Sono tra gli affiliati del Festival di Sanremo. Lo sono da sempre. Ricordo un’edizione seguita con Khalù, ancora cucciolo tra le mie braccia. E’ passata una vita, quella che ho trascorso, appena sposata, in una casa di campagna, vicino alla ferrovia, con il mare poco distante. E le vite poi sono state tante. Quelle con cui ho stretto legami, quelle su cui ho riversato il mio affetto e anche la mia rabbia. Alcune sono andate via, altre sono rimaste per poche ore, giusto il tempo di seguire insieme anche il Festival di Sanremo. E siamo giunti all’edizione 2021! Nonostante il Covid, nonostante i Dpcm, le chiusure, le paure e i vaccini. Anche quest’anno la macchina di Sanremo si è mossa.
“Son rose rosse e parlano di te”, recitava la canzone dell’indimenticabile Nilla Pizzi. Perchè i fiori parlano di Sanremo, dove germogliano sì gli incassi pubblicitari ma anche tanto intrattenimento e la giusta evasione per chi, come me, non perde una serata della manifestazione. Sanremo per me è come un distillato potente, anche se il Covid ne ha spento il fuoco. Quest’anno il palco guarda una platea vuota. Le poltrone deserte. I palloncini al posto del pubblico. Il carrello che trasporta i fiori destinati alle partecipanti all’evento. La valletta che consegna la busta, stretta nella mano coperta dal guanto in lattice (rigorosamente nero perchè è prima serata).
L’applauso è registrato. Non ci si può toccare, non ci si può abbracciare. Il Festival c’è, ma è diverso. Lo si sente e lo si vede in modo diverso. Anche le polemiche, da sempre il sale delle serate sanremesi, sembrano avere meno forza. Il gesto del segno della croce fatto da Amadeus all’inizio del Festival si è tirato dietro le critiche, ma poi è stato capito anche dall’Imam di Firenze. Ci sono poi le scelte artistiche che possono piacere, oppure no. Io ho adorato Matilda de Angelis, l’attrice italiana della serie di successo “Undoing”. E con lei, sul palco dell’Ariston, l’istrionico e il trasgressivo Achille Lauro che è pure bravo. Resto, lo confesso, un’ inguaribile appassionata della manifestazione.
Ho trovato geniale l’arrangiamento del medley delle cover della Michielin con Fedez. Si conferma Arisa con la sua voce da usignolo e tra le giovane proposte mi ha stregato “Lezioni di volo” del cantante Wrongonyou, nome d’arte di Marco Zitelli. Sulla sua canzone, bellissima, lo stesso Fiorello, tra i denti, si è lasciato scappare un commento di apprezzamento, che condivido in pieno. E’ una melodia in cui mi riconosco. Anche quest’anno promuovo il Festival e lo faccio sulla fiducia, visto che non è ancora finito. Ringrazio lo sforzo della direzione artistica che ha messo “sul palco” talento e voci per regalare agli italiani normalità e leggerezza, anche se queste sembrano sospese in una bolla che è poi il teatro dell’Ariston.
Non me ne vogliate per questo spirito alla Vincenzo Mollica. E’ quel sentimento sano che mi fa stare bene e godere dello spettacolo e lo spettacolo comunque deve andare avanti. Un omaggio alla vita e alla voglia di rinascita! Se il mondo fosse un coro dovrebbe intonare: ” Perchè Sanremo è Sanremo!”.