Cari amici,oggi voglio segnarlarvi l’artista siriano Abdalla Al Omari, classe 1986. Esule, lascia Damasco, quando nel 2012 lo scontro tra le milizie di Bashar al Assad e i ribelli insanguina le strade e provoca migliaia dimorti.

“Non avevo nessuna voglia di imbracciare un fucile e sparare”,dichiara Abdalla Al Omari. “L’ho sempre considerata una cosa primitiva. Noi abbiamo armi più potenti”.

Mi colpisce la forza di questo giovane artista, con una laurea in letterature inglese nel suo curriculum, che ha sperimentato la lunga trafila burocratica per ottenere asilo politico in Belgio. In fuga dalla guerra civile nel suo Paese.

All’inizio dipinge per esorcizzare la sua rabbia che si trasforma, man mano, nel bisogno di disarmare i potenti della guerra, raffigurandoli sulla tela, nei suoi olii e acrilici, come dei rifugiati, indifesi e vulnerabili.

“Il nostro essere vulnerabili è l’arma più forte che l’umanità possiede, più potente delle strategie dei grandi, dei crateri delle bombe. La vulnerabilità è un dono che tutti dovremmo celebrare”, sono le parole dell’artista, anche filmaker che ha dato vita a un inedito progetto dal titolo“The Vulnerability Series”, inserito fino al 18 marzo nella mostra “The Dictionary of Evil” durante la biennale di Gangwon in Corea del Sud.

Nella serie dei suoi ritratti c’è Donald Trump, migrante con un bambino in braccio che esibisce la foto della sua famiglia scomparsa; c’è la cancelliera Angela Merkel vagabonda; troviamo Nicolas Sarkozy, ubriaco con una bottiglia in mano sul ciglio della strada.

Si aggiunge alla serie il dipinto del leader coreano Kim Jong Un che nasconde un giocattolo a forma di missile e il dipinto più difficile per l’artista dal punto di vista emotivo: il presidente
Bashar al Assad in cerca di foruna con una barchetta di carta sulla testa.
La pennellata di questi lavori non è una caricatura e non ha la forza della satira. I tratti figurativi dei personaggi subiscono una lieve deformazione fumettistica ma restano sostanzialmente neutri e realistici. Nelle opere c’è un capovolgimento dei contesti. E’ surreale pensare che Donald Trump possa mendicare per un pezzo di pane, ma potrebbe accadere.

E accade nel mondo capovolto dell’artista siriano.
Mi colpisce nuovamente una risposta di Abdalla al Omari. Lui afferma: ”E’ inutile parlare del diavolo. Alla fine siamo tutti uguali. Facciamo del bene e delmale. Abbiamo emozioni e possiamo cambiare”. C’è nelle sue opere, quindi, un messaggio di speranza e l’arte può fare molto per smuovere le coscienze e incoraggiare il cambiamento. La formula segreta -ricorda l’artista- è l’empatia, quel sentimento caritatevole verso chi chiede aiuto.

“Non c’è nulla di male nell’essere esposti e indifesi”, conlcude Abdalla.
Chissà se i “Signori della Guerra”, per usare un’espressione di Bob Dylan, la pensano nello stesso modo?
“Masters of War” siete in ascolto? Provate a vestire nuovi panni.

Guardatevi in un specchio capovolto che riveli la vostra fragilità nascosta. Provate, dunque, a immaginare cosa significhi non avere un tetto o un pezzo di pane e viaggiare stipati in barconi di legni e rischiare la morte in mare. Soffermatevi sugli sguardi impauriti dei 5 milioni rifugiati siriani nel mondo: sono innocui e disarmati. Forse la risposta è proprio nell’intensità di quegli sguardi. O nell’immagine del corpo senza vita di Aylan Kurdi sulla battigia: il bimbo siriano di soli tre anni, di cui non osiamo immaginare lo sguardo senza luce, annegato con la mamma e il fratello durante la traversata in mare che dalla Siria li avrebbe portati in Grecia, verso una vita migliore.

Vi lascio commossa, cari amici, alla visione di questo trailer sul progetto “The Vulnerability Series”.