E’ estate, tempo di mare e così oggi ho deciso di portarvi in una spiaggia bellissima, a sud del Bangladesh, dinanzi alla baia del Bengala, a ovest del delta del Gange (che quando entra in Bangladesh prende il nome Padma) e a est della foresta di mangrovie più grande al mondo, Sundarban, sito protetto dell’Unesco. Siamo nella stagione dei monsoni e non è periodo di villeggiatura al mare per i Bengalesi che preferiscono andarci d’inverno quando fa meno caldo e c’è meno sole.
Viene chiamata la figlia del mare o Sagar Konay in Bengali perchè come vedete dalla cartina il mare sembra che abbracci questo lembo di terra sia a destra che a sinistra e questa particolare conformità geografica fa sì che qui su questa spiaggia, rimanendo fermi sullo stesso punto, si possa assistere al sole che nasce dal mare e al sole che tramonta sul mare. Questo è visibile bene però solo nelle giornate invernali quando la traiettoria del sole è più corta. Detto questo sia le albe che i tramonti rimangono incantevoli anche durante il resto dell’anno. Le foto che qui vedete sono state scattate a fine marzo.
Non si può dire che Kuakata, questo il nome del posto, sia una città e neanche un paese. Ci sono delle case qua e la’ e qualche piccolo albergo man mano che ci si avvicina alla spiaggia. Il resto sono piccole “case” di pescatori, non ancora molto abituati ai turisti ma molto cordiali e disponibili a far vedere alla gente da fuori cosa fanno, come vivono, cosa mangiano. La popolazione originaria di Kuakata non è Bengalese ma proviene dal Myanmar. Sono arrivati qui dallo stato di Arakan (diventato purtroppo famoso per aver cacciato i rohingya, che si trovano ora ammassati in un campo profughi a nord est del Bangladesh) verso la fine del 1700 perchè cacciati, neanche a dirlo, dai moghul che ne volevano occupare il suolo. Sono di religione buddista e infatti nella zona attorno a Kuakata ci sono dei tempi buddisti visitabili. Arrivati qui, non avendo acqua potabile, hanno cominciato a scavare (kata) dei pozzi (kua) per raggiungerla e da qui il nome Kuakata.
Si trova a soli 220 km in linea d’aria da Dhaka, 320 in realtà se si viaggia in macchina, ma per percorrerli ci vogliano fra le sette e le otto ore e traghettare la macchina da una sponda all’altra del maestoso Gange.
Il modo migliore per arrivarci resta prendere il traghetto da Dhaka, come ho fatto io. Sono traghetti a tre piani: quello inferiore tutto aperto per i poveri, quello centrale per la classe media con minuscole cabine e quello superiore per i ricchi con al centro un’altra zona riservata ai super ricchi o VVVIP composta da quattro cabine rivestite in legno e con un piccolo terrazzino. Una specie di Titanic moderno. E come nel film di Cameron, il piano inferiore è dove ci si diverte: c’è chi suona, chi improvvisa una canzone e chi si addormenta sotto le stelle cullato dalla brezza marina. Poveri i ricchi in quelle cabine chiuse con l’aria condizionata! Ovviamente per poter prenotare una di queste bisogna conoscere l’amico del cugino che conosce il fratello del sindaco e del segretario o del parlamentare, ecc. ecc. insomma non è un fatto di soldi, una cabina può ospitare un’intera famiglia per circa 70 Euro, ma di conoscenze e di status.
Si parte la sera tardi, verso mezzanotte, e la mattina presto verso le cinque si arriva a Patuakhali, una cittadina portuale a circa 70 Km da Kuakata. Qui si può noleggiare un minivan o prendere l’autobus e in circa tre ore si è davanti al mare. La strada è quella che vedete nella foto.
La spiaggia è ancora incontaminata nel vero senso della parola. Non c’ è niente da fare se non starsene in riva al mare, passeggiare con i piedi nell’acqua, fare qualche bagno ma solo la mattina, nel pomeriggio l’aqua comincia già a ritirarsi e diventa pericoloso. Si può andare ad assistere al tramonto nel famoso lebuban o bosco dei limoni salendo su una moto in affitto guidata da un locale, non consigliabile neanche ai più avventurosi, oppure affittare un carrettino compreso di guidatore, che va ad una velocità molto più consona per apprezzare la natura circostante e soprattutto il mare.
Si può andare a visitare una parte della foresta di mangrovie a Gangamati, ma attenti ai coccodrilli oppure il villaggio dei pescatori: non un’attrazione turistica ma un vero e proprio villaggio di pescatori discendenti dei primi colonizzatori del Myanmar e aspettare che arrivino a riva la sera con il loro carico di pesci e granchi che potete acquistare, se volete, e farveli cucinare li sul posto.
Gli alberghi attuali non sono un gran che. Ma spero che, quando arriverete voi, troverete qualche struttura più consona a turisti internazionali.
E per quella cabina da VVVIP? Fatemi un fischio!