Questo sarà l’ultimo mio pezzo su Covid – 19 in Bangladesh. Se vi sentite sollevati, avete ragione. Da tre mesi a questa parte in Italia o in qualsiasi altra parte del mondo, sui giornali, Internet, Facebook non si è fatto altro che parlare di questo virus, di come ha cambiato le nostre vite e di come dovremo prepararci alla nuova normalità. Qui è la stessa cosa e io sono stanca.

Se invece avete captato un non so che di tragico, avete sempre ragione e vi spiego perchè.

A partire dal 31 maggio la nostra primo ministro ha deciso di aprire TUTTO: uffici, pubblici e privati, negozi di qualsiasi tipo e centri commerciali e io aggiungo anche bancarelle e mendicanti sui marciapiedi. Le scuole riapriranno il 15 giugno.

Fra due giorni apriranno anche tutti i trasporti pubblici: autobus, CNG (l’ape verde, vi ricordate?), treni, traghetti e aerei (solo per i voli interni); i rickshaw sono sempre stati disponibili, volendo.

‘Your safety is in your hands’ lo ha detto chiaramente la primo ministro nel discorso della vigilia di Eid quando, avendo appena allentato il lockdown per permettere alle persone di festeggiare Eid con le proprie famiglie, come se non si potesse per una volta farne a meno, chiedeva alle stesse di rispettare rigorosamente le condizioni igienico-sanitarie e di distanziamento: tutte cose molto astratte che nessuno ha compreso bene, tanto meno gli interessati che avevano intenzione di spostarsi per le vacanze. Una vacanza nella vacanze visto che qui il lockdown è stato definito appunto una ‘vacanza generale’.

Oltre a shadaron ciuti, le famose vacanze, c’è adesso una nuova frase che da qualche giorno viene ripetuta da tutti. Confesso che non la conoscevo ma credo che ora non dimenticherò mai piu’ ed è questa shimito akare che vorrebbe praticamente dire ‘entro i limiti concessi’.

Da qualche giorno a questa parte è sulla bocca di tutti. Gli autobus dovranno circolare shimito akare, gli uffici potranno riaprire shimito akare, vale sempre la regola che bisogna sempre limitare le uscite e se proprio lo dobbiamo fare che siano shimito akare. Come è successo dopo aver dichiarato il lockdown una sorta di vacanza generale, anche questa espressione verrà ripetuta a pappagallo da tutti senza capire cosa effettivamente vuole sottintendere. O meglio, facciamo che tutti fanno cio’ che gli pare purchè sia shimito akare cosi che la colpa sarà nostra e non del governo che ci aveva avvertiti.

I casi continuano a salire perchè aumentano i test. Oggi su 9.987 test, 1764 sono risultati positivi (vi ricordo che qui vivono 160 milioni di persone). Sono cifre irrisorie, altamente gestibili in un paese con le strutture sanitarie adatte, ma qui si fa ancora fatica. Ci sono ancora ospedali che non accettano pazienti, che non hanno bombole di ossigeno e che e i parenti del paziente si devono procurare da fuori e che non hanno entrate separate per i pazienti Covid.

Il governo ha deciso di aprire tutto senza avere i dati scientifici per farlo. E’ un rischio calcolato, ha detto la primo ministro, ma non si sa bene come abbia fatto questi calcoli visto che non ci sono dati attendibili circa l’andamento dell’infezione per la mancanza di un sistema efficiente di tracciamento e isolamento.

Stiamo andando forse verso una tragedia di proporzioni epiche? Forse no, visto che, non essendoci mai stato un vero e proprio lockdown, siamo arrivati a 2000 casi con in media 25 vittime al giorno. O forse si, e questo sarà veramente il mio ultimo pezzo in qual si voglia senso lo intendiate.

Le foto, prese dai giornali di di oggi, fanno vedere i ‘villeggianti’ che ritornano a Dhaka per la riapertura e le condizioni delle strade a Dhaka in teoria ancora in lockdown.