Vi ricordate di Samir e Hassan i due piccoli protagonisti del primo e indimenticabile romanzo di Khaled Hosseini ‘I cacciatori di aquiloni’?
‘Every winter, districts in Kabul held a kite-fighting tournament. And if you were a boy living in Kabul, the day of the tournament was undeniably the highlight of the cold season’.
Durante i mesi invernali, a Kabul le scuole chiudevano per il freddo e i bambini passavano il tempo a far volare gli aquiloni. Un giorno il padre li accompagna da Saifo, un uomo quasi cieco che di mestiere fa il moochi, o riparascarpe (anche in Bengali si chiama cosi) ma che è anche il creatore di aquiloni più famoso della città e compra loro tre aquiloni identici.
Come a Kabul anche a Dhaka esiste il festival degli aquiloni e si chiama Shakrain; si svolge l’ultimo giorno del mese di Poush, il nono mese e primo dei due mesi invernali del calendario Bengalese che cade verso la metà del mese di gennaio. Qui le scuole non chiudono per il freddo o la neve come a Kabul ma è una tradizione che è entrata a far parte della cultura del Bangladesh. Originariamente non era questo un festival degli aquiloni. All’inizio si trattava di celebrare un rito induista chiamato Buraburi Puja. Buraburi Puja era un evento volto alla purificazione dell’anima; questo comportava l’accensione di fuochi di paglia per scacciare il diavolo dalle anime delle persone. Oggi i falo’ di paglia sono sostituiti da fuochi d’artificio e lanterne e il rito purificatore viene praticato forse solo dalle persone piu’ anziane.
Si svolge ovviamente, come tutte le cose più caratteristiche di questa città, a Puran Dhaka, la parte vecchia della città in particolare nelle zone di Sutrapur, Dholaikhal, Laxmibazar e Shankhari Bazar, quest’ultima una delle zone piu vecchie di Puran Dhaka abitata per il 70, 80% da persone di religione indu discendenti di una casta di artigiani che realizzano i famosi shanka, i bracciali di conchiglia bianchi che indossano le donne induiste sposate.
La battaglia degli aquiloni si svolge la mattina sui tetti delle case.
‘Afghans cherish customs but abhors rules. And so it was with kite fighting. The rules were simple: no rules. Fly your kite. Cut the opponents. Good Luck.
Direi che è proprio cosi anche per i bengalesi. Gli aquiloni vengono fatti o comperati (costano pochissimo meno di un euro) un paio di settimane prima. Si perfeziona l’arma, si pratica un po’ e ci si prepara alla battaglia. Sono giorni di trepidazione per i bambini, magari per chi fra di loro viene autorizzato dai grandi a far volare il suo aquilone per la prima volta.
‘I never slept the night before the tournament (…) I felt like a soldier trying to sleep in the trenches the night before a major battle. In Kabul, fighting kites is a little like going to war.’
E’ una battaglia tra i vicini di casa o tra aquiloni di perfetti sconosciuti. L’importante è ‘tagliare’ il filo dell’aquilone avversario e farlo cadere.
La sera gli aquiloni lasciano il posto ai fuochi d’artificio, alle lanterne, ai mangiatori di fuoco, a deliziose pitha, i dolci di farina di riso e melassa, a biriyani, tehari, (piatti a base di riso e carne riservati solo ai giorni di festa) e a tutte le prelibatezze tipiche di Puran Dhaka.
Da semplice rito purificatorio induista, a festa degli aquiloni, a mega party con tanto di musica disco, raggi laser sui tetti delle case. Questo è diventato oggi Shakrain: una festa che appartiene a Puran Dhaka e di cui i suoi abitanti ne vanno molto fieri. Per godersela, anche gli stranieri – non solo quelli come me – ma anche tutti gli altri abitanti di Dhaka, basta salire su un tetto a caso, senza chiedere il permesso, senza farsi problemi. Non serve prenotare un ‘tetto’, non serve conoscere qualcuno del posto. Scegli una casa, sali le scale fino all’ultimo piano, esci e voilà questo diventa il ‘tuo’ tetto da cui godersi la vista, la musica, i fuochi. Tutto è lecito per un giorno.
Questa è la proverbiale accoglienza che a tutti riserva Puran Dhaka.