Per me la vita è un mosaico di immagini e quindi di emozioni. In questo palcoscenico di forti chiaroscuri mi muovo come una funambola alla ricerca di risposte sull’essere umano. E’ per questo che ho preso in mano il libro di Stefano Massini. Mi ha colpito il titolo: ”L’interpretatore dei sogni” e, allora, ho pensato a Sigmund Freud che nel 1899 scrisse “L’interpretazione dei sogni” dando, finalmente, una validità psichica al sogno.
Il libro di Massini porta in scena, come se fosse una prima teatrale, il padre stesso della psicoanalisi. Nel titolo “L’ interpretatore dei sogni” c’è l’ uomo, il pensatore prima che il pensiero. La prima edizione del libro di Freud ebbe, tra l’altro, una tiratura di sole 600 copie e la casa editrice impiegò 13 anni a venderle tutte. Eppure in quel libro tanto rivoluzionario, Freud ci spiega che i sogni nascondono contenuti inconsci e camuffati che svelano la nostra coscienza. Con Stefano Massini, Freud ripete a noi tutti che “senza sogno non c’è l’uomo perchè il sogno” – scrive Massini – “è un po’ come il respiro per l’essere umano”. La mente umana, anche quando si mostra unica, composta, è fatta, in realtà, di tanti tasselli e sfumature. Il linguaggio del pensiero parla tante lingue. E’ una Babilonia di voci. Ho iniziato quindi a leggere le prime pagine del libro di Massini. E mi ha colpito, subito, una frase dell’autore: ”Il sogno non aveva bisogno di essere rilegato per forza in una trama: si componeva di immagini, le quali – sommate- davano l’effetto di un racconto”. E sono le immagini notturne a torturare anche le mie notti, amici del Blog, perchè io sogno e racconto i miei sogni alla mia analista, di scuola freudiana, appunto. Credo nell’analisi, vera terapia dell’anima. Il libro di Stefano Massini è un quaderno-diario del grande filosofo austriaco, nella forma di un romanzo, trascritto dall’autore in 7 anni di appunti, presi in quaderni neri con il bordo rosso.
Ma chi è Stefano Massini? Scrittore e sceneggiatore. Lui stesso risponde: “Sono quello che dà le parole agli attori”. La sua opera è unica, una contaminazione aulica tra letteratura e saggio, tra letteratura e teatro. Con la saga su Lehman Brothers è finalista al Premio Campiello. “Qualcosa sui Lehman” è un volume di 700 pagine per raccontare la storia di quei fratelli che nella seconda metà dell’ 800, partendo dalla Germania e approdando in America, inventarono e rivoluzionarono la finanza mondiale fino alla bancarotta del 2008. Quel romanzo è un’opera civile in cui Massini sottolinea come il lavoro sia il motore della macchina sociale.
Ancora una curiosità: lui scrive in un podere del ‘400 che conserva un tabernacolo di scuola fiorentina. In questo “buen retiro” tiene lontane le voci brulicanti di un mondo troppo chiassoso. Scopro addirittura che per due anni ha fatto il volontario nel canile di Firenze. Sento una profonda empatia per Massini, che alla mondanità preferisce il suo giardino e le peonie, un regalo del maestro Luca Ronconi di tanti anni fa. Fu proprio il regista a domandargli: ”Hai mai scritto per il teatro?” Da allora Stefano Massini non si è più fermato, con le parole registrate al telefonino in sella alla bicicletta che ogni mattina usa per fare 30-40 chilometri, tra i colori, gli odori e le luci della campagna fiorentina e che forse – mi piace pensare – gli hanno ispirato “L’interpretatore dei sogni”. E se l’alba accoglie i suoi pensieri, la notte li custodisce quando vengono trascritti al computer.
“I sogni – l’autore lo fa ripetere a Freud – ci insegnano a esplorare la parte più arcana di noi, l’io che non sappiamo d’essere, l’essere che non sappiamo di avere. L’altro da me, l’io che sono senza volerlo. “Il sogno – scrive ancora – è un costruttore di immagini”. Quanto adoro le immagini per quel potere evocativo e giocoso di fornire soluzioni e intuizioni. Un gioco che sanno fare solo i bambini. E le immagini oniriche, che si nutrono del mondo esterno e degli abissi della nostra anima, si divertono a mascherarsi, abbigliandosi con vesti grottesche con l’unico fine di raccontarci una verità inaudita. Inconfessabile come quella dei sogni dei pazienti del Sigmund Freud che ci descrive l’autore. Ma perché sogniamo? Si legge nel libro di Massini :”Il nostro pensiero lo fa per istinto. E l’istinto agisce per salvare”.
Mi piace questo libro perchè è un viaggio psicotico nell’indecifrabile dell ‘io, che ci offre, se lo vogliamo, delle risposte. Nel romanzo ci sono i racconti, le lettere, i pazienti di Sigmund Freud e come in un film di Hitchcock cerchiamo un codice, una soluzione.
Il sogno, ci dice l’autore, non è un presagio ma una verità nascosta sotto stracci di sangue, sepolta nel buio di vecchie sofferenze. Dando dignità ai sogni scoprirete che siete un “nome con due gambe sotto”.
Così risponde Tessa quando Sigmund Freud, durante una seduta psichiatrica, chiede il nome alla sua paziente. Questa è l’immagine descritta nel libro: “la donna è seduta a terra, le gambe lunghe sul pavimento di marmo, sola nel grigio opaco di una clinica tutta vetrata e ferro”. Sembra proprio di averla davanti agli occhi.

 

 

L’autore scrive che Tessa ha una voce da bambina anziana carica di esperienza e graffi. Ecco il suo sogno per Freud e per noi.

 

 

“L’interpretatore dei sogni” sarà in scena anche al Piccolo Teatro di Milano dal 23 gennaio 2018. La regia di Federico Tiezzi. Ora vi consiglio di chiudere gli occhi e lasciate che il sogno ci sveli quanto “di più in noi ci sia del recinto che vediamo”. Il significato e la scoperta sono proprio nel sogno dove la commedia dell’io è vera tra mille travestimenti. Io ci credo veramente e per chi segue il Blog sa che non mento.