La vostra Lilli, fin dalla sua nascita, non è mai stata sola.. perché c’ erano il papà e la mamma e poi perché era già nato suo fratellino, di tre anni più grande, da lui stesso chiamato Tolo.
Avevamo nella nostra casa uno spazio in comune dove giocavamo giornate intere.
La mitica mansarda, che poteva essere raggiunta da una elegante e comoda scala a chiocciola, tutta in legno massello.
Quella magnifica camera, piena di finestre, aveva spazi ben definiti, uno per me e uno per il mio Tolo. C’ era uno stereo, un divano, una sedia a dondolo, alcune librerie e un grande tavolo con intorno delle panche.Tutto ben curato, con mobili rustici fatti su misura.Tanti ritratti e tante caricature di famiglia appesi. Ricordo anche un magnifico giradischi portatile arancione al cui interno, ogni tanto,mi capitava di inserire più di un disco ma la musica partiva lo stesso! ll suo profumo di plastica, quanto mi piaceva..
Era la nostra camera da giochi, vissuta alla grande, da me e da Tolo.
Ci ritrovavamo là anche per fare le ricerche scolastiche visto che nella mansarda c’erano le enciclopedie e libri di ogni genere.
Ospitavamo, spesso, gli amici e i cugini con i quali giocare. La mansarda era il nostro posto preferito dove passare le ore con i nostri giochi. Se spostavamo un mobile ad angolo, trovavamo le scatole con i vestiti di carnevale e i loro accessori.
In casa,nelle nostre camere, avevamo altri giochi ma quello della mansarda era l’ambiente spensierato e libero. Ritagliavo vestitini e accessori per le mie bambole di carta.
Amavo, inoltre, cucire bambole di stoffa e dipingere i loro volti, spesso con il sottofondo musicale di fiabe sonore o musica pop.
Tolo, invece, sul grande tavolo, aveva collocato il suo mitico gioco di calcio realizzato insieme a nostro cugino Stefano, il cugino prediletto di Tolo. Il gioco era il “Subbuteo” ma con l’utilizzo di bottoni al posto dei giocatori. Bottoni recuperati dalle mamme o dalla nonna. Ognuno aveva un suo ruolo, in base al materiale di cui era fatto, e un suo peso, altra componente fondamentale per avere il bottone vincente!
Lo osservavo mentre giocava e si scatenava con le sue squadre e dall’altra parte della mansarda mi incuriosivo nel vederlo girare intorno al tavolo mentre esultava e incitava i suoi bottoni del cuore.
Tolo organizzava dei veri e propri tornei a distanza con il cugino, scambiandosi i bottoni giocatori..
I bottoni venivano dipinti e suddivisi per squadre e collocati nelle scatole di calze anche quelle dipinte con cura. Era un lavoro e un gioco meticoloso che richiedeva ordine : la scelta dei bottoni, dipingerli e infine giocare sul campo.
Ogni tanto anch’io partecipavo, dando qualche “schicchera” ma non avevo la tecnica di Tolo.
Bei ricordi, quelli trascorsi in mansarda, soprattutto perché si creavano giochi con poco. Bastava un po’ di creatività e la voglia di costruire cose con le proprie mani.
Proprio bei ricordi, bei passatempi di una volta che vi ho raccontato questo martedì!