Dhaka non è una città per fare passeggiate. Andare al parco, quei pochi che ci sono, significa a volte prendere la macchina, parcheggiarla lungo la strada, entrare nel parco, farsi la passeggiata, risalire in macchina e ritornare a casa. Uscire per strada significa sempre, a prescindere da dove si vuole andare, camminare fra la gente, sgomitare per farsi strada tra le persone sul marciapiede, quando c’è e non è occupato da ambulanti di ogni genere. Quando si esce è perchè abbiamo uno scopo, andare al supermercato, al centro commerciale, al ristorante o café per incontrare gli amici. Non si va a zonzo per la città perchè non ha senso, non c’è niente da vedere di artisticamente bello che appaghi la vista e i sensi ed è nella stragrande maggioranza dei casi una seccatura.

Sono rinchiusa in casa dal 18 marzo e non mi pesa quindi, se non per il fatto che, avendo chiuso l’ufficio, non ho entrate e la preoccupazione di pagare affitto e salari. Mi dà fastidio però che questo sacrificio che come altri sto facendo venga considerato dal governo una ‘vacanza’. E cosi, vista la situazione attuale, la nostra primo ministro ha prolungato le ‘vacanze’ fino al 30 maggio. Obbligo di rimanere a casa e uscire solo per le spese essenziali. Le parole sono importanti. L’isolamento e la quarantena non sono vacanze. Quando il governo ha imposto la chiusura il 18 marzo scorso, ha usato l’espressione non meglio specificata di ‘vacanze generali’. E la gente, con il benestare del governo, è andata in vacanza che qui vuol dire per la stragrande maggioranza ritornare nel paese di origine e cioè fuori Dhaka. Hanno preso d’assalto treni e autobus interdistrettuali e hanno lasciato Dhaka, allora come adesso epicentro dell’epidemia. Hanno continuato a spostarsi per le vacanze per una settimana fino a quando il governo ha imposto il blocco dei trasporti di ogni tipo anche quello, udite, udite di rifornimento dei mercati generali di frutta e verdura di Dhaka.

La prima fase della guerra al virus, quella in cui ci dovevamo preparare per affrontarla al meglio, è andata purtroppo così. Il virus è stato sottovalutato, le priorità non identificate. La battaglia si combatte anche con le parole, bisogna convincere le persone a rimanere a casa per il bene loro e della comunità ed invece i titoli dei giornali dicevano ‘l’Awami League [il partito a cui appartiene la primo mnistro] è piu’ forte del Corona virus’, ‘il virus non entrerà in Bangladesh’, ‘in Bangladesh il governo è preparato e in grado di affrontare la situazione meglio di qualsiasi altro paese straniero’. Dopodichè si è saputo che all’inizio le strutture sanitarie statali avevano a disposizione 1650 kit per una popolazione di 160 milioni di persone. Un fallimento ancora più grande se pensiamo che dovevamo far fronte allora, mi riferisco al 17 marzo il giorno in cui c’è’ stata la prima vittima, a un numero irrisorio di contagi se confrontati con quelli per esempio di certi paesi europei. Oggi siamo arrivati a circa 20.000 contagi, 300 vittime ufficiali (quelle non ufficiali circa 1000), cifre altamente gestibili se chi di competenza nei vari settori non si fosse dimostrato altamente incompetente, se ancora gli ospedali preposti non hanno le risorse per garantire che il personale medico possa lavorare in sicurezza e neanche quelle per assistere i pazienti, se ancora si litiga fra chi deve fare cosa e se ancora il governo non ha dato l’autorizzazione agli ospedali privati, in generale più attrezzati rispetto a quelli del governo, di scendere in campo anche se ciò vorrebbe dire pagarsi esami e cure. Per chi sono stati costruiti questi ospedali? Non certo per i poveri ma per chi si può permettere di pagare visite, esami e ricoveri e vi assicuro che sono sempre super affollati. Personalmente sarei felicissima di pagare in cambio della garanzia di essere curata.
Non possiamo fare altro che attendere l’immunità di gregge, la nostra ultima speranza. Finalmente siamo arrivati ad una soluzione su cui tutti sembrano concordare. Ne dovremo essere felici? No, perchè a questa soluzione stiamo arrivando dopo aver fallito tutte le altre e cioè identificazione, tracciamento e contenimento dei contagi. In questi ultimi due mesi quanto stress abbiamo dovuto noi cittadini sopportare per il lavoro andato perso, per le restrizioni imposte alla circolazione e la paura di venire contagiati; per che cosa poi? Per sentirsi dire adesso bisogna arrangiarsi, mettersi nelle mani del signore e intanto far ripartire l’economia quando ancora la curva dei contagi non si è stabilizzata altrimenti il paese va in rovina. In Bangladesh i grafici degli esperti internazionali basati sui modelli matematici non funzionano perchè è impossibile fare previsioni sulla base di dati inaffidabili. Anche lo scienziato di casa, mio marito, ci aveva provato per poi dare forfait; bisognava introdurre troppe variabili di errore e non aveva piu’ senso.

A quanto pare il governo è convinto che si possa sconfiggere il virus solo con la forza di volontà visto che il capo ha intenzione di riaprire le attività commerciali, anche quelle non essenziali. Le industrie del tessile hanno riaperto il 26 aprile previa assicurazione di mettere in pratica le necessarie misure di sicurezza, ma gli operai rilasciano dichiarazioni sui giornali che nulla è cambiato, tutto è come prima all’interno della fabbrica, solo bisogna lavarsi le mani prima di entrare e sono costretti a protestare in massa davanti alle fabbriche per ottere il pagamento dei salari di marzo e aprile alla faccia del divieto di assembramento; le moschee il 7 maggio ma solo per venti persone alla volta, i centri commerciali il 10 maggio anche se alcuni, quelli più grandi, hanno deciso di non aprire prevedendo un affollamento incontrollabile e gli altri sono stati richiusi dal governo per mancanza di rispetto delle condizioni igieniche imposte.
Purtroppo il virus ha colpito il Bangladesh proprio nel mese di Ramadan quando oltre a rispettare il digiuno la gente usciva a fare spese e a comprare regali per Eid; per i negozianti questo mese rappresenta piu’ del 50% degli introiti annui. Tenendo questo presente, il governo aveva deciso di riaprire per poi rimangiarsi la parola. Il buon senso dei cittadini privati è prevalso.
Perchè dopo soli 50 giorni di lockdown, siamo ancora cosi vulnerabili. Il governo ha si preso tutte le misure come del resto hanno fatto la maggior parte degli altri paesi ma il problema qui è l’assoluta inefficacia dei metodi utilizzati per farle rispettare.
La realtà ha superato la satira e anch’io ho perso la mia abituale vena ironica quando leggo che pazienti, dopo essere stati confermati positivi al virus, scappano dagli ospedali, quando persone benestanti vengono inserite nella lista dei poveri a cui il governo deve dare il sussidio, quando gli ospedali si inventano pazienti fantasma per ottenere più finanziamenti, quando membri di amministrazione locali nascondono gli aiuti governativi da dare ai poveri sotto il pavimento di casa oppure cambiano i sacchi dove c’è scritto ‘donato dal governo’ con un altro sacco anonimo per rivenderlo al mercato, quando solo ora, in un paese dove la temperatura costante annua è in media di 30 gradi, il ministero dell’agricoltura avanza la proposta di costruire 15 depositi frigoriferi per mantenere la frutta e la verdura che i contadini altrimenti devono buttare o vendere a prezzi stracciati (ricordate il divieto dei trasporti?) nell’attesa oltretutto che tale proposta venga autorizzata dal governo, quando a quei poliziotti che hanno contratto il virus nell’espletamento dei loro doveri, il governo dona cestini di frutta per fare scorte di vitamina C, quando le tute da astronauta sfoggiate dalle persone per strada non sono altro in realta’ che impermeabili e funzionari governativi si presentano davanti alle telecamere del telegiornale rivestiti da capo a piedi di tute questa volta autentiche mentre al personale ospedaliero vengono rifilate quelle fatte di nylon, ecc. ecc.
Visti i numeri ce la potevano fare.
Basta guardare appena oltre il confine in Vietnam. Sapevano che il virus prima o poi sarebbe arrivato, come la sapevamo noi. Nei due mesi di vantaggio che avevano rispetto a Wuhan, loro si sono affrettati a chiudere aeroporti, scuole, uffici e a fare rifornimento di test, mascherine, ecc. per il personale medico. Hanno vinto già a trenta giorni dall’inizio del lockdown. In Vietnam nessuna vittima, 249 guariti su 288 contagiati grazie a quarantena e tracciamento fino a terzo e quarto livello rigorosi. Sapendo di non avere a disposizione risorse enormi e tempestive, come del resto noi, per fare esami estensivi, si sono concentrati su tracciamento e isolamento, e i vietnamiti, forse piu’ bravi di noi, hanno compreso e ubbidito.
Qui in Bangladesh per una diffusa cultura della corruzione, la mancata identificazione delle priorità e la superstizione di credere che il virus non avrebbe attaccato i musulmani praticanti, il tracciamento è stato inesistente, la quantità di esami svolti ancora oggi inadeguata e la quarantena o isolamento a casa una barzelletta; senza parlare poi delle peripezie di chi si ammalava seriamente a cui veniva negato il ricovero. Ancora oggi, in base alle testimonianze dei parenti, chi presenta sintomi gravi deve fare la spola tra i vari ospedali dedicati senza garanzie di essere ricoverato.
Sono convinta che in Bangladesh non si raggiungeranno le cifre, sia in termini di contagi che di morti, dei paesi piu’ colpiti. Il governo canterà vittoria per meriti ma in realtà ce la caveremo perche’ abbiamo tenuto le dita incrociate o abbiamo ingurcitato chili di curcuma, una spezia nota per le sue qualita’ antiinfiammatorie. Non ci sono studi scientifici che lo confermano (perchè non approfittano per farlo ora?) ma forse abbiamo alcuni fattori dalla nostra parte. A quanto pare questi bengalesi sono già immuni a ben sei diverse specie influenzali da coronavirus, il caldo che favorisce l’evaporazione delle particelle infette nell’aria, e un sistema immunitario forte collaudato in anni e anni di vita vissuta tra inquinamento e condizioni igienico sanitarie precarie.
E io dove mi colloco? Voglio rincuorami pensando che anch’io dopo vent’anni in questo paese abbia ereditato qualche anticorpo efficace made in Bangladesh.



