Filosofia di una influencer, un saggio di Lucrezia Ercoli.

 

Ricordate quando, nel film “Il Diavolo Veste Prada”, Meryl Streep, nel ruolo della divina direttrice di Vogue Miranda Priestly, dice: “Tutti vogliono questa vita. Tutti vogliono essere noi”? Nella realtà, la predestinata per l’Olimpo della Moda è una ragazza di nome Chiara Ferragni che, da sconosciuta studentessa universitaria, si trasforma nell‘influencer italiana da oltre 20 milioni di followers. Oggi imprenditrice di successo planetario che dà lavoro, con le sue aziende, a 80 persone.

La Ferragni diventa la regina della Digital fashion revolution.

Il suo blog “The Blonde Salad” non è solo un’operazione di marketing milionaria, ma un fenomeno, un caso sociologico che scomoda persino quelli della Harvard Business School che ne riconoscono il messaggio vincente.

Quando in libreria ho scovato un libricino intitolato “Chiara Ferragni. Filosofia di una influencer”, mi è venuta subito voglia di leggerlo.

Incuriosita anche dalla foto di copertina del volume di Lucrezia Ercoli, che ritrae la Venere di Botticelli. Mi sono ricordata la polemica della prima estate  della pandemia.

Eravamo tutti così ingenuamente rincuorati dall’apparente indebolimento del virus, che qualcuno ha avuto il buon tempo e la voglia di graffiare, quando sul web è rimbalzata la foto di Chiara davanti al quadro della Venere di Botticelli, agli Uffizi di Firenze.

Quell’esplosione di commenti al vetriolo è stata subito disinnescata dall’evidenza dei fatti: la foto è un’idea di Vogue Hong Kong per una campagna di beneficienza con il coinvolgimento di Chiara, che approfitta dell’occasione per fare una visita agli Uffizi, invitando i suoi followers a fare lo stesso. Il risultato è un’impennata record del numero dei visitatori al Museo fiorentino.

Perchè “Chiara influenza il consumo, come influenza i comportamenti”, scrive l’autrice del volume. Ed è il potere della condivisione, che permette a Chiara e a suo marito Fedez di raccogliere in rete 3 milioni di euro, in sole 24 ore destinati alla realizzazione del nuovo reparto di terapia intensiva del San Raffaele di Milano.

Chiara è un’icona del nostro tempo in grado di fidelizzare, raccontando se stessa.

E’ una “venditrice ambulante di racconti”, si legge nel libro. Con lei, attraverso il web, il raccontare diventa la più potente forma di persuasione di massa. Chiara è la pioniera di una rivoluzione culturale, attraverso il mezzo della rete, che è democratica e parte dal basso.

La cultura non è dei critici d’arte, di un circolo ristretto di esperti ma appartiene al pubblico e lo smartphone di Chiara diventa il mezzo per condividerla, facendola sentire vicina e accessibile a tutti. Ma quel racconto è Chiara stessa. La sua vita diventa una favola collettiva, fatta di storie condivise.

Chiara è la protagonista di una narrazione emotiva immediata che usa un linguaggio semplice.

Chiara Ferragni è un messaggio positivo: “vestire, comportarsi per essere”.

Sì, per essere padroni della propria vita e sperare di lasciare un segno nel mondo e diventare un modello per gli altri.

Chiara sdogana il concetto di una normalità eccezionale che può essere però alla portata di tutti. A quella fabbrica di storie partecipano tutti.

Tutti postano tutto, su quel palcoscenico digitale che recluta ogni giorno avventori, cacciatori di sogni, illusionisti, in ogni caso, tutti perfomers di se stessi. Essere se stessi come fa Chiara, con la naturalezza e la spontaneità dello stare al mondo senza artifici o costruzioni. Alla conquista di quel consenso che è intrinseco in ogni essere umano.

Ragioniamo però sul fatto che di Chiara Ferragni al mondo ce n’è una sola. Quello che conta è lo sforzo che dobbiamo mettere nel replicare il senso della sua filosofia.

Ognuno di noi deve essere l’unico vero artefice della propria vita. Se si riesce già a fare questo, usando risorse e talenti, si ha già, con molta probabilità, l’happy ending della storia. E fa effetto che sia stata una ragazza, acqua e sapone, con la passione per la moda e tanto coraggiosa a insegnarci questo.

Diva, mito d’oggi, icona di stile

Comunque la vogliate etichettare Chiara è una persona familiare, anche per quel modo, così spontaneo, di farci entrare nella sua vita. Ci si sente subito uno di casa Ferragnez. Forse è per questo che, scrivendo di lei, ho usato con tanta naturalezza il suo nome. E’ stato come scrivere di qualcuno che conosci da sempre. E che ti fa dire: Chiara I follow you!