Se siete animalisti o vegetariani vi consiglio di non leggere o guardare oltre.

Lo scorso 22 agosto si è celebrato Eid Ul Adha, la seconda festività più importante della religione musulmana, comunemente chiamata anche Qurbani.

Qurbani è una parola araba che significa sacrificio e si riferisce all’episodio della Bibbia in cui Abramo era pronto a sacrificare il figlio per obbedire all’ordine divino.

Il simbolo del sacrificio e della sottommissione al volere di Dio è diventato un animale, rigorosamente a quattro zampe, a scelta tra la mucca, la capra e si…. anche il cammello.

Superstizioso com’ è e spaventato dall’idea di andare all’inferno, per il Bengalese il sacrificio s’ha da fare a qualsiasi costo.

Qualche giorno prima dello sterminio di massa degli animali, Dhaka viene invasa da capre, cammelli e mucche soprattutto locali ma qualcuna, dopo aver abbandonato la santità al confine, anche dalla vicina India.

Arrivano sui camion di notte (i camion hanno il permesso di entrare a Dhaka solo dopo le dieci di sera) e vengono fatte scendere negli appositi mercati allestiti dal comune e da qui acquistate dai singoli privati. Le mucche vengono passate in rassegna, scrutate, palpate, guardate negli occhi finchè si trova quella giusta per dimensioni e prezzo, si contratta con il suo proprietario e si porta a casa. Ovviamente l’acquirente se ne ritorna a casa in macchina, la mucca viene accompagnata a destinazione da un conoscente disposto a farlo, tipo il marito o il figlio della domestica che hanno in casa, l’autista o il portinaio; si compra della paglia e un po’ di foglie giusto per mantenerla in vita ancora due o tre giorni e si parte.

Che la parata di mucche e capre abbia inizio! Mucche agli incroci che aspettano di attraversare, mucche sui marciapiedi e in fila al semaforo, mucche che si accasciano per terra perchè non ce la fanno più e mucche inghirlandate che ricambiano il tuo sguardo dal finestrino rigorosamente chiuso della tua macchina.

Arrivata a casa la mucca viene letteralmente ‘parcheggiata’ nel garage; assieme alla tua c’è quella del tuo dirimpettaio e quella del signore del piano di sopra; c’ è quella enorme dell’imprenditore che sta nell’attico e la capretta striminzita dell’autista della vedova di sotto. Non importa la dimensione, l’importante è avercela. Tutti vogliono sapere quanto l’hai pagata per poi ovviamente dirti che se andavi nell’altro posto la stessa mucca la vendevano a un terzo di meno. Perchè anche se è una festa religiosa e tutti dovrebbero essere buoni, onesti e timorati di Dio, gli affari sono affari e la fregatura è sempre dietro la porta. C’ è chi invece da’disposizioni che le mucche vengano lasciate fuori sul marciapiede preferibilmente vicino ai tombini (vi lascia capire da soli il perchè!).

Vengono chiamati i bambini di casa che vedano la ‘loro’ mucca, la accarezzino, le parlino, le diano da mangiare; devono stringere amicizia perchè questa è una mucca ‘speciale’.

La mattina seguente gli uomini di casa si alzano presto, doccia, moschea e poi di corsa a casa. Si chiama il mullah, a volte sono anche giovani studenti delle scuole coraniche, che nel nome di Allah con un taglio netto alla gola uccide la mucca non prima di averla benedetta e dedicata ad una persona deceduta della famiglia. Una mucca puo’ essere divisa tra più persone e quindi ogni parte verrà intitolata a due, tre, quattro diversi defunti.

L’unico messaggio positivo di questo aberrante rituale sta nella condivisione del bottino: un terzo ai poveri, un terzo ad amici o parenti e un terzo per sè. Ma anche nella condivisione emerge la mentalità classista e corrotta del Bengalese tipo: all’amico che devo ringraziare per quel favore un bel pezzo di filetto, alla famiglia del nuovo genero una bella coscia perchè è importante fare bella figura; ai poveri quello che rimane: fra le budella, il grasso, le frattaglie, ecc. un pezzettino di carne magra giusto per avere la coscienza a posto. Poi bisogna pensare anche ai poveri che non conosci, quelli che ti vengono a bussare alla porta con il loro sacchettino di plastica: un pezzettino ciascuno per far contenti un po’ tutti. Che poi questi mica se la mangiano loro: il bottino della giornata viene rivenduto nei mercati ‘speciali’  che poi vanno a rifornire i vari ristoranti della città. Un consiglio: mai andare al ristorante per un bel po’ dopo Qurbani Eid, se fuori bisogna andare, scegliete una pizzeria!

Dalle dieci di mattina in poi, nell’aria un forte odore di spezie, soprattutto cumino, usato in abbondanza per cucinare la carne fresca.

Pancia piena, coscienza a posto, arriva la sera.

Il giorno dopo, di mattina presto, sarà compito degli spazzini comunali ripulire la città e le strade dal sangue e dagli avanzi.

Le concerie cominceranno a lavorare a pieno ritmo per iniziare a trattare le pelli. Il 90% dei profitti dell’intero anno avviene in questi giorni. Ed è da qui che inizia la lavorazione delle vostre scarpe, borsette e giacche.

Alcuni dati: quest’anno sono stati sacrificati 9 milioni di animali, di cui 3.5 milioni mucche e 5.5 capre. Prezzo medio di una mucca 500 Euro e di una capra 80 Euro per un totale di 175 milioni di Taka (1 Euro = 98 Taka).

All’opera 20.000 spazzini che hanno ripulito la città da 29.000 tonnellate di rifiuti vari.

Non so perche’ il Bangladesh sia ancora l’unico paese a compiere questo massacro a cielo aperto. Eppure esistono alternative. Il comune ogni anno cerca di insegnare e spiegare alla gente di portare gli animali nei macelli da loro designati; ci sono anche macelli privati che si occupano di tutto e ti consegnano la carne gia’ impachettata in comodi sacchetti di plastica. Niente da fare! Il Bengalese non si fida: e se mi rubano un chilo di carne? E se scambiano la mia mucca con quella di un altro?

Ve l’assicuro, è raccapricciante vedere decine di mucche sgozzate in mezzo alla strada, sulla tua strada, davanti a casa tua. Per fortuna quest’anno c’ha pensato Madre Natura: dalle 10 alle 12 circa è sceso un acquazzone che ha lavato un bel po’ le strade e ha rinfrescato l’aria. Come dice mio marito che odia questa ricorrenza: anche la Natura a volte piange nel vedere questo genocidio nel nome della religione.