Il 12 agosto scorso si è celebrato qui in Bangladesh Eid –Ul- Adha o Qurbani Eid o Hudiya (in arabo) insomma la festa del sacrificio a commemorare la volontà di Abramo di sacrificare il figlio Ismaele a conferma della sua totale sottomissione a Dio il quale, vedendo la sincerità delle sue intenzioni, gli manda dal cielo in sostituzione del figlio un bel montone. Da qui il rito di sacrificare un animale.

Badate però che non può essere un animale qualunque. Si può scegliere, in base alla disponibilità economica, tra capre e/o montoni, mucche, vitelli, bufali e cammelli. L’importante è che sia un animale a quattro zampe e soddisfi i seguenti requisiti:
Non essere cieco o avere perso piu’ di un terzo della vista;
Deve essere munito di coda e orecchi;
Le corna devono essere integre;
Non deve essere zoppo e in grado di camminare da solo verso il luogo dell’esecuzione;
Non deve essere troppo magro;
Non deve essere sdentato o avere almeno metà dei denti;

Peccato che fra le condizioni da rispettare non ci sia anche quella che vieta alle mucche di venire gonfiate con steroidi per farle sembrare più grasse, come a volte succede, solo che te ne accorgi quando la mucca è già spogliata e stesa a terra.
Dhaka diventa un mattatoio a cielo aperto. Rigoli di sangue lungo le strade in direzione tombino; fetore un po’ ovunque che ti entra dentro casa nonostante porte e finestre siano chiuse da giorni; gli indu si rinchiudono in casa oppure prendono una dose di sonniferi per assicurarsi di dormire ben oltre mezzogiorno quando la carneficina dovrebbe essere gia’ conclusa.

In questi anni sono sempre stata spettatrice e mai partecipe attiva per via delle mia affiliazione religiosa e sempre beneficiaria insieme al resto della famiglia di enormi quantita’ di carne. Un cristiano non può eseguire il sacrificio o dedicare una parte di mucca a proprio nome o al nome di un suo congiunto defunto; nonostante entrambi le religioni condividano l’evento, per la religione cristiana questo non rappresenta un rituale da osservare; può però ricevere la carne purchè non ne abbia fatto espressa richiesta. In altre parole la può ottenere solo in dono. Cosi’ è successo a me per oltre dieci anni.

Il nostro qurbani veniva condiviso, vi ricordo che una mucca può essere divisa in un massimo di 7 persone, con la famiglia di mio marito nella fattispecie mia suocera, non essendoci più mio suocero, e mia cognata.
Quest’anno però si era deciso di non farlo, per nessuna ragione specifica se non quella di avere tagliato drasticamente il consumo di carne rossa e quindi avere il frigo debordane di bistecche non ci sembrava una bella prospettiva.
Apriti cielo!
A parte gli sguardi innorriditi di parenti e conoscenti, perchè come ho avuto modo di dire più volte qui sono tutti bravissimi a farsi gli affari degli altri, e le minacce più o meno credibili di flagellazioni o disgrazie di epiche proporzioni che si sarebbero riversate su di noi, abbiamo tenuto fede alla nostra decisione.

Siccome io sono quella che non passa sotto la scale, che fa le corna quando un gatto nero mi attraversa la strada, che non prenota mai un volo di venerdi 17, ecc. ecc., e gia’ avevo avvertito le mie bimbe di darsi particolarmente da fare a scuola per contrastare un possibile periodo nero, presa dai dubbi, mi sono rivolta a Mr .Google digitando le seguenti parole chiave: come scongiurare punizioni divine o perenne iattura se non si fa Qurbani. A quanto pare il modo c’è, il che confermerebbe automaticamente che se non lo si fa si è iellati, e pare essere abbastanza semplice: basta donare ai poveri l’equivalente in denaro del costo della mucca o della capra.

Mi sembrava tutto sommato una casa fattibile e anche bella da fare anche se non avevamo ancora fatto i conti con mia suocera, il vero ostacola da superare.

“Ogni persona che abbia disponibilità economiche, e tu ce le hai” – rivolta a mio marito- “E’ tenuto a fare Qurbani. Ogni persona che non sia in viaggio, o si trovi a più di 40/50 km da casa” – e tu sei a casa- infatti non andiamo mai da nessuna parte, aggiungo io, “Lo devi fare, e sei, fino a prova contraria, in buona salute fisica e mentale”. Non ci sono scuse, questo Qurbani s’ha da fare.

Morale della favola: il 12 agosto pomeriggio, alzatami dal letto, a me il sonnifero non serve, apro il frigo e mi ritrovo a mia insaputa, ma alla fine felice, la mia bella porzione di mucca gia’ pulita e impachettata.
Ok, adesso posso togliere la treccia d’aglio dal muro.