Dal più grande al più piccolo sono: il classico autobus, da cui bisogna stare molto alla larga, perchè gli autisti, venendo pagati a corsa e dovendo competere con gli altri autobus sulla stessa linea, scorazzano all’impazzata da una parte all’altra della città ignari che esiste un codice della strada; la “Laguna”, un’apecar modificato per accogliere dietro nella parte posteriore almeno fino a dieci persone, più le due o tre “appese” dietro (v. foto) e il cui nome deriva da una delle prime società proprietarie di questi aggeggi mobili che sono quasi sempre in condizioni al limite del ridicolo, con porte tenute chiuse con lo spago, cruscotto inesistente, finestrini opzionali, luci di plastica colorata e non funzionanti, ecc.; l’ape vera e propria o CNG, chiamata cosi perchè va a metano, (Compressed Natural Gas), un mezzo verniciato sempre di verde perchè non inquina; ci sono anche CNG grigi, con la scritta Privet o Privat, insomma Privato, ma non ci azzeccano mai con l’ortografia, ovvero CNG normali che eludono il numero ufficiale di registrazione imposto al comune perchè già esaurito da tempo; per un periodo l’immagine di un CNG era persino comparsa nell’app di Uber perchè gli autisti dei CNG, temendo la concorrenza di UBER, avevano fatto richiesta al comune di poter far parte del circuito digitale, ma poi è sparita, evidentemente un’iniziativa non andata in porto; l’UBER, il mezzo piu’ usato dalla classe media in su, sostituto dei vecchi taxi gialli circolanti fino a una quindicina di anni fa e poi scomparsi all’improvviso perchè il comune non sapeva a quale compagnia dare la licenze fra le tante che si contendevano il bottino. Sulle medie distanze, l’UBER è oramai diventato quasi meno costoso del rickshaw.
C’è l’Uber X, più economico perchè ha macchine più vecchie, l’Uber Premier, con macchine più nuove e autisti un po’ più gentili, scendono ad aprirti la porta per esempio, cosa molto gradita dalle signore bengalesi ma non dalla sottoscritta; Uber Moto, sali dietro e vai, Uber XL, per i gruppi, Uber Rentals, per affittare una macchine a ore e Uber Connect, per mandare pacchi da una parte all’altra della città. Questo spiega perchè da un paio d’anni le macchine di Uber abbiano invaso le strade di Dhaka, non ne avevamo bisogno ma purtroppo è cosi, e l’app di Uber la più scaricata in assoluto. Gli autisti sembrano abbastanza contenti di far parte della società, per noi clienti sono abbastanza affidabili perche’ devono passare una selezione e almeno hanno una patente valida, riescono a racimolare al mese intorno alle 40.000 Taka ovvero più o meno 400 Euro, circa il doppio di quello che un autista assunto da una famiglia privata puo’ prendere.
E poi arriviamo al caro buon vecchio rickshaw, che rimane ancora l’unico mezzo disponibile per spostarsi all’interno della città vecchia, con il suo gomitolo di stradine dove le macchine non riescono a passare, l’unica alternativa di trasporto per le persone meno abbienti e il mezzo preferito delle coppiette romantiche in cerca di privacy.
Per voi la scorsa settimana sono salita su un CNG, essendomi trovata per strada con la batteria del telefonino scarica. Erano anni che non ci salivo più e credo che neanche lo farò più per diversi anni a venire. Lo odio perchè non riesco a vedere dove va e chi hai intorno. Gli autisti sono degli scavezzacolli, anche se appena salita ti hanno promesso di andare piano e di non fare sorpassi azzardati, si infilano ovunque, tra due macchine, due autobus, tra una marea di rickshaw per poi suonare il clacson di continuo per farli spostare. Sono piccoli, se prendono buche vai a sbattere con la testa sul tettuccio e claustrofobici per le ringhiere anti-taccheggio sulle porte. Non hanno ovviamente l’aria condizionata ma la maggior parte ha un comodo ventilatore elettrico che se vuoi puoi chiedere all’autista di girare a tuo favore. Per chi è grande e grosso, entrare e uscire puòessere un problema o semplicemente una scena ridicola da filmare.
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