E’ una parola che sentiamo e usiamo spesso, ma in che modo? A volte il rispetto si pretende, ma lo si sa donare agli altri?
Con i nostri ragazzi approfondiamo il concetto di rispetto rivolto alle persone che gravitano nella loro vita, cioè genitori, insegnanti, amici ed estendiamolo soprattutto al rispetto verso l’altro sesso.

La nostra chiacchierata parte da un video che guardiamo insieme tratto dal programma trasmesso su Rai 2 “IL COLLEGIO”, abbastanza seguito dagli adolescenti, riguardante l’entrata in classe di una supplente giovane e carina. Tanti sono gli spunti che animano la discussione tra i ragazzi: la mancanza di rispetto intesa sotto più forme, cioè verbale (apprezzamenti e battute poco educate nei confronti dell’insegnante) o espressa attraverso i gesti (ammiccamenti tra i compagni, sguardi fissi sull’insegnante). Qualcuno tra i ragazzi trova “normale” questo tipo di comportamento giustificandolo perché si tratta di battute o complimenti che in fondo possono far piacere; altri esagerato perché è rivolto ad un’insegnante che potrebbe vendicarsi non comprendendo la natura degli apprezzamenti. Ovviamente le ragazze hanno pareri diversi, soprattutto perché si tratta di una donna e non ci si rivolge così perché questo tipo di approccio può creare imbarazzo, vergogna e poi spesso i complimenti formulati in un certo modo diventano difficili da “digerire”!

Nel momento in cui si chiede ai ragazzi e alle ragazze di mettersi l’uno nei panni dell’altro si va verso un ragionamento che è una sintesi del loro modo di pensare: rispetto significa non eccedere, ma accorgersi di quanto le parole o i gesti possono imbarazzare o ferire una persona. Rispetto significa immedesimarsi in chi ci sta davanti, cercare di fermarsi prima di sfociare nelle offese o nella violenza, intesa nei suoi molteplici aspetti.
Non è un processo facile, soprattutto quando si è giovani. Fondamentale è l’educazione che si riceve in famiglia, primo nucleo dove si osservano e si vivono i primi rapporti di processo reciproco (padre/madre, genitori/figli, fratelli e/o sorelle); subito dopo la scuola (insegnanti/alunni, ragazze/ragazzi) e poi gli altri ambiti in cui i ragazzi e le ragazze trascorrono le loro giornate.

Sicuramente si è compreso che il rispetto si riceve solo se si riesce a darlo e che il rispetto è sinonimo di libertà in quanto se non si guarda l’altro con rispetto, uomo o donna che sia, gli si impedisce di essere sè stesso, di vivere secondo il suo modo di essere o di fare.
La chiacchierata ha fatto in modo che ragazzi e ragazze ora si sentano più vicini: la strada che all’inizio aveva preso direzioni diverse ora si è ricongiunta. Ognuno ha espresso il suo parere attraverso il confronto, talvolta lo scontro, valorizzando le differenze……ma con rispetto reciproco.