In preparazione per il matrimonio dell’anno, quello di Tanvir e Shonda, sono andata a comperarmi un sari nuovo (che poi alla fine sono diventati due) accompagnata da Naureen, una collega di mio marito nonchè amica carissima e del cui gusto ed esperienza in fatto di sari mi fido anche perchè nel suo guardaroba ne ha circa 200, alcuni dei quali ereditati dalla madre. Sembra una cifra impressionante; in realtà è facile accumulare sari con gli anni, alcuni vengono ereditati, altri ricevuti in regalo ed è altrettanto facile reciclarli se non piacciono piu’, tanto vanno bene a tutte, a quelle piccole e magre oppure a quelle alte e vabbe’ un po’ abbondanti. E poi ci sono sari, soprattutto quelli in seta pesante per le occasioni speciali, che durano decenni se conservati opportunamente.

Hawkers’ Market, cosi si chiama il mercato dove sono andata oggi con Naureen si trova nella parte sud della città, vicino all’università di Dhaka. E’ il posto per eccellenza dove trovare sari ad un prezzo molto più conveniente rispetto allo stesso tipo di sari nel negozio. E senza Naureen non ce l’avrei mai fatta, soprattutto al momento di contrattare il prezzo.

Ero alla caccia dei famosi sari Jamdani, di cui vi avevo già parlato qualche mese fa. Ma quelli che ho comperato io non sono preziosi come quelli dei video; pero’ per tessere quello scuro che vedete nella foto, ci sono voluti due mesi e mezzo di lavoro, per me basta.

Ho girato due piccoli video, non sono una regista da Oscar, ma almeno vi fate un’idea.

Il posto non è cosi brutto come sembra, o forse sono io che oramai sono abituata; l’esperienza tutto sommato non è stata del tutto sgradevole. Da li abbiamo poi attraversato la strada, sul ponte sopraelevato per i pedoni, ovviamente, e siamo andate in un altro mercato semicoperto, New Market, per comprare il petticoat, la sottogonna che si porta sotto il sari, e che deve essere esattamene dello stesso colore, soprattutto quando il sari è molto trasparente, e la stoffa per fare il corpetto. 

Ne ho comperati due, non sapendo mai scegliere, e ora non so quale indossare al matrimonio. 

Mi aiutate voi? (li vedete nella foto).

PS: Tanvir e Shonda sono già ufficialmente sposati, nel senso che hanno firmato il “contratto di matrimonio” composto di 25 punti in cui compaiono, a parte i nomi degli sposi e quello dei loro genitori, quello dei vari testimoni, la somma in contanti data alla sposa, la quantità di gioielli donati, se il marito ha concesso alla moglie la facoltà di chiedere il divorzio e, se sì, a quale condizioni. Ovviamente il marito puo’ chiedere il divorzio in qualunque momento e senza condizioni. E’ il documento per eccellenza che dimostra come il patriarcato e la sottomissione della donna in Bangladesh sia ufficializzato dalla legge. 

Il 15 gennaio si svolgerà la festa ufficiale offerta dalla famiglia dello sposo. 

Il matrimonio in realtà si compone di 5 cerimonie (la quinta è facoltativa e non si fa quasi piu’): 

-Il matrimonio vero e proprio davanti al funzionario a cui prendono parte solamente i parenti molto stretti che si svolge a casa in cui si discute e si firma il “contratto”;

– “holud” una festa non religiosa in cui si mette sulla fronte degli sposi la curcuma, detta appunto holud in Bengali, come buon auspicio agli sposi;

-La festa organizzata dalla famiglia della sposa;

-La festa organizzata dalla famiglia dello sposo, alla quale noi siamo stati invitati

-un’ultima festa, che in realtà non fa piu’ nessuno, se non forse qualcuno ancora nei villaggi, in cui lo sposo va a prendere la sposa dai genitori e se la porta a casa.