Fumata bianca per il Parco della Caffarella! Un milione e 600 mila euro serviranno alla riqualificazione di una delle aree più verdi di Roma, all’interno del Parco Regionale dell’Appia Antica. Un vero polmone verde di alberi di biancospino, punteggiato di pruni selvatici, querce e lerici, intramezzati da erba mazzolina e margherite colorate.

E’ la campagna romana immortalata dai pittori della scuola dei Bamboccianti del XVII secolo e la natura campestre tanto amata da Goethe e Poussin. L’antica tenuta della famiglia Caffarella conserva ancora le tracce della storia antica: qui sorge il Ninfeo di Egeria, la costruzione idraulica o meglio la fonte sgorgata, si racconta, dalle lacrime della ninfa, alla morte del marito, il re Numa Pompilio.
Cito anche la Chiesa di S.Urbano, nata sui resti del tempio di Bacco e non voglio dimenticare il Colombario costantiniano, un sepolcro in laterizi di pianta rettangolare, usato nel Medioevo come mulino. E nella lista c’è anche il Casale Vaccareccia, che custodisce una torre medievale, usata come punto di guardia sulla vallata su cui si snoda l’Almone, il fiume sacro. Su questo patrimonio di ville nobiliari, tombe e sepolcri veglia da tempo un corpo di volontari, che più volte ha chiesto l’intervento accorato del Comune.

Ora che le cose sono state sistemate e finalmente i conti sono stati fatti e a multipli di zeri, si rischia di vanificare lo sforzo generoso di restyling, facendo terra bruciata anche delle risorse già esistenti. Sto parlando del Vivaio Idea Verde sull’Appia Antica, espropriato dal Comune ai legittimi proprietari, che di generazione in generazione, da oltre 40 anni si occupano dell’area. In questi 3500 mq i fiori e le piante parlano di bellezza e natura, di passione e rispetto per l’ambiente.

Il Vivaio rischia di chiudere i battenti. Non si parla di delocalizzare l’attività in un’altra area e, se non si giungerà a un’armonica soluzione tra le parti, resteranno senza lavoro le 12 famiglie, che ogni giorno si prendono cura del Vivaio. Mi domando perché un così nobile semenzaio sia incompatibile con un progetto di riqualificazione del verde pubblico.

Se è vero che si può dirlo con i fiori, usiamo tutte le gardenie, i fiori di glicine, le ortensie, le orchidee, le rose, le viole, i tulipani e le piante del Vivaio Idea Verde per chiedere ai signori del Comune di mettersi in ascolto. Ma lo sapevate che le piante parlano? Lo hanno provato alcuni dottoroni dell’Università di Exeter in Gran Bretagna. Strappare una foglia a una pianta non è un gesto senza conseguenze. Figuriamoci metterne in pericolo la sopravvivenza. Lo dicono gli scienziati: “Le piante ferite emettono un fitormone che viene captato dagli esemplari vicini”. Le piante si accorgono dunque chimicamente che qualcosa accade intorno a loro. Non sono passive, in realtà intendono e comunicano. Amici del Blog, c’è ancora molto da sapere sulle piante e viene da chiedersi chissà cosa penseranno di noi umani e in questo caso dei signori dell’amministrazione capitolina, che vogliono le chiavi dei cancelli del Vivaio Idea Verde. Allora firmiamo la petizione su Internet – Salva il Vivaio Idea Verde. Il verde è poi il colore degli spiriti, degli elfi e delle fate. E’ il simbolo esoterico di Madre Natura, miracolo verde da venerare. Sempre.




