Mi era capitato di vedere qualche giorno fa scorrendo la bacheca di Facebook un articolo di Wired.it in cui si parlava della micromobilità come soluzione del futuro per gli spostamenti brevi in città, descritta addirittura come il cambiamento destinato a trasformare i ‘contesti urbani’.

Ho pensato subito a Dhaka e mi è venuto da sorridere

In Italia la chiamano ‘micromobilità’ qui in Bangladesh si traduce con rickshaw e CNG (acronimo di compressed natural gas ma che sta in realtà ad indicare quella specie di ape coperta di colore verde di cui le strade di Dhaka sono piene).

Una rivoluzione iniziata quasi un secolo fa con l’arrivo dei primi rickshaw seguiti successivamente da queste api prima di colore giallo ma inquinanti e quindi sostitute qualche decennio dopo da quelle meno inquinanti, da qui il colore verde, perché a metano.

La nostra soluzione ai problemi degli spostamenti cittadini.

Cito: ‘I tragitti inferiori agli 8 chilometri, che pero’ rappresentano il 60% di quelli compiuti ogni giorno, verranno effettuati con mezzi alternativi all’auto’, ecco, proprio il tragitto medio di un rickshaw. E ancora ‘riduzione di costi di consumi energetici, salvaguardia dell’ambiente’, perfetto, il rickshaw è supereconomico, consumi zero, se non contiamo l’immane fatica del poveraccio che lo deve pedalare, e soprattutto non è inquinante.

Dovrò proprio scrivere a questo Oliviero Boncelli, direttore del Master in Economia dei trasporti, della logistica e delle infrastrutture della Bocconi di Milano per dirgli, guardi, qui a Dhaka il problema della micromobilità cittadina lo abbiamo risolto quasi un secolo fa e si chiama rickshaw: economico, si infila dappertutto, sempre disponibile, per chiamarlo non serve un’app ma basta alzare il braccio, come si fa con i taxi a New York, non consuma e soprattutto non inquina.

Prosegue il professore ‘la micromobilità non soppianterà né il trasporto pubblico né quello privato, ma ne amplificherà la disponibilità. Verissimo. I rickshaw resistono da quasi un secolo; sono sopravvissuti alle macchine, agli autobus e ora anche a Uber, Uberbike e alle versioni locali di questi tipo Pathao, Obhai, Obon, Shohoz, Lily (l’uber per le donne guidato da donne) ecc.

Si creeranno hub di interscambio, ci sarà la necessità di creare nuove figure professionali come il mobility manager, il data scientist e il digital marketing manager; guardi Prof. Boncelli, a parte l’abuso di termini inglesi come se il nostro idioma non avesse soluzioni linguistiche a portata di mano, le assicuro  un’alzata di mano e il passaparola, funzionano meglio di qualsiasi app.

Ora senza le app sul telefonino pare non si possa più vivere. C’é quella per chiamare la macchina, per ordinare il cibo a casa, e non scordiamoci le mance!, per sapere il ristorante cinese più vicino, per ordinare quel paio di scarpe, ecc, ecc. Insomma ci vogliono sempre e per qualsiasi motivo davanti allo schermo del computer o del telefono. Una volta bastava il passaparola o una telefonata all’amico; si facevano due chiacchiere, si mantenevano vivi i rapporti, si veniva a sapere quello che si stava cercando, si risolvevano i problemi.

A volte mi sembra che Dhaka sia molto più umana di qualsiasi altra metropoli in giro per il mondo.

Vi assicuro qui il passaparola funziona benissimo, sono tutti talmente chiaccheroni e propensi a farsi gli affari altrui, ci sono reti e gruppi di persone, o hub come direbbe il nostro professore,  accomunati da questo o quell’interesse che funzionano alla perfezione, non fosse altro per cercare il marito e la moglie alle figlie e ai figli. E poi ci sono sempre le domestiche, quelle a ore, che girano di casa in casa che fungono da link, come direbbe sempre il nostro professore di Milano, per portare le notizie da un hub all’altro. Altro che apps!

L’avverto però caro prof. Boncelli, un giorno non molto lontano, questi micromezzi di cui lei ne paventa con orgoglio e trepidazione la diffusione, diventeranno l’incubo di voi automobisti, perché ve li ritroverete davanti, dietro, di fianco, vi daranno sui nervi con il loro ondeggiare lento a zig zig fra un pedone uno scooter e un monopattino, vi faranno impazzire perché non li potrete sempre superare; ma li dovrete per forza sopportare perché dopottutto ne farete uso anche voi di tanto in tanto.