Ci siamo. Temporali sporadici che fanno cadere i mango acerbi dagli alberi, sari inamidati rigorosamente bianchi con il bordo rosso, caldo infernale. È arrivato il 14 aprile ovvero Pahela Boishak, il capodanno bengalese, il primo (pahela) giorno del primo mese (boishak) del calendario bengalese.

 

 

Si celebra in India, Bangladesh, nelle comunità bengalesi in Assam, Tripura e Odissa e ovunque nel mondo dove ci sono nutrite comunità di bengalesi rendendolo uno dei più grandi festival culturali a cui partecipano tutti a prescindere dalla religione, ceto sociale, età.

 

 

L’origine delle celebrazioni ci riconduce ad Akbar il Grande, imperatore della dinastia Moghul, e al sistema di riscossione delle tasse. A quei tempi (1550-1600) l’economia era prevalentemente agricola. In Bangladesh ruotava intorno alle sei stagioni (di cui vi ho parlato in un post precedente). Tuttavia al tempo dei Moghul, la riscossione delle tasse avveniva secondo il calendario arabo che non coincideva necessariamente con il ciclo delle stagioni tipico della regione. Per esempio quando giungeva il momento della riscossione delle imposte da parte dei proprietari terrieri, i contadini stavano ancora aspettando di mietere il raccolto e quindi non avevano i soldi da pagare in tasse, Era sconveniente per tutti. L’imperatore diede cosi ordine di riformare il sistema.

 

 

Il nuovo calendario doveva tenere conto delle stagioni, della loro durata e dei cicli agricoli. Si sa poi che la riscossione delle tasse non è mai un evento felice. Per evitare ribellioni, Akbar introdusse le celebrazioni per il nuovo anno che dovevano iniziare il giorno successivo al pagamento. Le feste, i giochi, i mercatini che vennero organizzati per celebrare il nuovo anno dovevano cosi far dimenticare alla gente le tasse pagate e auspicare per un anno migliore.

 

 

Questi sono gli eventi principali della giornata del 14 aprile in Bangladesh e in particolare Dhaka.

Si inizia all’alba, sotto un enorme Banyan tree a Ramna Park all’interno dell’università di Dhaka con il coro dell’istituto Chhayanaut, una celebrata scuola per la promozione del canto, della danza e della musica bengalese. Questa manifestazione nacque in segno di protesta al divieto imposto dall’allora Pachistan Occidentale di usare le canzoni del premio Nobel per la letteratura Rabindranath Tagore, di religione indu, per differenziare i bengalesi musulmani da quelli appartenenti ad altri credi ed evitare cosi un movimento indipendentista forte e di tutti. Da allora, il coro apre la manifestazione con canzoni di Tagore per proseguire con altre della cultura popolare.

Da qui ci si sposta all’interno del campus universitario vero e proprio che nel frattempo si è riempito di gente.

 

 

Si fa colazione con il tipico pantha bhat, riso bollito lasciato fermentare in acqua fredda per 24 ore e servito con ilish mach, (un tipo di pesce molto pregiato), chilli, cipolla arrostita e bhorta (verdure bollite e ridotte a purea, condite con chilli e olio di senape).

Tutte i maggiori eventi della giornata si svolgono all’interno del campus universitario, quindi senza allontanarsi da li, la gente aspetta il famoso Mongol Shobhajatra, la sfilata delle maschere tipiche bengalesi. Le maschere vengono preparate durante i giorni precedenti il 14 arile dagli studenti dell’accademia di belle arti. La processione è costituita da repliche giganti di animali, pesci, uccelli e altre decorazioni tipiche bengalesi

La prima sfilata si svolse nel 1989. Allora il Bangladesh era sotto la dittadura di Ershad, diventato presidente del paese dopo un violento colpo di stato. Gli studenti per dimostrare contro il regime ditattoriale organizzariono questa parata per rappresentare l’identità laica del paese e l’unione della gente a prescidnere da classe sociale, età, religione e genere. Il 30 novembre 2016 Mangal Shobhajatra è stato riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio culturale dell’umanità.

 

 

Un altro elemento caratteristico della giornata sono i mercatini dove si acquistano strumenti musicali in miniatura, i famosi braccialetti di vetro rossi e bianchi, cibo, coroncine di fiori e maschere. Ma tra tutto spicca per originalità la tipica giostra di legno, nagordola, che non va a motore ma è spinta a mano da una o due persone.

 

E’ questa una festa coloratissima non solo perche’ tutti si vestono di rosso e bianco ma anche per i suoi famosi disegni, o Alpona, che si dipingono per terra, sulle scale di casa o sulla porta d’ingresso utilizzando colori vivaci quali il rosso, il giallo, il verde, il blu e il bianco. Originariamente il colore era fatto con farina di riso e acqua a cui si aggiungevano colori naturali, ora, per far si che i disegni durino piu a lungo, vengono utilizzati colori artificiali.

 

La giornata di festa è condita da un sottofondo musicale, da anni sempre quello, fatto di canzoni popolari tra le quali forse la piu’ rappresentativa, e scritta sempre da Tagore, èquello che potete sentire nel video qui sotto. Si intitola Esho, esho boishak (vieni, vieni Boishak)!