Lavì riprende il tema della Fenice, oggi 8 marzo, in occasione della Festa della Donna, dedicando questo articolo a tutte noi.
A chi si sente Fenice o avverte una voglia di rinascita, ma ancora non sa capire cos’è…
Racconterà con orgoglio di tre donne, incontrate lungo il suo cammino.
Sono tre testimonianze diverse, ma tutte parlano di rinnovamento… sono tre splendide Fenici che spera arricchiranno anche voi!

Quindi, Fenice in quanto donna, vita e rinascita!
Le parole di Lavi’ oggi si tingono di color oro, rosso e azzurro e sono dedicate, in modo particolare, a tutte noi…figlie, amiche, madri, adulte, bambine, compagne, noi di ogni età, sparse in qualunque parte del mondo, con culture diverse e differenti stili di vita.
E non ha importanza domandarsi da dove si proviene o come combattere un nostro dolore o il nostro passato, ciò che conta è proprio ciò che siamo!
E la Fenice è dentro tutte noi!
Vive in noi, appartiene alla nostra natura o, semplicemente, essenza.
Può rinascere dalle sue stesse ceneri con potenza e forza.

Lavi’ vuole che le tre donne siano un esempio di rinascita, di amore e di speranza.

SUSANNE
Una piccola donna temprata dalla vita, con un cammino arduo, che il destino le ha riservato.

Una bambina nata in una terra a noi lontana, da una donna che non sapeva cosa farsene, forse perche’ era troppo giovane o perché era semplicemente capitato di portare avanti quella gravidanza senza neanche esserne cosciente. Troppo tardi per rinunciarvi…
Lavì racconta di una giovane donna che diede alla luce una bambina, partorita in una casa di accoglienza e lasciata li’, affidata alle cure di volontari e alla provvidenza…
La piccola Susanne fu accolta da una famiglia italiana, desiderosa di adottare un bambino, privata della possibilita’ di avere figli naturali, ma con un bagaglio di amore pronto ad essere donato incondizionatamente a qualcuno.
Così arrivò in Italia la giovane Susy, con la sua mamma e con il suo papà.
Aveva circa sette anni, una memoria emotiva incancellabile, una storia di vita importante e abbastanza breve da averla resa diffidente e seria.
Dopo anni di impegno, di fatica e dolore, di percorsi tra psicologi e terapie questa donna riconquistò la sua dignita’ e le tornò il sorriso.
Ma, segnata da un destino beffardo, subì uno stupro. Aveva diciassette anni.
Da questa violenza nacque Rachel.
Susy desiderò fortemente portare avanti quella gravidanza. La sua forza e determinazione le furono compagne di viaggio per tutta la vita.
Quella maternita’ acerba e improvvisa, frutto di un meschino atto dell’umanita’, fu la sua rinascita.
La Fenice spiccò il volo dando alla luce Rachel.
Da quel momento tutto ebbe un senso e la vita prese un’unica direzione…
Poco dopo la nascita della sua piccola, Susy conobbe suo marito.
Quel giovane ragazzo, dalla spiccata sensibilita’ fu capace di accogliere e aprire il suo cuore a quella mamma speciale e alla sua bambina.
La loro famiglia e’ oggi costituita da Rachel, sedici anni, Sarah, otto e Samuel, tre.

A tutte le donne sole, apparentemente condannate ad una vita infelice o sacrificata, a chi vorrebbe urlare, ma non riesce a far uscire la voce, a chi chiede rispetto, ma non sa come pretenderlo. A chi vorrebbe giustizia, ma non sa come ottenerla, a chi non sa piu’ sognare, a tutte quelle che, nonostante tutto, non smettono di farlo …
A chi pensa che “ E’ cosi’ e basta ! Nulla potra’ mai cambiare “.
A tutte noi! Bisogna sempre credere che tutto puo’ succedere, che la Fenice di ogni donna sa rinascere e trovare le opportunita’.
Che la vita di Susanne sia per noi esempio di forza e di amore!
Ancora una volta questo nobile linguaggio universale ci conduce oltre quei limiti razionali, confutando qualunque pragmatismo che prova ad intrappolarlo.

ANASTASIA
La rinascita di una figlia vittima di una famiglia e dei suoi stereotipi.

Una bambina molto buona, calma, pacata, ordinata, disciplinata … cosi’ la raccontavano…insomma una piccola figlia ideale.
Questa e’ la storia di un’altra Fenice, che risorge intorno ai trent’anni.
La protagonista fu vittima di un progetto di vita, disegnato su misura per lei, fin dalla tenera eta’.
Una ragazza costretta a portare sulle spalle il peso di un padre opprimente ed invadente, accentratore presuntuoso, illuso di essere il solo detentore del famoso sapere “ Cio’ che e’ meglio per te!”.
Anastasia nacque a Roma, in una famiglia dove si respirava un’aria densa di retaggi culturali e di un forte matriarcato.
La relazione tra il padre e la madre non funzionò e intorno all’eta’ di sette anni, Anastasia diventò, per quell’epoca, la piccola mosca bianca , figlia di genitori separati. Nascose nella sua giovane anima il trauma, il dolore e quel senso di disorientamento che ancora non comprendeva, ma che l’avrebbe accompagnata negli anni futuri.
Fu a lungo disorientata e incapace di capire se doveva gratificare e compiacere se stessa o chi le stava intorno.
Completò gli studi, ma non manifestò nell’immediato una spiccata passione che la spinse a puntare i piedi imponendo la sua volonta’.
Il padre, proiettore di vita e di linee guida, incapace di darle persino a se stesso, pretendeva di progettare la vita della figlia, come se gli appartenesse.
Anastasia, come un funambolo, mantenne sempre solo un contatto sicuro, con l’unica persona che le era sempre stata intimamente vicina, sua madre.
Ma tenersi in equilibrio in quella maniera la portò a prendere decisioni e a fare scelte di cui non fu mai profondamente convinta.
Intorno ai trent’anni maturò una nuova consapevolezza di sé stessa e la visione di ciò che le girava intorno non fu più appannata, ma cambiò la messa a fuoco di quella realtà circostante.
Scoprì una passione, che nacque come prezioso hobby e passatempo, che in poco tempo divenne il suo lancio professionale.
Rinacque empatica e comunicativa, sicura di se’ e motivata da scelte strettamente personali.
La nostra Anastasia trovò la forza di imporsi contro i condizionamenti e i pregiudizi paterni, spinta da una forte motivazione.
Sentì che la sua rinascita dipendeva esclusivamente da lei, che esplodeva di energia.
L’amore che trapelò per la sua passione e il sentimento che ci mise, la scelta di intraprendere in eta’ piu’ matura questo nuovo progetto, le consentirono di acquisire in poco tempo le competenze che, divennero per lei strumenti di rinascita spirituale e materiale.
La nostra Anastasia oggi e’ una donna professionalmente affermata e realizzata.
La sua Vita ora le appartiene davvero e la soddisfa.

COSTANZA
Una donna resiliente e la sua Fenice

Una donna esageratamente sensibile ed empatica, vittima dei suoi stessi sentimenti.
Quella voglia di gridare, ma mai per chiedere aiuto.
Quella rabbia repressa, riversata in lacrime.
Costanza iniziò a camminare tanti anni fa sull’invisibile linea del suo destino.
Figlia unica che, se non avesse dato ascolto alla sua Fenice, sarebbe stata per tutta la vita un esempio di resilienza.
Tutto il mondo intorno a lei fu un condizionamento.
Crebbe nella convinzione di dovere compiacere gli altri. Fu capace di reprimere i suoi desideri e di assecondare ciò che tutti si aspettavano da lei.
Non prese mai intimamente coscienza di chi fosse e di cosa volesse davvero…fino a quando non giunse alla consapevolezza della propria essenza attraverso le sue due maternità, esclusive esperienze che la fecero sentire davvero realizzata e la spinsero a sognare una rinascita.
Tale consapevolezza del proprio essere l’aveva portata a fidarsi della Fenice che aveva ospitato per lunghi anni dentro di sé.
Prima di allora le aveva opposto più volte resistenza, fino a giungere al momento di affidarsi fiduciosa ad essa, abbandonandosi alla sua energia.
La Fenice era pronta a morire per poi risorgere, sapendo ciò che avrebbe rappresentato per lei quella rinascita.
Un rinnovamento spirituale e caratteriale, un nuovo amor proprio, che le restituì dignità e autostima.
Quella nuova forza interiore le fece rompere gli argini del suo autocontrollo e di quella perversa remissività che aveva albergato a lungo nella sua persona.
Seppur con una certa amarezza apprese che non provava più quel senso di frustrazione che la opprimeva, né dispiacere per un’ingiustizia subita, non si sentì più prigioniera di vecchi condizionamenti.
Solamente dopo la sua rinascita spirituale comprese quanto fosse diventata più forte e sicura di sé .
La sua Fenice fu discreta e paziente e seppe aspettare il momento giusto per spiccare il volo.
Oggi Costanza, all’età di quasi settant’anni, è donna, Fenice, moglie, madre e nonna!

Questa testimonianza insegna a tutte le donne che ognuna di noi può uscire dai propri condizionamenti, attraverso percorsi più prudenti e tempistiche differenti.
Non si devono mai perdere di vista i propri obiettivi, uno fra tanti è la libertà.
Essere donne libere, forti e autonome, capaci di stringere patti e legami indissolubili è frutto della nostra volontà e del nostro saper Amare noi stesse.

…” Alla constanza s’assomiglia la fenice; la quale, intendendo per natura la sua rennovazione, è costante a sostenere le cocenti fiamme, le quali la consumano e poi di novo rinasce.”
Leonardo Da Vinci