Come promesso, oggi vi farò, forse, venire l’acquolina in bocca parlandovi di un po’ di cose da mangiare. Sono i cibi che si trovano o si preparano, purtroppo, solo durante il Ramadan e che poi vengono dimenticati, letteralmente, fino all’anno successivo.

Mentre il sehri, il pasto prima che sorga il sole, è più o meno abbastanza libero e personalizzato –  e chi ha d’altronde voglia di preparare cose elaborate alle quattro di mattina – per rompere il digiuno del tardo pomeriggio o sera si fanno le cose in grande.

E sono soprattutto le bancarelle improvvisate lungo la strada o sui marciapiedi a fare la parte del leone.

Durante tutto il mese di Ramadan, nella parte vecchia della città, custode di antiche tradizioni, dove anche la lingua è differente, si organizza il mercato di “bancarellari” più grande di tutto il paese dove si vendono prelibatezze che risalgono addirittura al tempo dei moghul.

 

 

In una zona della città vecchia chiamata Chawkbazar, almeno 500 piccole bancarelle formano l’iftar hub della città e fanno a gara a chi prepara le cose da mangiare più strane che attirano ogni anno migliaia di persone anche da fuori Dhaka.

Il piatto tipico in vendita qui è il famoso Boro Baper Polay Khay, un miscuglio di ceci, carne di manzo sminuzzata finemente, patate, cervella, uova lesse, pollo, spezie, riso soffiato e ghee (burro chiarificato).

Per darvi un’idea di quanto varia sia l’offerta, qui si vantano che non è possibile in una sola volta comprare ogni singola pietanza e se anche ci si riuscisse, verrebbe a costare la bella cifra di 20.000 Taka (circa 200 Euro).

 

 

Oltre al Boro Baper Polay Khay, si trovano vari tipi di kebab, pollo e quaglie alla griglia, naan, piccioni e anatre fritti e poi le famosissime jilapi che qui raggiungono anche il peso di 1 chilo. Queste Jilapi non sono altro che girandole di pastella fritta nell’olio e poi lasciate a mollo nello zucchero sciolto e condensato, succo di limone e cardamomo per almeno 30 secondi. Ecco, immaginatevi un chilo di pastella fatta di farina, farina di riso, farina di ceci, zucchero, youghurt bianco, olio e un pizzico di lievito di birra che ad ogni morso vi riempie il palato di zucchero colante caldo! Tutto questo moltiplicato per trenta volte, tanti quanti sono i giorni del Ramadan, perche’ vi assicuro che nessuno si fa mancare queste jilapi ad ogni iftar!

 

 

Oltre alle jilapi un altro piatto famossimo e apprezzato è l’haleem: una zuppetta abbastanza densa di agnello (ma anche pollo), lenticchie rosse, gialle e nere lessati e passati al frullatore a cui si aggiungono youghurt o latte e una miriade di spezie. E’ un piatto molto complicato e che richiede molto tempo per la preparazione. La maggior parte delle persone lo compera già pronto, venduto in enormi pentoloni fumanti che mi fanno venire in mente Harry Potter e le sue pozioni magiche e servito in ciotole rigorosamente di terracotta. E come mia suocera, saggia, mi ha consigliato: se lo vuoi proprio mangiare, ricordati che è preparato fresco solo il primo giorno di Ramadan! A buon intenditor…

 

 

Accanto a questi piatti ultraproteici, ci sono poi una miriade di piccoli snack, sempre tutti rigorosamente fritti, che fanno da contorno e che non mancano mai all’ora di iftar e sono: beguni (fette sottilissime di melanzana, immerse nella pastella di farina di ceci e fritte; piaju, polpettine di cipolle, lenticche, qualche spezia, non manca mai il peperoncino!, pakora, piccole polpette piatte di verdure miste, crocchette di patate, sempre condite con una buona dose di peperoncino e coriandolo e doi bora, frittelle di lenticchie nere immerse in una salsa di yoghurt bianco condito con pepe, foglie di menta, limone, coriandolo.

 

 

Ecco, dopo un iftar cosi chi si azzarda a mangiare più per almeno le 24 ore successive!

Per fortuna che il Ramadan viene una sola volta l’anno.

Alla prossima.