Profeta? Indovino? Cantastorie dei nostri tempi? Chi è Abighya Anand? E’ un giovane indiano esperto di astrologia che il 22 agosto 2019 aveva predetto l’attuale epidemia. Aveva spiegato, che l’allineamento dei pianeti Marte, Giove e Saturno, sarebbe stata una sfavorevole congiuntura, capace di esercitare un’influenza negativa sulla Terra. Così anticipava la diffusione del virus.

L’asse si sarebbe spezzato il 1 aprile, rendendo invece la guarigione possibile. E secondo Anand il prossimo 29 maggio coinciderebbe con la fine della pandemia. E veniamo alle statistiche: anche se ieri il numero dei guariti ha superato i 200 mila e ciò significa che il 20% colpito dal virus ne è uscito, il numero dei contagiati, nel mondo, ha raggiunto il milione di casi e superato il tetto di 50 mila morti. E allora auguriamoci che la previsione di Anand si avveri davvero, per poterci lasciare questo tempo di apocalisse alle spalle.
La storia della nefasta profezia per questo 2020 era stata raccontata ancora prima nel Cinquecento da Nostradamus. Nelle sue famose terzine il veggente francese ci aveva messo in guardia da una terribile pestilenza, “una tempesta d’acqua che si abbatte su una nave”, per riportare le sue parole. La cosa che salta agli occhi è che la storia sembra avere una sua ciclicità nel ripetersi. L’uomo non cambia e non impara dai suoi errori. Si sente dio e padrone dell’intera Creazione, che alla fine si vendica.

Nel seno della terra nasce un’infezione, che fa un salto di specie e dal mondo animale passa all’uomo. E Madre Natura diventa nietzschiana selezionando i più forti e lasciando, a terra e senza respiro, i più deboli. Non sono solo i nostri nonni, ci sono anche i più giovani. Il virus è democratico nella sua scelta: ricchi e poveri. Bianchi e neri. “Siamo tutti nella stessa barca”, ha detto il Papa.

E così iniziamo a sperimentare l’angoscia della morte collettiva, il naufragio del lavoro, il dolore della lontananza, la paura dell’isolamento. E finiamo per essere costretti a far compagnia a noi stessi. Per questa ragione il tempo del Coronavirus deve assolutamente diventare un’opportunità di cambiamento. Ci auguriamo che serva a riscrivere la storia dell’uomo, finalmente ecosostenibile, condivisibile nella salvaguardia della salute, nella distribuzione delle ricchezze, e nella speranza di un futuro migliore, quella speranza invocata anche da Papa Francesco, ieri in un video messaggio per la televisione. Uno al servizio di tutti. Tutti al servizio di uno per migliorare il mondo che ritroveremo dopo questa lunga sofferenza.



