Inizio a leggere il libro di Gianni Maritati.

Mi colpisce subito la prima frase dell’ Introduzione. “I cristiani contro” non sono gente pericolosa. E l’autore aggiunge: quasi sempre scrivono “contro” perché sono “per”. Quel “contro” è un rafforzativo di quel “per” che sta a favore, quindi, di una Chiesa rinnovata nella fede e pura. Maritati usa la penna come un pittore impugna il suo pennello e ci consegna dodici ritratti tra poeti, scrittori e mistici della storia. Il nostro autore, brillante giornalista del Tg1, li descrive “figli delusi” da una Chiesa, lontana dal vero spirito cristiano. Sono tutti figli tormentati e legati dalla comune nostalgia per un umanesimo cristiano delle origini, in cammino verso un “Oltre” che liberi dagli affanni e dal disagio. Nel libro, definito dallo stesso Maritati, una piccola “agenzia di viaggi letteraria” c’è anche Pier Paolo Pasolini. Inizio proprio dal regista del “Vangelo secondo Matteo”.

Lo scrittore friulano smette di credere presto e confessa di andare in chiesa solo per il piacere di raccogliersi davanti alle bellezze artistiche. Pensatore in bilico tra carne e spirito, tra grazia e peccato, tra colpa e innocenza. La sua sensibilità e la coscienza dell’omosessualità -ci spiega Maritati- lo fa essere uomo “contro” per scelta, destino e necessità. Per Pasolini il cristianesimo è l’accento posto sulla figura umana e rivoluzionaria di Gesù. Si immerge, dunque, poeticamente nell’estremo sacrificio di Cristo Crocifisso. Questi suoi versi, forti e tragici, sono quasi profetici sulla sua  morte all’ Idroscalo di Ostia nel 1975.

 

 

Pasolini denuncia il potere della Chiesa. Per il pensatore friulano la religione deve essere una conquista libera dello spirito individuale, per lui la fede è il legame disinteressato e generoso tra gli uomini che si rifanno alla figura buona, semplice, sofferente e libera di Cristo. Lui si chiede: “Se il Papa si andasse a sistemare in qualche scantinato del Tuscolano, la Chiesa cesserebbe di essere Chiesa?”.

La sua è, chiaramente, una provocazione affinchè la Chiesa abbracci le periferie e abbandoni i palazzi del potere economico. Il cristianesimo ha una sua dimensione escatologica che pensa al futuro. E’ la promessa del domani. L’uomo giunge alla purificazione passando attraverso tutti i peccati possibili. Scrive Pasolini: “Gesù perdona i peccati inevitabili, ciò che non perdona è la malafede”.

Per Umberto Eco, altro cristiano “sui generis” nel libro di Gianni Maritati, quello che conta, invece, è la direzione della storia che ci consente di amare le realtà terrene e credere ancora nella Speranza. Eco, nel suo romanzo storico “Baudolino”, esalta la forza dell’immaginazione costruttiva che ci fa dimenticare le brutture e il degrado in cui viviamo. Eco crede nell’impeto rivoluzionario della fede che vince l’immobilismo. Il nome della fede -ci spiega Maritati- è il viaggio.

In questa ricerca del senso profondo della vita c’è un’altra voce libera e scomoda, quella di Padre David Maria Turoldo.

Frate, servitore, poeta. Un passionale che spiega l’enigma attraverso la cetra. Lui infedele alla regola e libero nei confronti delle istituzioni per essere fedele allo Spirito. “Dio e male convivono ma l’ultima parola, come disse poco prima di morire Padre Turoldo, è che la vita non finisce mai”.

Lui si affida a Dio anche nel giorno del silenzio, nella prova della malattia. Lui si definisce maniaco di Dio e combatte una teomachia, una lotta con Dio affinché lui si riveli nell’esistenza spesa tra destino e Provvidenza. Padre Turoldo crede, fermamente, nell’“infelicità” di Dio che ha bisogno dell’uomo, del suo amore e della sua fede.

Ecco i  suoi versi che fanno “grande l’universo” di una fede che abbraccia tutti, -scrive Maritati-, i lontani e chi è in ricerca.

 

 

 

Nella lista dei non credenti, Maritati inserisce anche Ludovico Ariosto, assetato di un mondo in cui c’è una netta distinzione tra bene e male, a difesa dei deboli e della carità.

Il Cristianesimo dell’ Ariosto è poetico e fantastico contro il maschilismo e la violenza di genere. Nel suo “Orlando il furioso”, l’amore per Angelica porterà il cavaliere alla pazzia. Un amore che si sviluppa nella guerra tra cristiani e saraceni, nella guerra di religione tra Occidente e Oriente. C’è una rilettura del poema in chiave religiosa. La fede senza l’amore -spiega Maritati- perde se stessa. Tutta l’opera è pervasa da quel senso del recupero, dalla nostalgia per i valori cavallereschi e dalla misericordia divina. Ariosto condanna, inoltre, la violenza sulle donne, giudicata come una legge contro natura, un grave atto di ribellione a Dio.

Una voce a favore della dignità femminile alla corte degli Estensi del 1500. Nel poema ci colpisce il personaggio di Bradamante, una figura femminile nuova, una donna di spada bella e virtuosa che ispira, addirittura, al cinema , nella fortunata serie “Il Trono di Spade”, la guerriera Brienne di Tarth, interpretata dalla brava attrice Gwendoline Christie.

 

Nella sua lista Gianni Maritati non può dimenticare un altro credente senza fede come Giacomo Leopardi. Passa alla storia come gobbo e infelice, laico e pessimista, senza speranza che produce, però, l’effetto contrario. Il suo scettiscismo ci fa credenti. La sua religione è una ricerca credibile verso la felicità. Leopardi diventa -ci spiega Maritati- un astronauta della fede cristiana che guarda alla Luna, depositaria di un mistero e della verità contro il non senso della vita. Lo scrittore marchigiano cerca risposte nelle luci di un cielo stellato. E’ un cristiano contro perché è un cantore della parola che sillaba l’amore.

 

Nella lista dei credenti senza fede Gianni Maritati annovera anche Alessandro Manzoni, il cattolico modello. L’autore, dunque, del capolavoro de “I Promessi Sposi” invoca nel disegno della Divina Provvidenza una “Chiesa finalmente libera dalle grucce del potere temporale”. Molto amico di Antonio Rosmini, (teologo messo all’Indice dal Sant’Uffizio, poi riabilitato e all’onore degli altari nel 2007), sogna una Chiesa maestra d’amore, spirituale e caritatevole. In questo modo il Vangelo vissuto e predicato sono una cosa sola. Un messaggio che dal “lago di Como” va verso il mondo.

 

Maritati non può non menzionare nel suo saggio anche Gioacchino Belli e la sua vis polemica contro la curia. C’è poi il Cristianesimo della povera gente di Ignazio Silone e la passione per Celestino V, il Papa-eremita, simbolo del Vangelo delle origini che rimane l’essenza del Pater Noster. Cita, poi, Iacopone da Todi e la sua denuncia contro il degrado etico. Ricorda inoltre Boccaccio quando nella terza novella del “Decameron” lancia un messaggio di tolleranza tra le tre religioni abramitiche. Nei ritratti del libro “Cristiani Contro” c’è anche quello di Fogazzaro che nel suo romanzo “Il Santo” anticipa il Concilio Vaticano II perché parla della riformabilità del Cattolicesimo quando scrive che si deve uscire dal Vaticano per soccorrere tutti i Lazzaro incontrati sulle strade del mondo. All’epoca il dinamismo e la modernità pastorale del romanzo vengono messi all’ Indice.

 

Chiudo la carrellata dei cristiani contro con Luigi Pirandello, Premio Nobel per la letteratura nel 1934, definito un cristiano implicito e sommerso, nostalgico di una fede fanciullesca dei cuori che fa rinascere Gesù nel presente attraverso lo spirito d’infanzia e lo stupore. La sua fede è il sogno del Natale, è il viaggio nel recupero dei valori. In questa corsa all’evasione Pirandello si chiede cosa attenda l’anima oltre gli orli della vita.

Lo stesso Papa Francesco è sempre stato un grande estimatore di Luigi Pirandello che aveva inserito nel suo corso quando, all’ epoca sacerdote ventisettenne, insegnava Letteratura e Psicologia al Collegio dell’ Immacolata Santa Fe. Di recente quando il Preside della Facoltà Teologica di Sicilia, Rino La Delfa, gli ha regalato il “ Dizionario enciclopedico dei teologi e pensatori di Sicilia” il Papa ha chiesto: “Ma Pirandello è stato inserito nel Dizionario ?”.

Ecco alcuni versi de “il Natale Bambino” di Luigi Pirandello.

 

 

 

Mi è piaciuto molto questo saggio. Mi sono appassionata e mi sono sentita meno sola con i miei dubbi tra i giganti della parola che ho percepito familiari condividendo quel senso di fragilità di fronte all’infinito. Siamo piccoli e grandi. Meravigliosi esseri umani di poche o tante parole. Un grazie speciale a Gianni Maritati.

 

E ancora…

Un’ultima curiosità sull’autore del libro “Cristiani Contro”. Maritati è il cofondatore e presidente dell’associazione Clemente Riva, a cui si deve da 20 anni la Festa del Libro e della Lettura di Ostia, una bella manifestazione letteraria che mette al centro la cultura e la solidarietà.

Nell’ambito della Rassegna, di cui Gianni Maritati è l’anima pensante, sugli stand ci sono tante copertine e pile di libri, titoli noti e sconosciuti, tutti usati ma in ottime condizioni, disponibili a offerta libera per la raccolta fondi a favore dell’associazione Clemente Riva e Linfoamici Onlus.

Un giusto tributo alla “lettura solidale “ e alla creatività, valore da condividere.