In Afghanistan le donne sono “Naqis-e-aql” cioè “stupide dalla nascita”. Nel 1994 i Talebani, gli studenti islamici cresciuti nelle madrasse gettano un velo di oscurantismo. La modernità avvolta nel burqa. Difficile essere donna in Afghanistan. Una “missione ” quasi impossibile essere giornaliste in questa terra. Vorrei conoscere Rokshar Azalee, impavida reporter, che sfreccia tra le strade di Kabul a bordo della sua macchina. Una giornalista con la patente contro la società ultra- conservatrice afgana.
Un’ altra giornalista in trincea è Sediqa Sherzai, direttore di Radio Roshan che in lingua afgana significa Radio Illuminata e trasmette da Kunduz, capitale del cotone, oggi, roccaforte del principale movimento femminile nell’ Afghanistan nord- orientale.
Le trasmissioni di Radio Roshan promuovono la scolarizzazione e fanno istruzione in fm per le donne delle regioni rurali che non possono uscire di casa e ascoltano solo le prediche dei mullah trasmesse dagli altoparlanti nelle moschee.
Nel 2015 i Talebani fanno saltare in aria la radio. Computer, apparecchiature, microfoni distrutti. Sherzai sopravvive all’ esplosione di una bomba piazzata sotto la sua macchina. Con lei continua la battaglia per l’istruzione femminile.
In Afghanistan su 23 milioni di abitanti solo il 5% delle donne sa leggere e scrivere. Da pochi mesi c’ è anche un nuovo network “Zan Tv”. Una televisione con 65 dipendenti, tutte giovani laureate di Kabul. Questa volta il direttore è un uomo Hamed Samar. In palinsesto anche “Risk Program”, un programma che spiega alle donne come difendersi in Afghanistan, giudicato il Paese più pericoloso al mondo per le donne. “Zan Tv” è un progetto ambizioso a difesa dei diritti delle donne affinchè non accada più quello che è capitato a Furkhunda, una giovane studentessa uccisa nel centro di Khabul.
Lapidata e bruciata viva perchè accusata ingiustamente di aver dato fuoco ad alcune pagine del Corano. In realtà la ragazza, aveva avuto il coraggio di denunciare i custodi di un santuario che vendevano ciondoli spacciandoli per amuleti portafortuna. Dedico la copertina di questa settimana alle giornaliste, alle attiviste dei diritti umani ,a tutte quelle donne che lottano ogni giorno in Afghanistan sapendo che è così facile morire per strada, colpevoli per un attimo di aver cercato la luce del sole oltre il pesante velo nero.