dai lunghi capelli rossi tirò fuori il piccolo baule, che pareva incastonato in quel grande tronco.
Lo pose a terra. Le tre amiche ora sedevano in cerchio, al centro di quell’incantevole radura illuminata dal sole, vicino al pianoforte.
Ecco le tre adolescenti che, giocando a fare le grandi, ingenuamente, godevano ancora di ciò che le divertiva ed emozionava.
Ecco quel bel numero tre, seduto con le gambe incrociate e a piedi nudi.
Si poteva sentire di nuovo il battito dei loro cuori che accelerava.
Le ragazze si lanciavano sguardi complici. Sapevano che quel caldo pomeriggio estivo, avrebbe donato loro un altro momento indimenticabile, che sarebbe rimasto indelebile nelle loro vite e le avrebbe segnate per sempre.
Poco prima, il passaggio attraverso quella porta, in un’altra apparente dimensione, ora una scatola, sigillata da un lucchetto.
Un piccolo forziere di legno rugoso, usurato dal tempo, conservato lì, nella pancia di quel tronco, figlio della terra, da chissà quanto. Chi lo aveva nascosto e perché?
Forse era stato il pianista. Si poteva pensare che il musicista lo avesse riposto lì per metterlo al riparo dalla pochezza e dalla superficialità degli uomini.
Chi lo avesse trovato avrebbe avuto il tesoro dell’esistenza e già varcato la soglia del vecchio casolare.
Stavolta, però, non si trattava di un tesoro di monete d’oro o di gioielli, ma di essenza, di vita, di concetti e di sentimenti.
Un giro di chiave, fatto da Sandy e il lucchetto fece click!
L’amica dai riccioli biondi aprì la scatola.
All’interno c’era solo una lettera. La busta un po’ ingiallita e aperta.
Sandy sfilò il foglio. Erano raffigurati i quattro elementi, Aria, Acqua, Terra e Fuoco, disegnati con inchiostro nero, un po’ sbavato, come se si fosse bagnato in un angolo.

Quei simboli non erano del tutto nuovi alle ragazze, ma non ne avevano mai approfondito il vero significato, appena accennato a scuola e, forse, sottovalutato.
Cominciarono a parlare tra loro, ognuna esprimeva un concetto con una sorprendente chiarezza e proprietà di linguaggio. Parlavano calme e pacate, come se fossero state ipnotizzate da quelle immagini, che le avevano letteralmente sorprese e al tempo stesso ispirate.
I quattro elementi…
Tutte e tre avevano i piedi nudi a contatto con la Terra, l’Aria fresca e rassicurante nella radura entrava dalle narici per insinuarsi nei polmoni. La lieve brezza le accarezzava.
Il Fuoco del sole cocente di luglio scaldava i loro corpi fino a farli scottare.
E poi l’Acqua, la fresca acqua della sorgente nascosta nel castagneto da cui avevano bevuto e si erano bagnate.
Ognuna scelse il suo elemento.

L’amica dai capelli rossi aveva scelto il fuoco, quella dai riccioli biondi la terra e Sandy l’acqua.
E l’aria? L’Aria, intangibile e inafferrabile, senza la quale sarebbe impossibile vivere, che rappresenta il respiro cosmico e che è energia vitale, le avvolgeva tutte e tre.
La Terra, solida e rigogliosa simboleggia la materia primordiale. Accoglie la vita e la nutre.
Il Fuoco, elemento purificatore, racchiude in sé il principio della vita, che scaturisce dalla sua energia.
Infine, con loro, quel pomeriggio c’era anche l’Acqua, fonte della vita, che dalla sorgente diventa torrente, poi fiume fino a giungere al mare. Oltrepassando le difficoltà che incontra lungo il suo cammino sa addentrarsi fino alle profondità della terra.
E Sandy aveva trovato il suo elemento.
Quel giorno, varcando il portone del casolare abbandonato, era cresciuta, aveva salutato e lasciato fuori la porta la sua fanciullezza. Aveva compreso che la vita le apparteneva, non voleva più essere limitata o influenzata da nessuno. Né da sua madre, nè da chi le girava intorno.

Aveva trovato l’Acqua, che, in assoluto, tra i quattro elementi era quello che la rappresentava maggiormente.
Pensava a quella terra, dove era nata, come lei, ancora acerba e pronta a fruttare.
Sentiva il fuoco che le ardeva dentro, la sua vitalità repressa, la voglia di urlare solo per poter essere ascoltata e di farsi sentire.
Infine l’aria, che in quel luogo le aveva dato benessere, l’aveva rinfrescata e ristorata dalla calura estiva.
Condivise con le amiche questi pensieri.
Chiuse il piccolo baule, ma tenne il foglio.
Come in un rito sacrificale, dopo che ognuna aveva scelto il proprio elemento e aveva parlato, il foglio fu diviso in quattro parti. La ragazza rossa prese la carta del fuoco, la bionda la terra, Sandy l’acqua. L’aria fu stracciata in piccolissimi pezzi e fatta volare via.
Riposero la scatola nel tronco.
La luce del sole iniziava ad affievolirsi, i raggi non illuminavano più la radura.
Probabilmente si era fatto tardi, a breve sarebbe sopraggiunto il crepuscolo.
Le ragazze dovevano tornare a casa, avevano perso la cognizione del tempo, ma rammentavano chiaramente che avevano tanta strada da fare. Dovevano riprendere le biciclette e rincasare quanto meno per la cena.
Quando si voltarono non trovarono più il pianoforte. Ma potevano udirne ancora la melodia.
Dolce musica della propria vita, delle loro esperienze, dei loro sogni e della speranza di realizzarli.
I quattro elementi di Sandy si intrisero di un altro grande significato.
Le tre amiche avevano scoperto il significato delle loro essenze, per la prima volte si erano poste domande esistenziali e avevano messo un piede nell’età adulta.
Erano pronte a “diventare grandi “.